Bersani continua a non capire il Movimento 5 Stelle. E Renzi ringrazia

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22 Marzo 2017

C’erano giorni non troppo lontani in cui si potevano vivere gli ultimi sprazzi dei “partiti di massa” del ‘900, perché le loro sezioni erano ancora delle piccole agorà dove praticamente ogni giorno c’era chi si riuniva, dopo il lavoro o lo studio, per discutere di tutto ciò che accadeva in Italia e nel mondo, dalla politica ai grandi fatti di cronaca, magari concludendo la serata con argomenti frivoli come il gossip o lo sport, prima di tornare a casa per la cena. L’intento principale era quello di stimolare il proprio intelletto e nutrire il dubbio. Già, il dubbio: il vero grande assente di questo tempo di rarefazione del pensiero dominato da messaggi semplificati e superficiali, pulsioni e rabbia. Non me ne voglia il popolo dei circoli del Partito Democratico o i militanti di altri partiti di ogni colore e posizionamento, ma quel mondo non esiste più, se ne sente solo un’eco lontana e forse è anche giusto così.

In quegli incontri improvvisati, così come nelle partecipate assemblee organizzate, c’era sempre chi citava gli scritti degli intellettuali di riferimento, che non erano dei tweet ma lunghi articoli spesso difficili da leggere e comprendere. Perché quegli intellettuali non scrivevano solo per raccontare la realtà, ma per seminare in loro e in chi leggeva quel dubbio, unito a curiosità e fantasia. Erano veri e propri “coltivatori di menti” e cercavano disperatamente di dire a tutti noi che la terra era sempre più arida, che la lunga siccità avrebbe prodotto disastri. Non averli ascoltati e non aver declinato i loro insegnamenti è stata probabilmente la più grave colpa di chi è venuto dopo.

Tra gli intellettuali allora più citati, nelle sezioni dei partiti della sinistra, c’era ovviamente Alfredo Reichlin. Uno degli incipit più utilizzati nei discorsi – specialmente dai più anziani – era infatti: “come ha scritto il compagno Reichlin”. Sapendolo, un po’ tutti si sentivano obbligati a leggerlo (qualche volta anche un po’ controvoglia) per evitare l’imbarazzo di dover chiedere al vicino: “cosa ha scritto Reichlin?” e magari sentirsi rispondere con aria di sufficienza: “Te lo dico dopo, ora fammi sentire il dibattito” (c’era una maggioranza silenziosa che l’articolo non l’aveva letto, va detto). Penso quindi che sia giusto, nel giorno in cui in molti gli dedichiamo un pensiero, partire proprio da ciò che ha scritto l’ex direttore dell’Unità nel suo ultimo articolo per commentare ciò che ha detto Pier Luigi Bersani (che a lui è stato molto legato) del Movimento 5 Stelle.

Alfredo Reichlin, riferendosi alla scissione del Partito Democratico scrive: “È ora di liberarsi dalle gabbie ideologiche della cosiddetta seconda Repubblica. Crisi sociale e crisi democratica si alimentano a vicenda e sono le fratture profonde nella società italiana a delegittimare le istituzioni rappresentative” e ancora, riferendosi ai fuoriusciti: “Costoro devono difendere le loro ragioni che sono grandi (la giustizia sociale) ma devono farlo con un intento ricostruttivo e in uno spirito inclusivo. Solo a questa condizione i miei vecchi compagni hanno come sempre la mia solidarietà”.

Stimo umanamente Pier Luigi Bersani, lo ritengo una persona intellettualmente onesta e ho sempre contestato i tifosi che lo hanno insultato (anche nel suo ex partito) per le sue scelte. Sono tra quelli che pensa che sia stato accoltellato alle spalle subendo una vera e propria “manovra di palazzo” trasversale e se un giorno qualcuno farà i nomi dei fatidici “101” che affondarono la candidatura di Romano Prodi al Quirinale, l’ex segretario Pd sarà probabilmente riabilitato dalla storia. Tuttavia, penso che sul Movimento 5 Stelle stia perseverando nell’errore, un errore che unito a quella manovra gli fu fatale e che rischia oggi di cancellare lui e i suoi compagni di viaggio dalla scena politica.

A Campobasso, durante un incontro pubblico, Bersani ha detto: “I Cinquestelle tengono in stand-by il sistema. Ma se alle prossime elezioni — in assenza di un centrosinistra largo — s’indebolissero, arriverebbe una robaccia di destra” e ancora: “Il M5S è il partito di centro dei tempi moderni”, per poi concludere: “Non appoggerò un rassemblement dei responsabili contro i populisti”. L’errore di Bersani è quello di rimanere legato a quelle che Reichlin ha definito “le gabbie ideologiche della cosiddetta seconda Repubblica”. Lo fece all’indomani delle elezioni “non vinte” del 2013, quando cercò nei grillini l’interlocutore privilegiato per dar vita al suo governo, subendo l’umiliazione del rifiuto in diretta streaming. Lo ripete oggi, legittimando il partito della Casaleggio Associati in virtù del suo consenso elettorale e non percependo l’abissale distanza che c’è tra i grillini, il loro elettorato e la sinistra che lui ed altri vorrebbero rappresentare.

Il Movimento 5 Stelle non è il centro della politica italiana, in realtà è la peggior destra che poteva nascere dall’implosione della stagione populista berlusconiana. Ne eredita – insieme alla Lega di Salvini – pulsioni estreme come l’antieuropeismo – che si è concretizzato con l’alleanza con Nigel Farage in sede di Parlamento Europeo e il successivo rifiuto dell’Alde di accoglierli tra le loro fila – il cosiddetto “sovranismo” e l’odio verso l’immigrato: un sentimento solo parzialmente celato tra i big del movimento ma assai diffuso tra i suoi attivisti e i suoi elettori. Ma soprattutto il partito di Grillo è oggi il più grande contenitore di rabbia sociale declinata in egoismo. E l’egoismo è il liquido amniotico dove si forma l’inconscio di ogni destra: “prima io, poi gli altri”. Le teorie complottiste su argomenti come il clima e i vaccini, le follie pseudo ambientaliste su scie chimiche e simili, altro non sono che delle esche sapientemente posizionate per attirare altre sacche di elettorato che prima – in parte – si riconoscevano nei partiti della sinistra, così come lo sbandierato vessillo dell’onestà, figlio di una cultura giustizialista fomentata anche dagli eredi del PCI che – sbagliando – fino al recente passato hanno utilizzato i tribunali come sede di lotta politica, salvo poi dover smentire se stessi quando per una serie di motivi si sono ritrovati sui banchi degli imputati. Le ragioni della sinistra, quelle di cui parla Reichlin nel suo ultimo articolo, non si difendono dunque proponendosi come eventuale stampella della peggior destra.

Bersani persevera nell’errore e nel farlo regala a Renzi un’arma inaspettata che con il ritorno al proporzionale sembrava ormai estinta: il voto utile. Molti di coloro che avrebbero votato Mdp alle prossime elezioni per diversificarsi dal Pd a trazione renziana avranno infatti dei ripensamenti e il nuovo mantra degli oppositori della “vecchia ditta” uscita dal Pd sarà “votare loro sarà come votare Grillo”. Davvero un pessimo inizio per chi aspirava a ridare voce a un popolo che ormai da molti anni soffre l’assenza di punti di riferimento che non siano semplici facce passeggere. “La sinistra rischia di restare sotto le macerie. Non possiamo consentirlo. Non si tratta di un interesse di parte ma della tenuta del sistema democratico e della possibilità che questo resti aperto, agibile dalle nuove generazioni”. Lo ha scritto il “compagno Reichlin” prima di lasciarci. Bersani forse dovrebbe rileggerlo, un’ultima volta.

TAG: alfredo reichlin, Mdp, movimento 5 stelle, pier luigi bersani, sinistra
CAT: Partiti e politici

6 Commenti

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  1. roberto-rizzardi 7 anni fa

    Esiste un vertice pentastellato, detentore del “brand” e ben insediato in una stanza dei bottoni altamente esclusiva, che ha selezionato un personale politico costantemente raffinato da una gestione leninista del dissenso interno, ed un popolo grilliano, letteralmente innamorato, il cui senso critico, implacabile e intransigente, si esercita solo verso “gli altri”.
    Molti trovano eccessivo il giudizio che definisce M5S la “peggior destra che poteva nascere dall’implosione della stagione populista berlusconiana”, ma è innegabile che al suo interno vi siano posizioni coerentemente di destra, a cominciare dal vertice ristretto, e d’altra parte è altrettanto evidente che una parte importante dell’elettorato provenga da una sinistra disgustata dalle mutazioni piddine e dall’inconsistenza di una “sinistra-sinistra” litigiosa ed autoreferenziale, che solo ora pare ragionare su di un processo di aggregazione che, seppure timidamente e senza troppa focalizzazione, prescinda da visioni verticistiche.
    La mia sensazione è che Bersani veda nel movimento quella massa critica che prima individuava nel PD. Se è così l’aspettativa è abbastanza azzardata perché il movimento rimane il malinteso di maggior successo degli ultimi 10 anni. giù così pesanti, il movimento rimane il malinteso di maggior successo degli ultimi 10 anni.

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  2. silvius 7 anni fa

    Caro Fabio, leggo sempre con interesse i tuoi articoli, e questo non fa eccezione. Mi permetto solo una domanda: davvero credi che Bersani sia una “persona intellettualmente onesta” ma che “non capisca” che M5S è una destra sgangherata della peggior specie? Davvero riesci a dire una cosa simile senza ridere? Le due cose non possono coesistere: o Bersani NON capisce (e quindi non capisce nulla di società è di politica), o NON è intellettualmente onesto. Sbaglio?

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  3. luciano 7 anni fa

    Definire il M5S come “la peggiore destra” può essere uno slogan propagandistico efficace, ma è chiaramente un’iperbole, in definitiva un’affermazione falsa. Si tratta di un movimento trasversale di protesta abbastanza inafferrabile, grottesco nella sua gestione, in cui albergano sia posizioni di sinistra sia posizioni di destra. Un po’ come il PD peraltro. Io, che non li conoscevo affatto e che mai li ho votati, ho tenuto varie assemblee con i loro aderenti durante la campagna del referendum costituzionale e devo dire che ho incontrato quasi esclusivamente persone di sinistra. Può darsi che in altre zone la base sia più di destra, ma in Lombardia e nel nord in genere prevalgono decisamente i nostri compagni o potenziali compagni. Penso dunque che Bersani abbia ragione, sia nel considerare il M5S, nonostante tutti i suoi enormi difetti, un argine rispetto ad una destra vera che dilagherebbe se quel movimento di raccolta della protesta non ci fosse, sia nel tenere aperto un tentativo di dialogo che serve non tanto per coltivare un rapporto con i non-dirigenti grillini quanto per non erigere un muro con quel popolo che era anche il nostro. La concorrenza elettorale si fa così. Non gliela fa certo Renzi. Anzi il PD renziano, identificandosi in maniera spudorata con l’establishment, garantisce al M5S la vittoria perpetua, come si è visto.
    Luciano Belli Paci

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  4. silvius 7 anni fa

    Le persone sono le stesse più o meno ovunque. Io definisco destra sgangherata la dinamica del partito in sé e le cosiddette proposte politiche che ne escono, per non parlare della totale assurdità della democrazia interna, delle affermazioni illiberali e demenziali dei suoi rappresentanti. Che poi i militanti siano animati da sincera passione e buona volontà questo non assolve certo il M5S. Ma, caro Luciano, si torna al punto: se il piano originario di Bersani quando guidava lui il PD era quello di spaccare M5S e prendersi la parte migliore, come può pensare di farlo ADESSO che non ha più un partito? No no, quando propone alleanze con M5S intende alleanze programmatiche con il partito (pardon, movimento). In realtà sembra stia supplicando un posticino senza nemmeno molta dignità. È per questo che escludo che Bersani possa essere intelligente E intellettualmente onesto, ma solo una delle due cose.

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  5. silvius 7 anni fa

    Ecco le cose che Bersani non può non sapere: http://www.glistatigenerali.com/enti-culturali_partiti-politici/bersani-e-la-robaccia-di-destra/

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  6. tom-joad 7 anni fa

    Ho iniziato la mattinata leggendo l’articolo su Dijsselbloem, che mi ha lasciato l’amaro in bocca. Poi per fortuna ho letto questo, che mi ha risollevato il morale: articolo davvero divertente.

    Insomma, il M5S sarebbe “la peggiore destra”. Siamo proprio un paese di sfigati, poteva capitarci un Trump, una Le Pen, un Wilders, o qualche altro moderato. Invece no, ci è capitata la “peggiore destra”.
    Chiedo all’autore dell’articolo di linkare qualche fonte almeno. Perché se accusa il M5S di complotti sul clima vorrei che fornisse le prove di questoi. O che mi linkasse le loro “folli” teorie pseudo-ambientaliste. Ovviamente prese da programmi, perché le sparate di singoli individui lasciano il tempo che trovano. Parentesi: in merito all’ambiente e clima pochi giorni fa ho letto un articolo su Repubblica in cui si diceva che DiMaio & co. stessero pensando a dei “tecnici” per avere degli indirizzi programmatici, e per quanto riguarda l’ambiente si è fatto il nome di Luca Mercalli. Ecco, non proprio uno pseudo-scienziato.
    Non lamentiamoci se avanzano sempre più partiti come CasaPound, Forza Nuova o la Lega, perché oltre ad affermazioni come quelle di tecnocrati finti europeisti (per tornare a Dijsselbloem) sono anche articoli come questo che li alimentano.

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