Che cosa non va nelle parole di Debora Serracchiani?

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13 Maggio 2017

Innanzitutto occorre riconoscere che la Serracchiani è perfettamente in sintonia col senso comune del Paese. La maggioranza degli Italiani sottoscrive l’affermazione seguente: «La violenza sessuale è un atto odioso e schifoso sempre, ma risulta socialmente e moralmente ancor più inaccettabile quando è compiuto da chi chiede e ottiene accoglienza nel nostro Paese». A trovare inopportuna la sua uscita è stata una piccola minoranza. Per la precisione, stando agli aficionados della Presidente del Friuli-Venezia Giulia attivi su twitter, una minoranza di «radical chic» impegnata in «vaneggiamenti onanistici». Gente che non si è accorta «che il PCI non esiste più e che i suoi eredi sono all’ospizio», allusione questa a un presunto lassismo dei comunisti in tema di ordine pubblico (peccato che Renato Zangheri e Ugo Pecchioli siano passati a miglior vita e non possano partecipare a questo appassionante dibattito).

E ancora: «La xenofobia non c’entra nulla! Si parla di accoglienza. Io ti accolgo, tu fai una cosa atroce allora si rompe il patto, galera, espulsione». In questo caso, chi dice «patto di accoglienza» intende di fatto «concessione», ignorando che non di concessione si tratta, ma dell’applicazione di un diritto sancito dalla nostra Costituzione (art. 10, terzo comma). Transeat. Non è comunque Debora Serracchiani a poter negare la richiesta d’asilo e cacciare il presunto stupratore dal territorio nazionale e – sia detto una volta per tutte – ciò che ha indignato molti di noi non è certo l’idea di una giusta pena. E’ grottesco doverlo precisare, ma in questo bizzarro dibattito gaberiano («la sicurezza è di destra/di sinistra») è davvero un attimo finire tra i fan di Jack lo squartatore.

Un tempo, i Presidenti di Regione parlavano di strade e ospedali, e raramente intervenivano su questioni strettamente politiche o per dare giudizi morali. Con la riforma del titolo V, i «governatori» hanno cominciato ad allargarsi, il loro peso politico è cresciuto assieme al loro protagonismo e alla loro voglia di fare aria dalla bocca. Nel solo 2013 ci sono stati ottanta casi di stupro denunciati in Friuli-Venezia Giulia, ma non ci risulta che Serracchiani abbia sentito altre volte l’insopprimibile urgenza di esprimersi urbi et orbi in merito. Certo, stavolta l’accusato è uno straniero, per l’esattezza un richiedente asilo, il che fa del caso – ancora soggetto alle verifiche dell’autorità giudiziaria – un’altra tanichetta di benzina rovesciata sul fuoco della psicosi xenofoba.

Pensassimo male, penseremmo che il gradimento della Serracchiani in regione è ormai attorno al 30%, che l’anno prossimo si vota e che per essere rieletti occorre scimmiottare vigorosamente la Lega, pratica che sindaci e presidenti di regione dem hanno portato in Direzione Nazionale e poi al Governo. Noi che siamo molto ingenui, però, vogliamo credere che la simpatica Debora abbia anzi voluto combattere la strumentalizzazione del caso da parte della Destra, anticipandone gli argomenti. Brava Debora. Una politica di Sinistra (scuola DS, mica AGESCI…) che ha il coraggio di dichiarare: attenzione, non tutti gli stupri sono uguali! lo stupro da parte dell’ospite è peggiore di quello compiuto dal padrone di casa.

Di quello compiuto dall’ospite occorre parlare prima ancora che asciughi l’inchiostro del verbale, mentre non ha senso parlare di quello compiuto dal padrone di casa, sia esso incarnato dai mariti affettuosi colti da raptus «per troppo amore» o dal branco di giovani promesse della buona società intente a festeggiare un compleanno. Quelli votano, non scherziamo.

TAG: debora serracchiani, migranti, stupro, trieste, xenofobia
CAT: immigrazione, Partiti e politici

4 Commenti

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  1. alfio.squillaci 7 anni fa

    Federico carissimo ti suggerisco l’Amaca di oggi di Michele Serra. In sintonia con quanto ho pensato sulla questione. Serracchiani ha detto “con qualche goffaggine, una cosa che molti sentiamo essere vera: chi è ospite e riceve assistenza ha degli obblighi di comportamento. E quando li disattende, crea uno scandalo che va a colpire pesantemente il patto di ospitalità. Lo tradisce e. E tradisce chi gli ha aperto le porte.”. Diritti pieni agli immigrati ma anche rispetto rigoroso delle nostre leggi “con intransigenza assoluta”. “Capisco perfettamente l’avvilimento e l’ira di chi si sente colpito a tradimento dalle persone che sta aiutando”: Io ho definito tutto ciò semplicemente buon senso, ma come diceva don Lisander “il buon senso se ne sta nascosto per paura del senso comune” (di sinistra) che sulla questione sta sbarellando mica da ridere. Nel monsone di contumelie che si è abbattuto sulla povera Serracchiani (una miracolata dalla crisi di leadership a sinistra, venuta in auge, ricorderai, dopo un intervento puntuto, amplificato dai media, contro i capi della sinistra “con i quali non vinceremo mai”) l’accusa più sconclusionata è quella di razzismo, come se fosse non dico un Gobineau ma un H.S.Chamberlain redivivo. Sriamo perdendo lucidità sempre più, segno che il problema dell’immigrazione è enorme, e che occorre pensarlo e ripensarlo.

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  2. cincinnato 7 anni fa

    La povera Serracchiani è andata a sbattere contro il muro del politicamente corretto e la ridda di commenti polemici e impietosi sulle sue recenti affermazioni non stupisce più di tanto. Oddio, neppure un cenno sull’impazienza ormonale e asociale dell’iracheno e nemmeno sull’orrenda esperienza della sua vittima. Si dirà “ma è scontato: riprovazione per il maschio e solidarietà per la femmina”. Vabbè, però il turbamento che anima il confronto non si schioda dall’ipotetico scivolamento a destra della Serracchiani o addirittura che alimenterebbe una psicosi xenofoba. Contenti voi.

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  3. federico.gnech 7 anni fa

    Carissimo Alfio, io vorrei poter difendere la Serracchiani dall’accusa di razzismo, ma sono troppo impegnato a difendere me da chi mi accusa di aver perso lucidità. Il punto è che io e te al bar possiamo eccedere (con l’alcool come con le parole), mentre un eletto dovrebbe sforzarsi di riflettere prima di intervenire su questioni tanto delicate. Provo a riassumere di nuovo le mie critiche:
    1.Da giorni sento parlare di “patto di accoglienza”, ma non esiste alcun patto di accoglienza. Per l’ennesima volta: trattasi di OBBLIGO costituzionale e di diritto internazionale. Capisco, il senso comune, eccetera. Ma un politico deve distinguere – e far distinguere al suo elettore – la differenza tra senso comune e diritto. Tra morale e legge.
    2.Era necessario, da amministratore, dire la propria, proprio in questo caso? NO, a meno di non voler raccogliere qualche voto. Col risultato di aver dato, al contrario delle proprie aspettative, un’altra occasione di strumentalizzazione per la destra, e un’altro motivo di distanza da parte dei più ragionevoli alla sinistra del PD.

    In generale, mi spiace che tante persone che stimo – generalmente più mature di me, credo non solo in senso anagrafico – non avvertano il minimo disagio di fronte al giochetto squallido fatto dal PD in questi ultimi mesi. Giusto ieri il mio segretario confermava a Cerasa i suoi sospetti sulle ONG. Bene, per quanto mi riguarda, il confine del voto utile è stato raggiunto.

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  4. federico.gnech 7 anni fa

    «Neppure un cenno sull’impazienza ormonale e asociale dell’iracheno e nemmeno sull’orrenda esperienza della sua vittima». Ma questa incombenza, gentile Cincinnato, la lasciamo a voi che certamente commentate ogni singolo episodio tra le migliaia di violenze sessuali denunciate ogni anno in Italia. A voi e a certi programmi TV del pomeriggio.
    Lo volete capire che non stiamo parlando del “fatto criminoso” in sé, del quale peraltro sappiamo poco (vi invito a leggere il resoconto apparso sul Piccolo di Trieste e magari evitare Libero)? Ammettiamo pure che già si sia concluso un processo e che lo stupratore sia stato giustamente espulso. Non. Stiamo. Parlando. Di. Questo.

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