Alla sinistra manca il Fattore Hageman

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27 Luglio 2017

Storico? No! Politico neanche! John Hageman, trentasettenne, era uno scambiatore ferroviario cui nel 1955 fu diagnosticata dal dott. Oscar Ratnoff la carenza di una glicoproteina essenziale per la coagulazione del sangue. Fuori di metafora, Pisapia non si sta rivelando quel fattore di coagulazione che egli stesso sperava di impersonare. Da un lato Art. 1 MDP invoca  la “ discontinuità” dal PD ma dall’altro Giuliano sente la necessità di dover coagulare con il PD che sinistra non è ma ha i numeri per far vincere. Dilemma gordiano. Ai partiti o gruppi interessati che si dicono di sinistra, mancano alcuni fattori essenziali di “coagulazione”. Innanzitutto un programma che invece di conciliare interessi affatto distanti, quali quelli del grande capitale con le necessità del salariato o proletariato, non miri ad un inasprimento fiscale inteso come panacea con il malcelato intento – anche demagogico – di colpire il grande capitale. Magari dimenticando che questo non è più costituito da grandi patrimoni ma da Banche, Assicurazioni ed Enti che movimentano grandi flussi finanziari e assorbono gran parte del plusvalore.

In secondo luogo, l’incontro tra le forze che si dicono di sinistra, MDP, Sinistra Italiana e Campo Progressista è esclusivamente basato sui rapporti interpersonali di quei cerchi magici costituiti da apparatniki o dirigenti senza considerare che quel guscio resta vuoto senza l’incontro delle forze che li rappresentano. I partiti di massa sono progressivamente scivolati nella transizione a partiti Monoteisti e poi ancora a comitati elettorali, fino ad arrivare alla identificazione di una linea politica non con il partito, che ne rappresenta la forza di spinta ideale, ma con il Leader corrispondente. Un leaderismo che mal si concilia con gli interessi popolari e mal interpreta le necessità del contingente, tanto meno le strategie dell’avvenire.

Oggi sentiamo la necessità di dover riprendere il dibattito sui grandi temi della società. Innanzitutto la metodologia di fondo ossia il ruolo dello Stato nell’economia. La défaillance delle privatizzazioni ha messo in luce che nei grandi Servizi l’assenza o la carenza di controllo statale non determina affatto miglioramento della prestazione richiesta e fornita.

Sanità, scuola, sicurezza, con le sue molteplici declinazioni. Termini riferiti ai compiti precipui dello Stato e tutti con una consonante d’inizio, tortuosa come la “S”. Una via difficile da perseguire, rotta peregrina che richiede adattabilità, anche politica e numerosi momenti di cambio di passo. A ciò si aggiungano trasporti pubblici, elettrico e idrico.

La svolta della sanità verso l’offerta universale si ebbe  con la legge n. 132/1968 (cosiddetta legge Mariotti, Legge 12 febbraio 1968, n. 132 (GU n. 068 del 12/03/1968) Enti Ospedalieri e Assistenza Ospedaliera. (G.U. N.068 del 12 marzo 1968), che ha riformato il sistema degli ospedali, fino ad allora gestiti da enti di assistenza e beneficenza, trasformandoli in enti pubblici (enti ospedalieri). Furono così disciplinate l’organizzazione, la classificazione in categorie e le funzioni ed il finanziamento, nell’ambito della programmazione nazionale e regionale. La legge di riassetto del sistema ospedaliero reca il nome di Luigi Mariotti, senatore socialista fiorentino che si prefisse di replicare lo spirito con cui era già stato concepita e poi varata la Legge sulla Nazionalizzazione dell’Energia Elettrica (1962).

Scopo di quella legge, primo atto politico del centro-sinistra Moro-Nenni (la legge in realtà anticipò quel Governo e fu varata dal predecessore Fanfani) fu quello di rendere fruibile per tutti un bene di servizio come l’energia elettrica, distribuito in modo perequato su tutto il territorio nazionale. E al contempo eliminare tariffazioni difformi che spesso hanno impedito il diffondersi del servizio nelle aree più povere del paese.

Al contempo, Mariotti volle trasferire le stesse finalità a quel dispositivo con l’intento, tutto socialista, di rendere perequato il diritto alla salute.

In tesi più generale, la legge Mariotti fa transitare la Sanità da una concezione caritatevole e paternalistica ad un sistema di diritto secondo le più elementari regole della società civile.

Nel disegno dei Padri Costituenti, il crinale esistente tra funzioni della collettività statale e funzioni derogate, surrogate o demandate al privato, era netto, senza possibilità di fraintendimento. Anche allora la diversificazione era più sfumata per gli aspetti economici o finanziari, in cui il mèlange è possibile, con un’embricatura non meno utile ai fini della sinergia produttiva. Fu lo schema, poi male applicato, delle Partecipazioni Statali.

Al contrario, previdenza, sanità, scuola, trasporto pubblico locale e non, approvvigionamento idrico ed elettrico erano, e dovrebbero essere anche oggi, ambiti in cui il compito di indirizzo e vigilanza statale doveva farsi sentire per obbligo costituzionale.

Le generazioni post-belliche sono cresciute con il “vissuto epidermico” della protezione da parte della collettività. Se stai male vai in ospedale, se vuoi studiare vai all’università, se vuoi lavorare cerca il posto statale. Stato-Madre, rassicurante, avvolgente. Un plateau privo di picchi d’elevazione ma che ti proteggeva come un airbag da possibili traumi o cadute verticali. Se, negli anni Settanta, chiedevi in un bar di Milano un bicchiere d’acqua, la chiamavi acqua Aniasi, dal nome del Sindaco di allora. Il bene-acqua era talmente pubblico da non doversi pagare a Milano e con bassissime quote nella altre città italiane. Ora è diventato “oro bianco”.

Da quando la presenza dello Stato, vuoi per motivazioni politico-elettorali, vuoi per demonizzazione ideologica, si è sempre più defilata, flessibilità, privatizzazione e sussidiarietà sono entrate di prepotenza non solo nella pratica amministrativa usuale ma anche nel lessico corrente.

Così come il SSN, il bene pubblico offerto in servizio è assurto a Sistema, una macrostruttura amministrativa, politica, finanziaria, che ha perso la sua connotazione originaria.

Le municipalizzate, che forniscono servizi essenziali come acqua, elettricità, trasporti, le Aziende Ospedaliere che assolvono al loro compito tenendo presente il profitto, tutte tradiscono il principio con cui sono nate: offerta di servizio pubblico. Sono fonte di potere economico-finanziario e quindi politico, diventano oggi strumento di pressione sotto ogni forma e dimenticano che , se mai ci fosse, il profitto va reinvestito in nuovi impianti. Il colabrodo delle condutture idriche di Roma testimonia il fallimento della privatizzazione, parziale o totale, e soprattutto l’assenza di controllo statale su strutture che pure alla comunità appartengono.

I fatti di questi giorni e le controversie con la Francia-pigliatutto lo dimostrano: Non è la Golden Share che lo Stato deve esercitare per proteggere dallo shopping le Aziende Primarie ( industria pesante, idrico, elettrico, trasporti). E’ lo Stato in prima istanza che deve assicurare gestione, controllo e dirigenza. Stiamo perdendo le nostre grandi Aziende per l’assenza di controllo statale, ciò che rende ingovernabile i servizi e comunque ai prezzi più alti.

Assicurato questo principio, basterà un cuoco! (Ogni cuoco potrà dirigere lo Stato, Ilic Ulianov)

E’ su questi temi che aspettiamo di sapere se MDP, Campo Progressista, SI, e naturalmente PD sono di sinistra o si dicono di sinistra.

TAG: approvvigionamento energetico, servizi pubblici, SSN, TPL
CAT: acqua, Beni comuni

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