La vaccinazione anti-influenzale a tappeto? Anti-economica e un po’ pericolosa

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2 Dicembre 2014

Sono già venti i deceduti dopo la somministrazione del vaccino antinfluenzale ed è probabile ipotizzare che ce ne saranno ancora. Venti non sono ancora un caso, ma neanche una coincidenza. Ad uccidere non è il vaccino, che il Ministro della Salute Lorenzin ha confermato essere un prodotto farmacologicamente sicuro, ma la errata ostinazione con cui si propagandano vaccinazioni di massa, indiscriminata e per tutti. Vaccinarsi non è consigliabile a tutti perchè ancora si presta troppa poca cautela. Mi riferisco ai medici di famiglia o di base che prescrivono in modo assolutamente indiscriminato e non selettivo vaccinazioni di massa.

La mancanza di chiarezza e di informazione in questa materia rischia di ingenerare un equivoco pericoloso: non sempre i vaccini fanno male, ma dipende quali vaccini si prescrivono, in che modo si procede e sopratutto a chi si consigliano. L’Italia non ha le stesse condizioni del continente africano, dove si rendono necessarie vaccinazioni di massa. Le loro esigenze non sono le nostre. Piuttosto, bisogna verificare se alcune vaccinazioni d’obbligo, come quelle per il morbillo e la rosolia, o come appunto la vaccinazione antinfluenzale, non rechino più rischio di far contrarre proprio le stesse malattie che vorrebbero prevenire.

Il vero problema è costituito dall’indicazione clinica connessa al vaccino antinfluenzale e dalle sue modalità di somministrazione.
L’indicazione estensiva che fornisce il Ministero della Salute, consigliando il vaccino a tutti i soggetti di ogni fascia d’età, fa sì che venga somministrato anche a chi presenta condizioni cliniche di per sé controindicate, come i pazienti affetti da patologie autoimmuni o che abbiano di recente subito un trapianto o che siano in dialisi.
Il vaccino antinfluenzale viene solitamente prescritto anche ad anziani cardiopatici o affetti da malattie degenerative o autoimmuni, per le quali sono in trattamento cortisonico e che rappresentano, però, una controindicazione assoluta al vaccino.

Il vaccino, oltre ad essere farmaco, è anche prodotto. E questo deve essere venduto. Non c’è dubbio che dietro ai vaccini ci siano interessi economici giganteschi dell’industria farmaceutica tali da imporre spesso al Ministero campagne addirittura controproducenti come per la Febbre Suina. In quell’occasione spendemmo cifre assurde in comunicazione pubblicitaria (web, Tv, Radio e cartacea) e 100 milioni di euro per 24.000.000 di dosi vaccinali, di cui sono state utilizzate solo 700.000 unità. E le restanti 23.300.000?

Detto questo, per dimostrare un nesso causale tra decessi e vaccino bisognerebbe accertare che siano intervenute alcune particolari condizioni, quali una possibile cardiotossicità del prodotto somministrato o uno shock anafilattico. Pare, invece, che i pazienti deceduti in questi giorni presentassero altre patologie associate. La terza, e più verosimile ipotesi, è che il vaccino abbia causato uno squilibrio immunitario, che, tuttavia, in condizioni normali non dovrebbe causare morti repentine

Non c’è da aver paura nell’utilizzo dei vaccini, ma occorre prestare estrema cautela, perchè vanno rispettate le linee guida della vaccinazione che impongono che si ricorra al vaccino solo dopo un accurato esame clinico individuale, eseguito da un medico di fiducia. E non certo sull’onda della propaganda e del bombardamento mediatico-televisivo. La somministrazione del vaccino deve essere, inoltre, praticata solo nelle sedi appropriate, quali Asl o studi medici, e non acquistato in farmacia, dove chiunque fino al 2002 poteva addirittura ottenere liberamente una dose vaccinale senza alcuna prescrizione.

Si possono vaccinare coloro i quali, a seguito della valutazione anamnestica del medico, nei 40 giorni antecedenti all’inoculamento del vaccino non abbia avuto febbre elevata, infezioni batteriche virali, qualunque tipo di trattamento cortisonico per malattie pregresse o in corso. E per quanto riguarda i bambini, prestare attenzione alle malattie esantematiche, poiché è necessario che sia trascorso un congruo lasso di tempo prima di sottoporli al vaccino.
È, infatti, scientificamente dimostrato che nella maggior parte dei casi il vaccino può provocare un serio squilibrio immunologico ed esporre ad una maggiore vulnerabilità alle infezioni.

In linea di massima, il vaccino è efficace soltanto se il o i virus responsabili dell’epidemia influenzale periodica, cioè di quell’anno, corrispondono alla tipologia vaccinale. Altrimenti, risulta virtualmente inefficace. Fermi restando gli effetti collaterali, dalla cardiotossicità, allo shock anafilattico fino alle infezioni polmonari post-vaccinali.
È bene ricordare ancora che per ogni vaccinazione è d’obbligo la valutazione clinica del soggetto, caso per caso e non la indiscriminata distribuzione longitudinale del prodotto vaccinico, qual’esso sia.

Da clinico, personalmente lo prescriverei solo in casi rari e ben identificati in cui il rischio reale sia maggiore del pericolo di contrarre la malattia influenzale.

TAG: Beatrice Lorenzin, Vaccini, vaccino antinfluenzale
CAT: Medicina

2 Commenti

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  1. Alessio Bottrighi 9 anni fa

    Credo che tuo il articolo “sposti” giustamente la discussione su un punto che a mio avviso è più importante e azzarderei cruciale ovvero un’aspetto di deontologia professionale, che in campo medico risulta essere un’aspetto molto importante. Effettivamente come evidenzi c’è un intrinseco problema tra il concetto di farmaco e di prodotto: la domanda è risolvibile, visto che la questione economica è a cifre a molti zeri? Anche perché sovra-curare o somministrare farmaci non necessari può risultare alquanto dannoso per la salute.
    Cosa si può fare? A mio avviso la risposta sta nell’etica (professionale) personale, lo so che è una risposta forse semplicistica e che si fida delle persona, ma personalmente è la migliore che vedo, anche se non certamente la più facile. Poi ovviamente bisogna vigilare.

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  2. Andrea Gilardoni 9 anni fa

    Gentile Aldo Ferrara, se non esiste nessuna correlazione tra i decessi da lei citati e la somministrazione del vaccino antinfluenzale non possono nemmeno essere morti sospette, o coincidenze. Un mio conoscente è di recente morto per patologie simili a quelle citate nei decessi sospetti, ma non era stato vaccinato. E dunque? Ho anche l’impressione che ogni giorno muoiano persone non vaccinate, ma anche persone vaccinate. Il rischio, con un ragionamento come quello contenuto nelle prime righe dell’articolo, è di creare una falsa correlazione e, invece di provarla, di darla per scontata sulla base dell’emozione, dei dubbi e della paura delle coincidenze. I vaccini sono testati e controllati come si deve e sono consigliati a chi ne ha bisogno, ma ben venga un po’ di cautela nei casi da lei citati. Per quanto riguarda il rischio, le morti per influenza sono piuttosto numerose, comunque ben più numerose di quelle sospette, quindi la sua condizione sarebbe rispettata. Eviterei poi di accusare sempre le industrie farmaceutiche, che fanno molti più affari con le medicine che con i vaccini, altrimenti presupponiamo quel che sarebbe da dimostrare, che cioè lo fanno per interesse e non si curano degli interessi dei pazienti. Grazie dei suoi dubbi, sempre salutari per una discussione.

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