«Questa Repubblica fondata sul gioco d’azzardo», intervista a Luigino Bruni

27 Ottobre 2016

L’azzardo in Italia non è mai in crisi. Tra le regioni la Lombardia è in testa alla classifica per la raccolta complessiva: 14 miliardi e 65 milioni sono stati spesi nelle slot machine dai cittadini. Per il 2015, secondo i dati forniti dalla Camera dei deputati, la raccolta dai giochi ammonta ad oltre 88 miliardi di euro. Le entrate fiscali sono risultate pari a 8,7 miliardi e oltre la metà della cifra viene da Newslot e Vlt (Video Lottery Terminal). La quota più ampia del giro d’affari, pari al 55,8 per cento, è assicurata dagli apparecchi di intrattenimento seguiti dal gioco on-line, diventato nel frattempo il secondo segmento del mercato, avendo superato lotterie istantanee (cosiddette Gratta e vinci) e tradizionali (lotterie a estrazione differita), la cui raccolta negli ultimi anni è pressoché triplicata, con previsioni che, nonostante l’attuale ciclo economico negativo, lo indicano ulteriormente in crescita. Nel 2015 gli italiani hanno speso 25 miliardi e 963 milioni in Newslot e 22 miliardi e 198 milioni in Vlt, gli apparecchi dove è possibile giocare cifre più elevate.

Ne abbiamo parlato con l’economista Luigino Bruni, attualmente professore ordinario di economia politica alla LUMSA e in precedenza all’Università di Milano Bicocca, ed esponente di punta della scuola di economia di comunione e dell’economia civile. Da anni Bruni è molto attivo nella battaglia contro l’azzardo di massa e fondatore del movimento Slot Mob.

Luigino Bruni

Luigino Bruni

Perché un economista come lei si occupa di gioco d’azzardo e di ludopatia?
Perché sono prima un cittadino, poi perché l’azzardo (che non è un gioco) è una delle più grandi industrie del nostro paese – 88 miliardi di fatturato. E perché è un ‘esperimento perfetto’ di economia legale incivile e illecita.

Gli Slot Mob sono nati proprio per sensibilizzare i cittadini su un fenomeno sempre più presente nel nostro paese: gioco d’azzardo con slot machine, scommesse e gratta vinci. Che tipo di iniziative organizzate e quali avete in programma?
Ad oggi abbiamo fatto 188 slotmob, in tutta Italia, grandi isole incluse. Intanto continuiamo gli slotmob – flashmob di colazioni collettive nei bar virtuosi che hanno tolto le slot, con tornei di biliardini e pingpong -, continuiamo la pressione politica (abbiamo incontrato parlamentari, l’Agicom, il sottosegretario Baretta, fatto campagne sui social, articoli su giornali, e altro ancora), e lo sciopero del caffè: non fare colazione nei bar col slot e gratta e vinci.

Il mondo cattolico, in particolare quello dei politici, si è attivato per aiutarla nella sua battaglia?
Non è stata mai una mia battaglia solitaria. Ho sempre avuto compagni di viaggio fin dal primo giorno. È questa rete fatta oggi di oltre 300 associazioni, molte cattoliche ma anche molte laiche, la forza della nostra azione.

Il gioco d’azzardo è molto diffuso. Tra coloro che negli ultimi 12 mesi ( secondo SIAPAD -Regione Lombardia) hanno giocato scommettendo denaro, l’11,6%, a livello nazionale, è stato giocatore a rischio, il 7,5% giocatore problematico. Perché è così attrattivo?
Innanzitutto noi non ci concentriamo sul cosiddetto Gioco Azzardo Patologico: perché tutto l’azzardo è patologico, tossico, crea dipendenze, cattura i più fragili, inquina i territori, imbruttisce i centri storici delle nostre città, sta trasformando lo sport in una bisca di scommesse, e sottrae 88 miliardi l’anno all’economia di chi lavora onestamente. Parlare di patologia spesso finisce per ‘medicalizzare’ il fenomeno, riducendolo soltanto ai suoi aspetti clinici. Quella è solo la punta dell’iceberg.

Attualmente solo i servizi lombardi (SERT) curano 2000 pazienti all’anno per problemi collegati al gioco. Perché però l’azzardo, che porta spesso con sé altre dipendenze, non è quasi mai percepito pericoloso come una droga?
Perché si intreccia con il gioco, che è una cosa buona, una capacità fondamentale della persona. E si intreccia con l’amore per il rischio, con la dea bendata, con l’antica tentazione di arricchirsi senza lavorare. Non a caso lo troviamo nella scena della passione (dadi), e una scommessa tra Satana e Dio è all’origine delle sventure di Giobbe. È ancestrale: per questo i governi dovrebbero combatterlo e non incentivarlo, come fa quello italiano.

Nonostante il problema colpisca anche i giovani, l’avvicinamento al gioco sembra avvenire maggiormente in fasi di età più avanzata, ma il sistema sanitario non pone attenzione sufficiente agli over 65. Anche questo è sinonimo di una scarsa attenzione alle fasce più deboli della popolazione…
Tutto l’azzardo è una grave distrazione a scopo di lucro.

Esiste un “pericolo internet”, oggi che proliferano piattaforme preposte per il gioco online?
Certo, ma ancora il luogo dell’adescamento principale è il bar. Per questo andrebbero presto deslottizzati. Lo iniziano a dire, speriamo lo facciano davvero dopo il 4 dicembre.

Le leggi di contrasto alla ludopatia sono efficaci?
Non ci sono: l’Italia incentiva l’azzardo. 8 miliardi di euro sono incassati ogni anno dal governo. Questo è gravissimo, e delegittima eticamente questo e i governi degli ultimi 20 anni.

Le restrizioni – sulle “macchinette” e sull’apertura di sale da gioco – eliminano il problema dell’azzardo, soprattutto da slot, o lo spostano?
Sarebbe già importante, come segnale e come pulizia di luoghi pubblici importanti.

Iniziative come il marchio NO SLOT, pensato da Regione Lombardia, funzionano?
Sì, ma non bastano. Il nostro movimento Slot Mob ha voluto arricchire il già esistente movimento con altri elementi culturali, scientifici, di folla. E i frutti si cominciano a vedere…

Qual è il costo del gioco in termini sociali ed economici?
Immenso. Tutta la domanda sottratta alle imprese buone, il mancato introito iva, per non parlare di tutti gli altri costi sociali che sono sempre economici – quanto costa ad una città una sola famiglia messa sul lastrico da un giocatore seriale?

Oggi in quali settori dell’azzardo trova terreno fertile la criminalità organizzata?
In tutti: dalle scommesse, al poker online, alle slot, alle salegiochi. Anche perché l’industria è la stessa.

È di pochi giorni fa la polemica sulla partnership tra Figc e Intralot, network multinazionale di scommesse e giochi online. Che tipo di responsabilità hanno sport e media nel contrasto al gioco?
È un fatto gravissimo, tra i peggiori di questi anni. I messaggi dati alle persone sono molto gravi, per di più è una scelta sostenuta da ‘campioni’ (di piedi ma non di cuore) come Buffon, che ha dichiarato in una intervista riportata da Avvenire che non c’è nulla di illecito, perché l’azzardo è legale. Come chi nei primi dell’ottocento trafficava con gli schiavi, e davanti a chi gli faceva notare che era qualcosa di illecito, rispondeva: la legge non lo vieta. Pochi anni dopo la legge lo ha vietato, e oggi giudichiamo chi stava dalla parte della giustizia e chi da quella della legge. Avverrà presto qualcosa del genere per l’azzardo, e giudicheremo la gravità di questo accordo, che mi ha portato a spegnere la tv anche per la nazionale, che amavo. Con me lo stanno facendo molti: ma occorre scriverlo, dirlo sui social, parlarne ovunque, sperando che i ‘responsabili’ (?) si ravvedano. Ma non ne ho molta di speranza, né dalla politica né dalla FIGC, né dal Coni che prende da anni soldi dall’azzardo. Spero nei cittadini e nella forza intrinseca del bene, che prima o poi si afferma. Il male può essere banale, il bene mai.

 

Immagine di copertina di Isaías Campbell

TAG: GAP, gioco d'azzardo, ludopatia, movimento slot mob, no slot, slot machine
CAT: economia civile, Qualità della vita

2 Commenti

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  1. eugenio-b 7 anni fa

    A tal proposito, ritengo utile ricordarLe e riportarLe alcuni dati di una recente relazione del Ministero della Salute, nella quale vengono elencate le varie forme di gioco in base alla loro aggressività in riferimento al gioco d’azzardo: 1°Posto Gratta e Vinci/Lotto istantaneo 2°Posto Lotto/Superenalotto 3°Posto Scommesse sportive 4°Posto Poker Texano 5°Posto Altri giochi con le Carte 6°Posto Bingo/Tombola 7°Posto Totocalcio/Totogol 8°Posto NewSlot Machine/Vlt (n.b. vengono accomunate macchina da gioco profondamente diverse, anche se fisicamente simili, le NewSlot gestite dai gestori hanno un costo massimo di 1 euro, vincita massima di 100€ ed accettano solo monete; le Vlt gestite dai soli concessionari di rete hanno un costo partita fino a 10 euro, vincita 500.000€ ed accettano anche banconote da 500€). 9°Posto Altri giochi (es.roulette, dadi) 10°Posto Scommesse su altri eventi

    Un appunto come dice il Prof.Bruni in altra intervista su Vita.it http://www.vita.it/it/article/2016/10/07/azzardo-le-nuove-invasioni-barbariche/141093/ “Dove era la politica, dove erano le istituzioni, le chiese, la società civile, i sindacati, mentre il nostro paese si riempiva in questi due decenni dalla zizzania dell’azzardo? Dove eravamo tutti?”

    Bene io c’ero e pur essendo del settore ho fatto di tutto per limitare certe abberrazioni e chi ora urla allo scandalo dov’erano? Tutti ciechi muti e sordi quando nello scorso decennio e in particolare dopo il terremoto dell’Abruzzo l’allora Governo diede inizio alla proliferazione delle 4900 Sale VLT , dell’on line e di tutto il resto.
    Come avrà capito, non ho scritto queste note per giustificare «tutti», anch’io convengo che il gioco d’azzardo patologico (definito genericamente e impropriamente ludopatia) e come tale debba essere curato, ma non credo che siano le scelte demagogiche o i proclami di qualche parlamentare di turno o di qualche Regione o comune che riusciranno a debellarla e se fossero coerenti , certi amministratori, dovrebbero «espellere» tutti i tipi di giochi dalle 52 mila VLT (quando i tutto il resto del mondo ve ne sono 160 mila), dal Lotto, al Superenalotto,ai vari Gratta e vinci a 20 euro a grattata con oltre 65 mila punti vendita a livello nazionale distribuiti senza avere alcuna autorizzazione particolare, si trovano anche in 200 uffici postali , non creano i medesimi problemi al pari degli altri giochi anche questi?

    Ritornando al gioco e alle implicazioni sociali e patologiche non nego che il giocatori problematici siano e più dei 12 mila in cura (di GAP) nei Sert nazionali ma prima di sparare dati a casaccio senza una valenza certa e scentifica occorrerebbe fare uno studio serio che in Italia non c’è, come non c’è in molti altri stati, il perchè non lo so ma certamente non si può sempre criminalizzare un solo prodotto gioco perchè è il più visibile, le AWP o slot dei bar.

    Certi comportamenti per essere cambiati non bastano divieti ma occorre educare. Educare al gioco, qualsiasi esso sia. Il vizio del gioco e’ antico. Anche nel Vangelo mi pare ci sia traccia di azzardo, e proprio sul Golgota, i soldati romani si giocarono a dadi la veste di Cristo, non c’era bisogno ne di giochi ne di baristi, bastava Cristo’ Colpa sua’…. Si può scommettere su tutto, del resto. Proibire non risolve. Serve educare all’uso del libero arbitrio. Tutto qui. Così come serve prevenire e non demonizzare. Sul tema del gioco e del gioco patologico non tutti gli operatori sociali e studi sociologici la pensano allo stesso modo se non che c’è troppa diffusione del gioco in Italia, ma di tutti i giochi.

    Stando al Rapporto 2016 Istisan sull’utilizzo di bevande alcoliche nel nostro Paese (i dati sono relativi al 2014), sono rischio 8 milioni di italiani, soprattutto under 25 e over 65, oltre 3 milioni di «binge drinker», tra i quali molti minorenni, nonostante i 17 mila morti ( anno 2010) oltre ai 7 milioni di persone con comportamenti a rischio. Non vedo rapporti del genere sul gioco e sulle dipendenze ma si sparano ipotetiche cifre. Osservo che non si è mai vista tanta aggressività verso solo una tipologia di gioco, non accade sulla diffusione degli alcolici, soprattutto fra i giovani è grande, nessuno ha mai pensato a limitare con distanze metriche dai luoghi sensibili – scuole o chiese . E voi poco dite per questo…..
    Distinti saluti Eugenio B.

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  2. eugenio-b 7 anni fa

    Un pensierino da impresa del gioco additata come male assoluto
    Noi non abbiamo bisogno di simpatia.
    Abbiamo semmai bisogno di rispetto da parte di tutti per le nostre imprese.
    Questi veri e propri furti di un mestiere ci fanno sentire impotenti e senza speranza, ma dobbiamo credere che stiamo combattendo per la nostra dignità di essere considerati imprenditori.
    Questa è una battaglia per chi si sente emarginato, dai media, dalla politica e anche dal mondo associativo e additato come rovina famiglie,
    per chi lotta per la libertà di fare impresa e per la dignità di ogni collaboratore o dipendente contro i grandi gruppi del gioco divoratori di futuro assecondati da chi ci governa.
    La guerra alle sole imprese di gestione e produzione di apparecchi da gioco a piccola vincita AWP o slot dei bar deve terminare.

    Per noi imprenditori, per i nostri dipendenti e per le loro famiglie
    non ci sono più diritti? Attraverso un collaudato sistema di imposizione
    delle distanze e sulla spinta di una volontà ormai radicata nella
    società italiana le diverse autorità locali hanno introdotto una serie
    di limitazioni e ostacoli al libero esercizio delle attività di gioco completando
    un sistema regolatorio già estremamente complesso con
    ulteriori vincoli distribuiti a macchia di leopardo sul territorio.
    È da considerarsi razionale questo modo di governare?
    Tra le diverse forme di dipendenza che affliggono la specie umana
    oltre al gioco patologico c’è l’alcolismo, ad esempio. Gli esperti che
    si occupano della dipendenza da bevande alcoliche, e in questo caso
    abbiamo dati certi del pericolo legato al fenomeno, non se la prendono
    con il prodotto, semmai concordano nell’esaltazione delle capacità
    nella viticoltura e nell’enologia del Bel Paese. Nessuno, ad esempio,
    suggerisce distanze da luoghi sensibili per la somministrazione
    di superalcolici e, così, vicino ad una chiesa o ad una scuola si può
    bere grandi quantità di whisky ma non si dovrebbe poter giocare.
    Perché? Il problema è il prodotto o l’uso che ne viene fatto?
    Eugenio B

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