Melendugno come Val Susa? Peggio, c’è molto di peggio

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28 Marzo 2017

Dalla TAV della Val Susa alla TAP del Salento

La storia infinita degli oleodotti che sboccano nel Mediterraneo, ma sono a partenza asiatica o eurasiatica, vede fallimenti e realizzazioni in funzioni delle situazioni di geopolitica che mutano peraltro con esponenziale velocità.

In principio fu il South Stream, concepito da Putin con l’ausilio di Berlusconi e Gheddafi. Il mondo degli affari petroliferi russo era già stato sconvolto dall’affaire Yukos e l’arresto pretestuoso di Kodorkovsy (Michail Borisovič Chodorkovskij). Ma Obama vuole trasferire il petrolio irakeno al riparo dell’Ucraina e della Crimea, dunque nasce il Consorzio Nabucco che bypassa questi Paesi ed è assicurato da Bulgaria, Romania, Austria, Ungheria. Il fallimento del South Stream, il potenziamento del suo ramo North Stream, inducono vari Paesi ( Baltici, Ungheria, Polonia, Rep. Ceka, Slovacchia, Croazia) a consorziarsi nell’Intermarium contro la morsa dell’orso Russo e dei suoi prezzi-capestro.

Poi viene la TAP, indicata dal Consorzio Shah Deniz quale più conveniente alternativa al Nabucco, è compartecipata attualmente dalle compagnie Bp (20%), l’azera Socar (20%), la norvegese Statoil (20%), la belga Fluxys (19%), la spagnola Enagas (16%) e l’italo-svizzera Axpo (5%), (Francesca Gerosa, 2013:Flavia Scarano, 2014) mentre fino al 2012 era presente Snam (20%). Praticamente mezzo mondo consorziato!

Il 28 giugno 2013, il Consorzio Shah Deniz II ha scelto la TAP per il trasporto del gas dell’Azerbaigian in Europa preferendolo al progetto concorrente Nabucco West. Il contratto prevede una fornitura-record pari a circa 130 miliardi di Euro) (Gasdotto Tap selezionato per portare gas azero in Europa, ilvelino.it, giugno 2013), (Francesca Gerosa, 2013, Shah Deniz II investirà 20 mld, al via gasdotto Tap, MilanoFinanza, 17.12.2013).

Con quest’ultimo progetto, più che per il South Stream, l’Italia e Grecia dovrebbero acquisire migliore possibilità di di- versificazione e relativa indipendenza dal gas russo. La TAP è progettata per veicolare il gas del giacimento azero di Shakh- Deniz – pari a circa 16 miliardi di metri cubi di gas all’anno – dal confine greco-turco alla Puglia attraverso il territorio albanese.

Nabucco e TAP fanno parte del Corridoio meridionale energetico Ue: un insieme di gasdotti che la UE ha voluto per fare fronte alle esigenze energetiche in supply alle forniture russe e nordafricane, da cui l’UE dipende oggi per circa il 50% del suo fabbisogno totale. Con evidenza appare una geopolitica energetica frammentata e non univoca: un Nord Europa servito da North Stream in virtù della “ostpolitik” franco-tedesca ed un Sud Europa cui le forniture sono assicurate dalle pipelines sostenuta dagli americani ( Nabucco) e dalla TAP fortemente voluta dalla UE. Nel mezzo, geo-politicamente, i Paesi dell’Intermarium. Ne deriva un’Europa molto fragile, in balìa di conflittualità, come appunto stiamo verificando nel presente.

E qui entra in gioco l’Italia o meglio la Puglia o meglio ancora per capirsi, il contrsto vero tra Renzi e Emiliano. Il contrasto politico che si somma e potenzia quello ambientale che rende il problema assai simile alla TAV: NIMB ossia Not In My Back.

Anche il destino di questo oleodotto appare controverso: in via di completamento nei suoi 3500 km dall’Azerbaigian, è il suo ultimo miglio, relativamente all’approdo in terra di Puglia, il percorso più difficile da realizzare. Il Consiglio di Stato ha in questi giorni respinto il ricorso della Regione, dunque si farà il progettato attracco della pipeline sulla spiaggia di S. Foca in Salento, scartando l’ipotesi di Brindisi caldeggiata dalla Regione. L’iter era iniziato il 29 dicembre 2016 quando la Regione Puglia depositava un ricorso alla Magistratura Amministrativa e poi al  Consiglio di Stato avverso la decisione del Governo di localizzare la foce della pipeline presso la spiaggia di S. Foca. Il motivo del ricorso era la semplice attuazione del Titolo V della Costituzione che demanda alla Regione la competenza laddove il Governo si era avvalso del “carattere strategico” dell’opera. Malgrado questi ritardi burocratici, la previsione è quella di poter completare l’opera entro il 2020.

E’ dunque una questione solo pugliese? No, riguarda non solo l’Italia ma come si visto dalla tipologia del Consorzio, interessa mezza Europa e soprattutto come riferisce Gazprom, l’azienda russa di Stato :

“…Nella politica della multinazionale, l’Italia assume un ruolo di primo piano e centrale negli scambi del mediterraneo. L’azienda è dislocata a Bari dove dovrebbe pervenire la pipeline del TAP (Tans-Adriatic Pipeline).” Bisogna aggiungere altro?

Ripreso integralmente da “ La vita al tempo del Petrolio” a cura di European Res. Group on Automotive Medicine, Agorà & Co, Lugano 2017, a cura di A. Ferrara, C. Venturelli, C. Sgandurra, S. Giambartolomei, V. Azzarà, Cap. II, pag 194-195

A.Ferrara  Virgin Oil, le insostenibili condotte dell’Eurasia, Cavinato Ed., 2016

TAG: Energia, Geopolitica Energetica, inquinamento
CAT: energia, tutela del territorio

3 Commenti

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  1. giorgio-cannella 7 anni fa

    L’articolo è interessante, ma non riesco a capire dove sia il problema. Mi spiego meglio. Un monopolista è in grado di imporre il prezzo e la qualità del servizio. La libera concorrenza, al contrario, offre prezzi più bassi, servizi di migliore qualità, competitività, innovazione e un più alto numero di posti di lavoro. La Commissione dell’Unione Europea, Direzione generale della concorrenza, esiste proprio per questo. Di conseguenza, ben vengano tutti gli oleodotti e i gasdotti che siano sicuri ed ecocompatibili. Aggiungo che la mia preferenza personale va alle fonti di energia rinnovabili. Che ne pensate ? Vi ringrazio.

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  2. aldo-ferrara 7 anni fa

    Caro Cannella, grazie del suo indiretto apprezzamento. Non c’è nessun preconcetto contro gli oleodotti che ci portano qualcosa che non abbiamo. Però…1) il Consorzio TAP , come South e North Stream, sono espressioni di compromessi geopolitici e spesso in antitesi con le esigenze dei territori. 2) Purtroppo il numero delle Aziende che costituiscono detti Consorzi non garantiscono affatto la riduzione dei prezzi, perchè, aumentando la filiera, i margini di risparmio sono soffocati da quelli di profitto; 3) volevo sottolineare quanto la politica energetica italiana sia condizionata da fattori di natura geopolitica, estranei al mercato. Basti pensare alle lotte intestine nella dirigenza polacca, la costituzione del patto di Visegrad, la contestata elezione di Tusk rispondono a queste logiche etc. 4) Non è in discussione la TAP ma molte controversie si sarebbero potuto evitare risparmiando una bellissima spiaggia e facendo approdare la pipeline più a nord di soli pochi km. Il fatto è che molti retroscena vedono attori importanti e di questi conpromessi pochi sono a conoscenza.

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  3. gianmario-nava 7 anni fa

    per avere una risposta sulla scelta dell’approdo occorre consultare l’esito della valutazione di impatto ambientale
    non l’ho ancora fatto nel dettaglio e quindi mi guardo bene da avvallare una o l’altra soluzione
    ma invito a considerare che non ci sono solo le ovvie bellezze naturali a terra ma anche gli importanti ecosistemi a mare che spesso non sono dirimpettai
    e anche che le ovvie compromissioni dei cantieri possono anche essere del tutto reversibili: qualcuno saprebbe rintracciare sul terreno il gasdotto che porta il gas olandese in italia a che attraverssa le montagne della val d’ossola?

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