Vasche di laminazione del fiume Seveso: e se la falda si innalza?

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1 Dicembre 2015

Ho scritto spesso del progetto delle vasche di laminazione del fiume Seveso. Non scrivo “sul” fiume Seveso, come sarebbe più logico, semplicemente perché una di queste vasche verrà costruita lungo un canale artificiale creato appositamente molti anni fa per scolmare le acque di piena di questo fiume, in barba al fatto che, di prassi, le vasche di laminazione dovrebbero essere costruire lungo il corso del fiume interessato in modo da essere più funzionali. Ma delle incongruenze e degli errori di questo progetto ne ho già scritto in abbondanza in precedenza, ora vorrei porre l’attenzione su una notizia relativamente recente.

Un fatto che può sembrare solo apparentemente secondario, ma va a influire direttamente su queste vasche di laminazione. Si tratta dell’innalzamento della falda acquifera a Bollate e in alcuni comuni limitrofi, cosa che ha una ricaduta anche sulla falda acquifera fra Senago e Bollate, la stessa sopra cui verranno costruite queste vasche. Un innalzamento che ha già provocato l’allargamento di diversi box sotterranei in alcuni palazzi, con la necessità di creare un sistema di pompaggio per prelevare l’acqua in eccesso e portarla nel sistema fognario. In marzo scrissi che il problema dell’innalzamento della falda era poco sentito, a partire da questa estate è diventato un problema molto concreto per tante famiglie.

Normalmente sarebbe vietato scaricare in fogna acqua proveniente dalla falda freatica. Lo è perché questo, dicono gli esperti, può portare a dei malfunzionamenti della rete e dei depuratori. A Rho il primo cittadino ha dovuto fare un’apposita ordinanza, limitata nel tempo, per permettere questo travaso, dando al contempo mandato a Cap Holding (la società che gestisce il servizio idrico) di studiare una soluzione definitiva per portare via l’acqua in eccesso.

Un problema che, come detto, si è iniziato a manifestare già dalla scorsa estate. In un periodo in cui c’era un gran caldo e le precipitazioni non erano poi così abbondanti, la falda ha continuato a salire fino ad arrivare a invadere anche alcune cantine. Ciò porta a pensare che questo costante innalzamento andrà a impattare anche sul funzionamento delle vasche di laminazione: quelle a Senago erano già state ridotte da 1 milione di metri cubi a 800.000 metri cubi, ma l’innalzamento della falda rischia di rendere una buona parte di questo invaso permanentemente occupato. Già da progetto si prevedeva un piccolo laghetto sul fondo, ma con una falda di diversi metri più bassa.

Vasche, ricordo, che saranno collegate proprio alla falda tramite un sistema di comunicazione. Ciò per permettere all’acqua pulita di falda di uscire per formare il laghetto, ma impedendo all’acqua inquinata di scendere in falda. Ma se il volume d’acqua aumenta, questo sistema riuscirà a reggere? Si può escludere al 100% che la falda non verrà contaminata? E il volume perso per l’innalzamento della falda, come contano di recuperarlo? Oppure anche perdendo quel volume il sistema di laminazione funzionerà comunque? E se funzionerà comunque, perché allora non fare direttamente delle vasche più piccole e meno profonde (saranno profonde fra i 12 e i 15 metri)?

Tutte osservazioni poste nei vari incontri con Regione Lombardia, Comune di Milano e Aipo. Tutte osservazioni a cui la risposta, in generale, è sempre stata che il progetto è solido e funziona, non gli serve nessuna modifica. Addirittura sulle proposte alternative che il Comune di Senago ha presentato è stato risposto che erano irrealizzabili perché basate su dati errati. Peccato che quei dati fossero stati forniti, dietro richiesta del Comune di Senago, proprio da Aipo. Una faccenda davvero curiosa e singolare: non vorrei mai spingermi a pensare che abbiano distribuito dati erronei. Credo nella buona fede delle persone ma, se dopo che per anni si è lavorato su certi dati per altro in continuo confronto con chi li ha forniti, si arriva a sentirsi dire che questi ultimi sono dati sbagliati, beh questo mi pare un comportamento che lascia molti dubbi e qualche sospetto.

Ma ormai il progetto va avanti. A quel che si sa l’appalto è già stato fatto, vinto sulla base di un’offerta da 26 milioni di euro, sui 30 preventivati da Aipo. Le osservazioni rimangono tutte lì sul tavolo, ancora senza valide risposte. Se poi i problemi esposti diverranno realtà sarà gioco facile per me dire “ve l’avevo detto”, però mi chiedo: non sarebbe stato più facile far tesoro prima di queste osservazioni? Non sarebbe stato meglio aprirsi prima a un vero confronto, piuttosto che difendere il progetto senza voler guardare ai difetti e alle mancanze che contiene rischiando di doversene dolere dopo?

TAG: Bollate, Innalzamento falda acquifera, senago, seveso, vasche di laminazione
CAT: acqua, tutela del territorio

Un commento

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  1. notker 8 anni fa

    la vasche di laminazione possono essere di 2 tipi: “in linea”, cioè veri e propri sbarramenti (dighe) che lasciano rigurgitare l’acqua a monte e formano un volume che sarà smaltito a fine evento di piena; “in derivazione”, cioè volumi dislocati altrove e alimentati con canali di adduzione. Nel secondo caso, il volume può essere distante anche chilometri (cosa che si verifica in aree fortemente urbanizzate), connesso al corso d’acqua da un canale artificiale altrettanto lungo. Il recapito a volte è addirittura in un altro corpo idrico. Dunque non c’è nulla di strano, dal punto di vista della letteratura tecnica in materia di sistemazioni idrauliche, nell’avere una vasca di laminazione non direttamente ubicata sul corso d’acqua.

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