Essere napoletano è meraviglioso!!!

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9 Dicembre 2017

È una scritta vista in piazza S.Domenico Maggiore, ai Decumani nel giorno dell’Immacolata, quando a Napoli prende l’abbrivio la festa del Natale, unica al mondo.

Un fiume di gente cammina per la via lunga dei Tribunali che spacca in due la città e per questo si chiama Spaccanapoli.

I presepi di San Gregorio Armeno costeggiano la strada e tutti i turisti si fermano estasiati ad ammirare sculture fatte a mano da presepisti sopraffini, che hanno quest’arte nel sangue, come un dono di Dio dal lontano 1700, secolo che vide Napoli capitale d’Europa.
Il presepe deve riprodurre la vita, come anelito ed augurio di sopravvivenza per tutti, per questo Napoli immortala la natività del bambino Gesù.
Il napoletano ha nelle vene la fantasia, l’estro, la magia di legarsi all’infinito del mare che ci culla e che ci ha donato le sirene, Partenope, la Vergine bellissima che cercava l’amore nei vicoli e seminava di baci e carezze tutte le donne e intonava con una voce melodiosa il suo dolce canto, per farle innamorare.
Perché le donne di Napoli sono belle, hanno i fianchi opimi, sono lussuriose e carnali, quando donano i seni prosperosi e non rifatti. Sono come le rose di maggio, profumate anche quando scende la rugiada.


Perché è la città della rivoluzione che ha conosciuto nella sua storia tutte le etnie, quella dei Normanni, degli Aragonesi, degli Angioini, dei saraceni, dei turchi.
Perché è la fedele riproduzione della Magna Grecia e della capacità dialettica di elaborare il costrutto del pensiero, che raggiunge le vette alte della filosofia con Vico e con Croce.
Perché ha la più bella estate del mondo, in quanto il clima è mite, si sente la freschezza del mare e la lucentezza del sole.
Perché qui è stata inventata “la bella giornata”, fatta di piccole cose che riempiono la vita: sorbire il miglior caffè e gustare la cucina più succulenta, la melanzana alla parmigiana, i cannelloni di Amalfi, il ragù, il babà, la pastiera, il casatiello, dove si esalta la metafisica dell’arte culinaria.


Perché qui è nato Eduardo che ha capito la tirannia del tempo e la sofferenza del mondo, dividendo la vita nei giorni pari, dell’allegria e della felicità, e dei giorni dispari, quando arriva la sfortuna, non domata dalla “ciorta”, la buona sorte.


Perché qui ci sono stati i migliori musici di tutti i tempi, quelli del settecento che cantavano alla corte del Re Sole in Francia.
Perché quello napoletano non è un dialetto,ma una lingua soave e musicale adatta alle canzoni ed alla poesia.
Perché anche i tedeschi si sono innamorati e si sono sciolti nel loro rigore teutonico: Goethe infatti provò, quando vide Napoli, la pazza gioia: “Tutti vivono in una specie di ebbrezza e di oblio di se stessi. A me accade lo stesso. Non mi riconosco quasi più, mi sembra di essere un altro uomo. Ieri mi dicevo: o sei stato folle fin qui, o lo sei adesso” (Viaggio in Italia).
Perché il calcio più bello è stato visto qui con Maradona, il pibe de oro, che ha incantato tutto il mondo e fatto impazzire questa città. Come lui non nasceranno più.


Perché qui c’è il mare che fece riflettere la scrittrice Anna Maria Ortese: “nel vedere Napoli ho avuto una vera rivelazione: il mondo, fuori, era bello, bello assai e fino ad ora sono stata come avvolta in una nebbia” (Il mare non bagna Napoli).
Perché qui la poesia ci ha portato Leopardi, il giovane favoloso che scrisse la Ginestra, nella bella villa a Torre del Greco.
“Dove tu siedi, o fior gentile, e quasi
I danni altrui commiserando, al cielo
Di dolcissimo odor mandi un profumo …
Seggo la notte; e sulla mesta landa
In purissimo azzurro
Veggo dall’alto fiammeggiar le stelle”.
Perché qui si raccontano sogni, come se fossero veri, si parla con i morti e si litiga sui numeri da giocarsi all’indomani al lotto, per acchiappare la fortuna e continuare a vivere nell’eternità, senza mai morire.


Perché qui è sorta la pizza che un popolo offrì alla sua regina Maria Carolina, moglie di Ferdinando IV,che amava ed adorava i pomodori e la mozzarella di bufala di Carditello e perciò nacque la pizza margherita, oggi patrimonio dell’umanità, come ha sancito l’Unesco, portando Napoli a capitale del Mondo.


Perché Napoli è anarchia, astuzia, intelligenza rara, Metis, come dicono gli antichi greci. Anche le difficoltà diventano poca cosa. Il napoletano si arrangia e si mangia il mondo con le sue miserie ed i suoi squallori, perché sa sorridere e piangere: è baciato dagli dei.
Perché gli americani si facevano comprare e vendere dagli scugnizzi che mangiavano la cioccolata e cacciarono via i tedeschi nelle Quattro Giornate durante la seconda guerra mondiale, perché amavano la libertà e la dignità.
Perché Napoli è misteriosa, esoterica con il suo sottofondo fatto di ombre fosche che appaiono come anime mai morte.
È la città dei fantasmi che vogliono tornare, come Pompei che non è stata seppellita dalla lava e che è lì ad incantare il mondo.
Perché Napoli ha mille volti e, come diceva in una bellissima canzone Pino Daniele “mille culure”(mille colori)e non c’è solo la notte della camorra, ma la bellezza dei suoi figli, sparsi per il mondo a cantare la gioia ed affermarsi con sapienza aurorale.
Essere napoletani è meraviglioso.

 

TAG: pizza
CAT: Napoli

3 Commenti

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  1. beniamino-tiburzio 6 anni fa

    Nulla da obiettare, condivido. Purtroppo ogni cosa è la sintesi degli opposti.

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  2. cantelmo19 6 anni fa

    è anche la città della camorra: i napoletani , che son così orgogliosi della loro città e direi un poco presuntuosi, dovrebbero far di tutto per ribellarsi alla piovra

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  3. latomm 6 anni fa

    Contenti voi…… Io vi ho vissuto per due anni e ne sono partita con sommo piacere e anche da lontano tutto quello che voi amate e citate con orgoglio mi riesce sgradevole ed estraneo, appartenente a una cultura molto diversa e estranea alla mia.Ma la parte più sgradevole è la vostra visione della vita sociale. Vi ho incontrato persone gentili, affabili e sollecite. Di estrazione popolare ma anche persone di alto livello, di gran classe ed eleganza, ma tutti invariabilmente, più o meno apertamente, impregnati di familismo e clientelismo. Per me nordica di educazione austriaca è stato un supplizio.

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