democrazia portami via

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13 Novembre 2016

La notte delle elezioni presidenziali americane sono andata a  dormire con una doppia preoccupazione: la prima, che Donald Trump potesse vincere; la seconda, che vincesse Hillary Clinton, ma che il suo rivale non ne riconoscesse la vittoria.

Pochi giorni dopo, lo scenario è ancora peggiore di quello che potevo immaginare: Trump è il nuovo Presidente degli Stati Uniti e gli elettori del Partito che si chiama “Democratico” scendono per le strade in tutto il Paese, rinnegando l’esito delle elezioni con lo slogan “Not My President“. Va notato che i manifestanti non lamentano brogli elettorali, né contestano una qualche presa di posizione del nuovo Presidente: se la prendono proprio con  il risultato del voto.  Qualcosa di simile era accaduto all’indomani del referendum inglese su Brexit: i cittadini favorevoli al “Remain” avevano manifestato contro il verdetto delle urne, milioni di loro avevano firmato una petizione che chiedeva che la consultazione venisse ripetuta e qualcuno si spingeva fino a ipotesi di secessione.

C’è davvero da allarmarsi se gli elettori arrivano a contestare un risultato contrario alle loro speranze, come tifosi di una squadra di calcio che se la prendono con l’arbitro: a traballare non è solo la pacifica coesistenza di visioni politiche diverse, ma l’esistenza stessa delle istituzioni democratiche.

C’è ancor più da inquietarsi se sono gli stessi protagonisti della contesa a soffiare sul fuoco: Trump aveva preannunciato l’intenzione di non riconoscere l’eventuale vittoria della Clinton e questa ha a sua volta rinviato il momento del “concession speech”; da parte sua, Bernie Sanders ha alluso al fatto che il nuovo Presidente ha vinto, ma non nel voto popolare (in termini assoluti,  alla candidata Democratica sono cioè andati più voti di quelli del vincitore Repubblicano), lasciando intendere che la legittimazione del neoeletto inquilino della Casa Bianca è in qualche modo “indebolita”.

Il triste presagio di questi eventi è che l’ondata populista, che pare travolgere in modo inarrestabile l’Occidente, abbia superato il livello di guardia della semplice antipolitica, tracimando in una vera e propria “antidemocrazia”: perché ribellarsi all’esito del gioco democratico, magari contestandone a posteriori le regole, significa negarne tragicamente lo stesso senso.

Di fronte a tutto ciò, il nostro arrabattarci sulle modifiche alla Costituzione potrebbe sembrare anacronistico: al contrario, è quanto di più vitale ci possa appassionare, se vogliamo salvaguardare le fondamenta della nostra convivenza civile

TAG: america, democrazia, Donald Trump, elezioni, Hillary Clinton, partito democratico
CAT: America

7 Commenti

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  1. evoque 7 anni fa

    Quindi, la democrazia italica sarà salva solo in caso di vittoria del NO? Molto democratico, come atteggiamento…

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  2. giubizza 7 anni fa

    Purtroppo c’è un calo di ragionevolezza nella politica occidentale odierna. Così come c’è un calo della qualità, serietà e dello spessore politico di chi fa politica o si presenta a farla. Non è un caso se questa crisi INTERNA all’Occidente dtia avvantaggianto despoti e satrapi orientali tipo Putin in primis, a seguire Erdogan, Assad e via discorrendo. C’è un’ondata di teste calda in rimonta. Sle5riamo che finisca presto.

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  3. silvia-bianchi 7 anni fa

    non mi pare di aver scritto questo… intendevo dire che appassionarsi alla Costituzione, sia per riformarla che per mantenerla come è, è un buon segno, significa che ci teniamo alle nostre istituzioni, che garantiscono la nostra convivenza civile

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  4. alding 7 anni fa

    Cara Silvia, condivido tutto il tutto ciò che scrivi, fatta eccezione per le prime 3 righe: io infatti sono andato a dormire temendo il risveglio con una Hillary presuntuosa e militarista (ed anche vecchia nel fare politica) alla presidenza degli USA. Per il resto, sono anch’io preoccupato per la democrazia: tutti questi pseudo-democratici – che rifiutano chi non la pensa come loro – non si rendono conto che alimentano la reazione nascosta della gente alla politica.

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  5. evoque 7 anni fa

    Ok. Temo però, ma è una mia impressione, che tra i fautori del NO ci siano parecchi ai quali della costituzione non frega un beneamato tubo, fregando loro invece molto, moltissimo solo di far fuori Renz. A proposito di “democrazia portami via”.

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  6. silvia-bianchi 7 anni fa

    anch’io non ero entusiasta della Clinton, soprattutto per la sua politica estera… ma Trump avrà un impatto incommensurabilmente peggiore dal punto di vista ideologico, temo

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  7. silvia-bianchi 7 anni fa

    questa è ancora un’altra questione: sicuramente il voto referendario sarà largamente strumentalizzato e lontano dal merito (da entrambe le parti però: a me è capitata una pubblicità per il sì che diceva “se vince il no sale lo spread e il mutuo lo devi pagare tu”. Praticamente una minaccia…). Però questo fa parte del gioco democratico: ogni cittadino è libero di scegliere se e come votare, sulla base delle motivazioni più libere e giustamente insindacabili. Sindacare a posteriori la legittimità di un voto facendo illazioni sulle sue “reali motivazioni” è, questo sì, poco democratico…

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