Marino è inadatto, ma non può essere solo colpa sua

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15 Novembre 2014

È troppo facile ora che la situazione sta esplodendo irreversibilmente, identificare, semplificando così, nella figura del Sindaco Ignazio Marino il solo responsabile della condizione di drammaticità che la città di Roma vive da decenni. La sua impreparazione nell’affrontare la situazione e l’inesperienza politica e umana nel gestire una realtà così complessa e multiforme, come quella della Capitale, sono state purtroppo disvelate dai fatti di questi ultimi mesi.

Che fosse inadatto e inadeguato, minimamente atto, a svolgere un compito così duro e difficile lo si sapeva già quando si presentò alle primarie di partito. Ma Marino è solo una delle concause dell’emergenza, l’ultima forse e quindi la più evidente e facile da aggredire e da attaccare. Da immolare sul meschino proscenio dell’infamia e della vergogna.

E’ troppo semplice lapidare Marino sulla colonna infame, che a lui tutti stanno riservando, dai giornali all’opinione pubblica, esacerbata quest’ultima dalla cruda realtà di vita, ma spesso strumentalizzata e piegata ad una lotta politica intestina, che lo stesso Pd romano sta conducendo (servendosi anche degli avversari che siedono in Consiglio).

Le ragioni che stanno portando Roma a diventare una suburra, oggetto di continue lotte di quartiere senza controllo, sono dentro e fuori i confini del raccordo anulare. Ben oltre e al di là del Campidoglio.
Quello di cui si sente più il bisogno a Roma, dal centro storico fino alle periferie dimenticate, sono sicurezza, ordine e decoro. Tre priorità che in città mancano completamente.
Per allocare responsabilità, però, e bollare come untore chicchesia, bisogna forse comprendere prima come funziona la città e come viene amministrata.

Un territorio così vasto e difficile, impossibile da governare centralmente, è diviso in Municipi territoriali che, delegati del Sindaco, e rappresentanti degli interessi dei quartieri, hanno in attribuzione l’esercizio di funzioni importantissime per la qualità della vita dei cittadini: i servizi sociali e di assistenza sociale, quelli scolastici e di educazione, di manutenzione urbana, di promozione della cultura e di sviluppo economico e infine le funzioni di polizia urbana.
Se l’illuminazione pubblica manca, se la Polizia Municipale non è usa, per utilizzare un eufemismo, a standard rigorosi di vigilanza, se l’asfalto fa schifo e le strade sono sudicie non dipende solo dal Sindaco, ma dalla colpevole inefficienza e incapacità dei livelli territoriali di governo di funzionare bene e, ammettiamolo, anche da un diffuso ed epidemico malcostume generale della cittadinanza, oltre che da una maggioritaria assenza di coscienza civica degli stessi abitanti.

Il centro storico è sporco e al buio, come le periferie più estreme. Gli stabili occupati da decenni si trovano in Via Principessa Clotilde, dietro Piazza del Popolo, come a Tor Pignattara. I rolex vengono derubati dopo colluttazioni con i proprietari alle 17 di un pomeriggio omertoso, davanti alla Corte dei Conti in Piazza Mazzini, nell’indifferenza generale dei passanti proprio come avviene altrove.
E’ solo il Sindaco l’autorità preposta a combattere una delinquenza e un’inciviltà così dilagante? Siamo proprio sicuri? Possiamo davvero, noi tutti cittadini di Roma, esimerci da un serio e profondo esame di coscienza? Marino ha colpe gravissime, la questione romana si protrae da troppo tempo.

Perchè Roma si trova in questo stato? Perchè la questione sociale è esplosa, perchè non funzionano i servizi pubblici primari, perchè ora mentre scrivo 19 macchine sostano in doppia fila nella mia via, senza che nessuno protesti o si indigni? Roma non è quella di Sorrentino ne “La Grande Bellezza”, ma il disagio quotidiano di vivere in una città sporca, maleducata e pericolosa. Ma non è accettabile che la colpa sia soo di uno.
Roma è stata per decenni amministrata male, in ogni sua forma e ramificazione. Ne hanno prosciugato le risorse, l’hanno svuotata di capacità e meriti. Tutti. Dal Campidoglio alle più inefficienti Municipalizzate, in cui per anni hanno seduto amici e parenti.

Ma ora che la situazione ha preso una china inarrestabile e volge a un declinare irreversibile, è inutile e dannoso, quanto scontato, prendersela solo con chi sta al vertice. Un vertice, quello di Marino, muto e legato. Che a Roma non ha voce in capitolo e che, abbandonato anche dai suoi, non è riuscito a fare quel poco, che avrebbe potuto.

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CAT: Enti locali, Roma

Un commento

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  1. Jacopo Tersigni 9 anni fa

    certamente non saranno solo colpe del sindaco (come istituzione), ma è il sindaco (come persona) che detta la politica da seguire ed un sindaco il cui unico pensiero fisso è la pedonalizzazione, la ciclo-sostenibilità e dà il via all’ennesima ristrutturazione di via nazionale (questa volta via i sanpietrini) vuol dire che dei problemi della città non conosce nemmeno l’indice

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