Un certo Pd in piazza ci va e orgoglioso. L’altro è tappato in casa

29 Ottobre 2016

Hanno davvero poca importanza i numeri. Conta che quelli che c’erano, a Roma in piazza del Popolo, potevano opporre l’orgoglio di un’appartenenza. Sentirsi protagonisti di una grande avventura, eccitati quei molti che hanno preso pullmann e treni per essere lì con bandieroni e coccarde del Pd. Fino al grande raduno di Piazza del Popolo, la divaricazione del partito non ha mai avuto una sua plastica immagine quanto la giornata di oggi, con il povero pulcino Calimero ch’era Gianni Cuperlo a rappresentare con il mite sorriso mitteleuropeo tutto un altro popolo che invece era rimasto tappato in casa. Costretto, impotente, probabilmente anche un filo rancoroso.

Ecco perchè qui a Roma si è consumata la Grande Rottura senza necessità di uscite clamorose, forzate, senza bisogno di epurazione come qualche cretinetti renziano nel tempo aveva pur immaginato. Il paradosso non andrebbe neppure spiegato, ma se in una giornata di festa del partito – perchè il partito, questo dev’essere chiaro, ha deciso di votare SI’ e dunque a piazza del Popolo si faceva festa – se in una giornata così c’è una parte di quel Pd che non gioisce al punto da chiudersi in casa, di trovare altre scuse per essere altrove a mugugnare, beh allora si sfalda la natura stessa dello stare insieme, si può passare serenamente da un notaio e separarsi da vecchi e buoni nemici. Negli anni la sinistra ci ha abituato a raduni grandi e festosi, quello di oggi lo era, eppure una parte del Pd non era in quella piazza.

Ma non avete sofferto – e qui mi rivolgo ai dissidenti, a tutti quelli che hanno Renzi gloriosamente sulle scatole – non avete patito a star fuori da quella gioia condivisa soltanto all’interno di un certo recinto, il recinto dei renziani, il recinto di quelli che votano SI’? Se non siete sentimentalmente in grado di reggere la visione di una manifestazione come quella di piazza del Popolo, se vi si offusca la ragione, se addirittura vi alimenta la rabbia, allora non avete davvero più diritto a rimanere in quel partito, in quel che (ormai) è stato il vostro partito e che non lo è più. Non ci vogliono nemmeno più i militari per mettervi fuori, come avrebbe preteso lo Smacchiatore maximo, siete fuori con le buone maniere di una festa di piazza e a bandiere spiegate, quelle di piazza del Popolo.

Certo che Renzi ci ha capito davvero poco del suo partito in tutto questo tempo. Si è perso in infinite direzioni, dove esercitare – ognuno – l’arte dell’impossibile, dello stare insieme mostrandosi totalmente incompatibili. E in tutto questo tempo il Pd non ha quasi mai manifestato com’è invece nel suo dna, è sceso pochissimo in piazza per dire la sua, per intervenire su tempi importanti e decisivi, insomma non ha fatto sentire la sua voce, la voce del suo popolo. Probabilmente è stata una volontà precisa, ogni “discesa” in piazza avrebbe mostrato plasticamente una spaccatura e di questo il segretario del Partito Democratico aveva un comprensibile timore. Ora invece è stata sufficiente una festa bella e importante come quella di Roma per far cadere il velo dell’ipocrisia. Certo che ora, con una parte del Pd che è rimasto tappato in casa, non ci sono più infingimenti, l’assenza è molto rumorosa e fa giurisprudenza. Tutti coloro che oggi non erano in quella piazza voteranno consapevolmente e ufficialmente NO al referendum, dunque in aperto contrasto con la decisione del segretario, contro la famosissima disciplina di partito, Poco importa che sulla Costituzione, come dice sempre Bersani, la libertà di coscienza sia sovrana anche rispetto all’osservanza di partito.

Il problema di chi non c’era in quella piazza, ma si sente ancora del Pd, è che non ha piazze ideali dove manifestare. Non ha un popolo, e se c’è è parcellizzato, non risponde a una logica comune, non è in grado di mettere insieme energie e sentimento per diventare finalmente una forza che ha un’idea di base, un principio ispiratore. Perchè questo è il dramma di chi non apprezza Renzi, di chi non lo considera capace di portare l’Italia fuori dalle secche. Forse sarete in tanti, cari dissidenti del Pd, ma se non riuscite a trovare il coraggio per venire in una piazza dove si sventolano le vostre bandiere, siete destinati alla marginalità.

TAG: manifestazione, referendum
CAT: Partiti e politici

8 Commenti

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  1. piero-maccarinelli 7 anni fa

    bene
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    grazie

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  2. sandro-moro 7 anni fa

    Veda Fusco, le cose stanno diversamente. Sono fra quelli che non sono andati, ma non sono stato chiuso in casa. C’è una rete di Democratici per il NO che lavora, certo con sofferenza, per mantenere vivo un legame con milioni di nostri ex elettori che SONO parte essenziale del “nostro popolo” e del PD. E c’è invece un PDR che svapora, perché la rottamazione di una sua parte importante (non parlo solo dei dirigenti, ci si prova anche nei circoli) è parte essenziale del progetto politico di Matteo Renzi. Che – mia opinione – non ha futuro.

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    1. michele.fusco 7 anni fa

      Gentile Moro, grazie del suo contributo. Ma lo stare tappati in casa è evidentemente un’immagine, e nessuno dubita dell’impegno di tantissime persone appassionate come lei che si battono per “un’altra strada”. Ma è proprio questo il punto. Tutte queste persone, tante, non hanno un vero luogo di aggregazione, sono sparse, non c’è una vera piazza tutta per loro, anche solo fisicamente. E immagino la sofferenza per non averlo, questo luogo. Un caro saluto, mf

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  3. giancarlo-anselmi 7 anni fa

    Bellissimo articolo che fotografa perfettamente e impietosamente la situazione interna al Partito Democratico. Io ho imparato che in un partito, in democrazia, si ha la possibilità di discutere, di dissentire, di dividersi all’interno poi, alla fine, si vota e tutti, dico tutti, si adeguano al risultato della votazione che ha determinato chi è maggioranza e chi minoranza. Chi non è d’accordo può continuare a battersi all’interno nella speranza, in futuro, di capovolgere la situazione, ma nel frattempo il partito, tutto, rispetta democraticamente il deliberato della maggioranza. Non c’è libertà di coscienza che tenga. Se non si è disposti a riconoscere il deliberato della maggioranza si lascia il partito, come più dignitosamente hanno fatto altri dissidenti. Non vale la scusa del “combinato disposto” strumentalizzato fino a ieri, dal momento che Renzi ha dichiarato che la legge elettorale è modificabile (non stravolgibile!). Il problema è un altro: l’avversione della minoranza nei confronti di Renzi sta nel “certificato di origine”. Renzi non proviene dal PCI e questo basta a renderlo “impuro”, dimenticando che il PD è l’incontro di culture diverse e che ciascuna di esse deve subire qualche contaminazione, valorizzando le differenze e superando le diffidenze.

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    1. vincesko 7 anni fa

      Da bravo democristiano, non hai capito, non puoi capire: l’avversione verso Renzi è prepolitica, è di natura psicologica. Un laico di sinistra – e la scelta politica è una conseguenza della struttura psicologica, non l’inverso – è incompatibile con un contaballe (seriale).

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      1. giancarlo-anselmi 7 anni fa

        Se il democristiano è riferito a me, lei ha sbagliato indirizzo. Io sono un “laico di sinistra non marxista” come definiva i repubblicani Ugo La Malfa: Lei può pensarla diversamente da me, ma non si arroghi la certezza di essere il depositario della verità. La saluto.

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        1. vincesko 7 anni fa

          Non proiettare i tuoi difetti. Io sono un miscredente, non ho verità né certezze, coltivo laicamente il dubbio. PS: Rileggi con calma e attenzione ciò che ho scritto, se fai un piccolo sforzo t’accorgi che ho esposto una verità elementare.

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          1. mabau-smart 7 anni fa

            Se una persona si rivolge a Lei in terza persona, l’educazione imporrebbe che anche la risposta fosse in terza persona… Non entro nel merito, ma credo che la forma ancora conti.

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