Aprire gli archivi su Portella della Ginestra? È presto, 70 anni non bastano

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25 Aprile 2017

Portella della Ginestra avvenne il 1° maggio 1947 ma è storicamente l’ultima tragedia della Resistenza con  l’eccidio di 9 lavoratori e due bambini e con il ferimento di altri 27. Dopo 70 anni si aprono gli archivi ma su questa strage il massimo è un ormai impallidito ricordo elegiaco mentre nel frattempo si perde la memoria storica.

All’indomani della vittoria del Blocco del Popolo alle Elezioni Regionali Siciliani, le prime dopo la guerra, il Primo Maggio 1947 fu macchiato di sangue a Portella della Ginestra, nella Piana degli Albanesi, non distante da località sensibili quali Partinico, Corleone e Montelepre. Cittadine note al grande pubblico per essere o essere state teatro di fatti di sangue ad opera della mafia assassina anni cinquanta. Portella della Ginestra e l’assassinio di 9 adulti e due bambini, con 27 feriti, segnano il crinale storico di una mafia, la quale, da un lato assume connotazione politica, divenendone, almeno per quel momento braccio armato, e dall’altro entra con prepotenza nei fatti politico-sociali da cui volontariamente si era esclusa per decenni. Assumerà 11 anni dopo una più violenta connotazione, con la morte del Dr. Michele Navarra, assassinio di svolta. Da allora cambia tutto. La mafia lascia il contado, inizia il sacco immobiliare di Palermo, i cui enormi profitti entrano nella grande finanza, fino alla legge Rognoni-La Torre, che cerca di bloccare questa irresistibile ascesa. Panorama sinteticissimo, forse criptico ma necessario per capire da dove si parte. E si parte appunto da Portella e dai suoi mandanti. Ritenere che sia stato solo un fatto di cronaca nera significherebbe uccidere una seconda volta quegli innocenti. La strage ebbe mandanti politici, che vollero dare un avvertimento alla sinistra (Blocco del Popolo) per la vittoria alle elezioni regionali di Palazzo dei Normanni, sede del Parlamento Siciliano. Lo schema di Yalta non prevedeva la Sicilia in mano ai comunisti. Di qui discende la violenta reazione che vide Salvatore Giuliano braccio armato di identificate forze politiche conservatrici e di alcuni settori militari. Nel libro “Come nasce la Repubblica, 1943/47″, Nicola Tranfaglia avanza l’ipotesi per la quale la guerra fredda non cominci nel 1948, ma nel 1943, ossia con lo sbarco degli americani in Sicilia. Il ruolo di Lucky Luciano e del suo famoso fazzoletto indica una collusione tra Alleati, mafia locale, quella americana, fino a forze neofasciste (Junio Valerio Borghese e tutti i reduci della X Mas) che si schierano con i Servizi Segreti USA. A fine febbraio 1945 una pattuglia americana cattura sull’Appennino pistoiese due militi degli NP (Nuotatori-Paracadutisti) della Decima Mas di Junio Valerio Borghese: Pasquale Sidari e Giovanni Tarroni. I due confessano di aver trascorso vari mesi nell’Italia liberata per organizzare la presenza armata del fascismo repubblichino nelle regioni meridionali. Alla fine fanno nomi e cognomi, che permettono agli Alleati di identificare nel giro di poche settimane una complessa rete di spionaggio e di sabotaggio nazifascista. Vengono arrestati a Napoli Gino Locatelli e Bartolo Gallitto della Decima Mas ed i fascisti del principe calabrese Pignatelli. Ma ben presto le indagini si estendono a Calabria e Sicilia. A Partinico, in provincia di Palermo, dal luglio 1944 è attiva la ”filiale” siciliana di Borghese, composta da tre militi della Decima Mas al comando di Dante Magistrelli. Vien fuori in sostanza il ruolo di fiancheggiamento offerto dalla X MAS alle brigate del “Colonnello” Giuliano. Tutto resta sommerso tra le carte.

Questo contesto è figlio di Yalta: il mondo è destinato ad essere diviso in due blocchi, e l’Italia “deve” far parte del blocco occidentale. E’ da allora che comincia la strategia per ostacolare le forze di sinistra; Togliatti ne coglie il segnale con il discorso di Salerno ed il necessario aperturismo senza il quale la sinistra non avrebbe avuto futuro politico. E’ dunque fortemente consapevole Togliatti quando ironizza con Pajetta circa la sua “ conquista” della Prefettura di Milano mentre quasi contemporaneamente in Sicilia si passa alle armi. Gli episodi cruciali della vicenda di Portella sono in buona sostanza la comparsa di Giuliano quale braccio armato della politica e la sua successiva morte nel cortile di casa Di Maria ad opera di Pisciotta, anziché delle forze dell’ordine.

Molti i nomi comparsi nella vicenda, quasi tutti destituiti poi di ruolo ma la cronistoria (Pino Sciumè Scaduto il segreto di stato su Portella e la morte di Giuliano, Siciliaonpress, 5 luglio 2016) recita che nell’ottobre del 1951 Giuseppe Montalbano, ex sottosegretario, deputato regionale e dirigente comunista, presentasse alla Procura di Palermo una denuncia contro alcuni esponenti monarchici quali possibili mandanti della strage e contro l’ispettore Messana come correo. L’esposto viene rapidamente archiviato. I nomi dei mandanti verranno poi fatti nelle audizioni della Commissione parlamentare antimafia che inizia nel 1963. Nel novembre del 1969 il figlio dell’appena defunto deputato Antonio Ramirez, deputato repubblicano, consegna a Giuseppe Montalbano una lettera riservata del padre, datata 9 dicembre 1951. Nella lettera si afferma che alcuni esponenti monarchici avevano dato mandato a Giuliano di sparare a Portella, ma solo a scopo intimidatorio, (Santino 1997, p. 207). Montalbano presenta il documento alla Commissione antimafia nel marzo del 1970, e nel febbraio del 1972 la Commissione approverà all’unanimità una relazione sui rapporti tra mafia e banditismo, accompagnata da 25 allegati, ma con molti atti secretati. La relazione a proposito della strage scriveva: “Le ragioni per le quali Giuliano ordinò la strage di Portella della Ginestra rimarranno a lungo, forse per sempre, avvolte nel mistero. Attribuire la responsabilità diretta o morale a questo o a quel partito, a questa o quella personalità politica non è assolutamente possibile allo stato degli atti e dopo un’indagine lunga e approfondita come quella condotta dalla Commissione. Le personalità monarchiche e democristiane chiamate in causa direttamente dai banditi risultano estranee ai fatti”. Il relatore, il senatore Marzio Bernardinetti, addebitava i risultati deludenti alla mancata o scarsa collaborazione delle autorità: “Il lavoro, cui il comitato di indagine sui rapporti fra mafia e banditismo si è sobbarcato in così difficili condizioni, avrebbe approdato a ben altri risultati di certezza e di giudizio se tutte le autorità, che assolsero allora a quelli che ritennero essere i propri compiti, avessero fornito documentate informazioni e giustificazioni del proprio comportamento nonché un responsabile contributo all’approfondimento delle cause che resero così lungo e travagliato il fenomeno del banditismo” (in Testo integrale…1973). Nel 1977, il Centro siciliano di documentazione organizza un convegno nazionale dal titolo “Portella della Ginestra: una strage per il centrismo” in cui si ricostruisce il quadro in cui è maturata la strage, considerata non come il prodotto di un disorientamento e di un vuoto politico (come sosteneva anche la storiografia di sinistra: Francesco Renda considerava l’uso della violenza come “ripugnante delinquenza comune” e un “errore grossolano che avrebbe portato all’isolamento dei proprietari terrieri”… Renda 1976, p. 23) e “un atto di lucida, e ragionata, violenza volto a condizionare il quadro politico, regionale e nazionale” purtroppo coronato da successo (Centro siciliano di documentazione 1977; Santino 1997, pp. 8, 60).

Questa è la Sicilia, ma è anche un laboratorio politico che spesso anticipa evoluzioni nazionali. Infatti da quel momento malgrado la vittoria delle sinistre, l’Isola fu governata, fino agli anni Sessanta, da Governi DC con il supporto centrista, con una sinistra in buona sostanza emarginata.

Letture e Fonti Consultate

Baroni Paola – Benvenuti Paolo, Segreti di Stato. Dai documenti al film, Fandango, Roma 2003. Barrese Orazio – D’Agostino Giacinta, La guerra dei sette anni. Dossier sul bandito Giuliano, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997. Casarrubea Giuseppe, Portella della Ginestra. Microstoria di una strage di Stato, F. Angeli, Milano 1997; Fra’ Diavolo e il Governo nero. “Doppio Stato” e stragi nella Sicilia del dopoguerra, F. Angeli, Milano 1998; Salvatore Giuliano. Morte di un capobanda e dei suoi luogotenenti, F. Angeli, Milano 2001. Centro siciliano di documentazione, 1947-1977. Portella della Ginestra: una strage per il centrismo, Cooperativa editoriale Cento fiori, Palermo 1977. Una parte degli Atti del convegno fu pubblicata nel fascicolo Ricomposizione del blocco dominante, lotte contadine e politica delle sinistre in Sicilia (1943-1947), Cento fiori, Palermo 1977. Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia, Pubblicazione degli atti riferibili alla strage di Portella della Ginestra, Roma 1998-99, Doc. XXIII, nn. 6, 22, 24. Faenza Roberto – Fini Marco, Gli americani in Italia, Feltrinelli, Milano 1976. Galluzzo Lucio, Meglio morto. Storia di Salvatore Giuliano, Flaccovio, Palermo 1985 La Bella Angelo – Mecarolo Rosa, Portella della Ginestra. La strage che ha insanguinato la storia d’Italia, Teti Editore, Milano 2003. Magrì Enzo, Salvatore Giuliano, Mondadori, Milano 1987. Manali Pietro (a cura di), Portella della Ginestra 50 anni dopo (1947-1997), S. Sciascia editore, Caltanissetta-Roma 1999, con 2 volumi di Documenti, a cura di G. Casarrubea. Renda Francesco, Il movimento contadino in Sicilia e la fine del blocco agrario nel Mezzogiorno, De Donato, Bari 1976; Salvatore Giuliano. Una biografia storica, Sellerio, Palermo 2002. Sansone Vincenzo – Ingrascì Giuseppe, 6 anni di banditismo in Sicilia, Le edizioni sociali, Milano 1950. Santino Umberto, La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l’emarginazione delle sinistre, Rubbettino, Soveria Mannelli 1997; La strage di Portella, la democrazia bloccata e il doppio Stato, in P. Manali (a cura di), op. cit., pp. 347-375; Storia del movimento antimafia. Dalla lotta di classe all’impegno civile, Editori Riuniti, Roma 2000. Testo integrale della relazione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia, vol. II, Cooperativa Scrittori, Roma 1973, Relazione sui rapporti tra mafia e banditismo in Sicilia, pp. 983-1031. Pino Sciumè Siciliaonpress, Scaduto il segreto di stato su Portella e la morte di Giuliano,5 luglio 2016. Tranfaglia Nicola, Come nasce la Repubblica. La mafia, il Vaticano e il neofascismo nei documenti americani e italiani. 1943-1947, Bompiani, Milano 2004. Vasile Vincenzo, Salvatore Giuliano, bandito a stelle e a strisce, Baldini Castoldi Delai, Milano 2004;

 

TAG: Portella della Ginestra, sinistra al governo
CAT: Criminalità, Storia

Un commento

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  1. aldo-ferrara 7 anni fa

    Il predetto articolo è stato pubblicato giorno 25 aprile perchè strettamente connesso alla Liberazione ed alla fine della guerra. Giorno 28 aprile sull’Unità esce un altro articolo che riporta il medesimo concetto, espresso dalla Seconda Carica dello Stato, il Presidente Sen. Piero Grasso, grande conoscitore della tematica e già Procuratore Nazionale Antimafia. Nessuna migliore Personalità, come Alto Magistrato e come Presidente del Senato per perorare la causa della Giustizia in una vicenda che è stata giustamente definita dal Presidente ” la prima strage di civili della storia repubblicana”. Grazie Signor Presidente per il Suo altissimo, giustificato e perfetto intervento, chiediamo con Lei chiarezza e verità,

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