Quando arrivavano le giostre e i bambini erano felici

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29 Ottobre 2015

I  crat sono gagi che hanno cominciato a fare il lavoro delle giostre negli anni ’40, o anche prima. Hanno sempre avuto delle belle giostre, perché chi è partito con questo lavoro è partito per scelta, dunque lo ha fatto con mezzi adeguati e investendo molti soldi. Ci sono poi anche dei mezzi sinti, quelli che fanno il lavoro delle giostre ma stanno perdendo la nostra cultura, perché la vogliono perdere. Noi questi li chiamiamo pirdi. lo so chi è un pirdo, ma mi è difficile adesso definirlo: per esempio un pirdo ha una lingua che non è il nostro sinto. Dagli anni ’70 si è cominciato a conoscere nelle fiere questi pirdi e questi crat e cominciai a capire la cattiveria che avevano.  Insieme hanno cercato di emarginare noi sinti, iniziando a parlare male con gli assessori vari, a dire che noi eravamo ladri truffatori, in modo che piano piano si sono accaparrati tutti i Parchi più grossi. Non è vittimismo quello che faccio: a me è capitato che due rappresentanti dei sindaci andassero in un Comune a farmi terra bruciata. Ed è stata solo la fiducia che avevo guadagnato con quegli amministratori che mi ha consentito di venire a conoscenza di questa tattica e di mantenere quella piazza!  Naturalmente non è servito a niente perché ogni legge che usciva nuova era sempre concordata con le associazioni dei grandi giostrai e anche a livello di regolamenti comunali, uno più è grande e più ha delle possibilità.

E noi piccoli nei pagamenti e nelle disposizioni dobbiamo fare come se avessimo una giostra di centinaia di milioni. In altri paesi d’Europa i piccoli giostrai sono incentivati con regolamenti flessibili, basta un’ autorizzazione e un’ autocertificazione per garantire la sicurezza. In Italia ci sono invece i collaudi annuali e i collaudi in ogni posto dove si monta per” corretto montaggio”. Ora, nei grandi Parchi montano le montagne russe, arriva l’ingegnere del Comune per il collaudo per corretto montaggio, che si paga profumatamente, e questo stabilisce se tutto è in regola e se i passeggeri che salgono corrono dei rischi. E magari è anche giusto. lo monto la mia giostrina per bambini nella frazione di 2000 abitanti. Ma arriva la verifica, che si paga profumatamente, di un ingegnere che non saprebbe distinguere una giostra da un disco volante. Non riesce a controllare niente, mica smonta il piatto per vedere il meccanismo della giostra! Al massimo verifica il collegamento a terra. Poi va via. A Mirandola anche un ingegnere onesto era d’accordo con me: sarebbe più semplice che un giostraio firmasse un’ autocertificazione in cui dichiara che tutto è in regola, perché quello di montare le giostre in regola è il mio mestiere, non quello dell’ingegnere comunale! Invece niente, balzelli su balzelli. L’iscrizione alla SIAE forfettaria (che mi tocca pagarla anche nei giorni che non lavoro), il nulla osta ministeriale, la TOSAP, e gli sconti che i Comuni fanno sull’ occupazione del suolo pubblico che sono più grandi tanto più è lo spazio che si occupa e se si occupa il terreno per più di 15 giorni. Tutto per favorire i grandi! Noi che smontiamo e rimontiamo a volte anche una settimana per l’altra dobbiamo pagare anche per i giorni di viaggio e per ogni montaggio. A stare in un parco fisso, invece, è tutto guadagno. Poi le diffidenze verso noi sinti sono sempre più cresciute, e quelli che di noi lavorano non possono permettersi più di dire che sono sinti, perché vengono discriminati e perdono le piazze. Mio zio Rus nel 1978 chiede la piazza di Breda Solini per un tirassegno. Fa domanda al sindaco, ma gli viene rifiutata senza motivazione.

Allora chiede di parlare con quel primo cittadino per capire le ragioni del rifiuto. Davanti al sindaco si fa riconoscere: io sono il Rus, il leone di Breda Solini, e ho lottato per la libertà di questo Comune contro gli invasori. E il sindaco, giovane, niente, non capisce: “È roba passata, a chi può interessare”. Così anche noi per lavorare abbiamo smesso di farci riconoscere come sinti. Già avevamo dovuto abbandonare i nostri vestiti tradizionali negli anni ’50 per questa ragione. Adesso se vogliamo lavorare e ci chiedono se siamo sinti, noi diciamo di no, perchè sappiamo che la gente è ruffiana. Nel 1986 ero montato a Governolo in provincia di Mantova e portai ad un fabbro dei gancetti da saldare. Quando chiesi quanto doveva avere per il lavoro, lui disse di non volere niente. Era di poche parole, non disse altro e io pensai che trovare persone così è un miracolo. Poi un giorno torno a passare lì davanti e mi chiede: «Tu sei sinto o rom?». lo con un po’ d’imbarazzo nego. Ma lui insiste: «Tu sei biondo e non sembreresti, ma io vedo che tu sei sinto». Allora dico:«Certo che lo sono, ma la prego, non lo dica in giro, se no non mi portano più i bambini sulle giostre.» Fa lui: “Non preoccuparti di questo. Tu sei sinto come io sono italiano, e noi italiani siamo brutta gente. lo ho fatto la guerra in Jugoslavia e a vedere quello che abbiamo fatto contro quei popoli slavi, mi sono vergognato di essere al mondo: abbiamo bruciato case e abbiamo ucciso persone senza pietà. Ma io mi sono ribellato: ho bruciato la divisa e sono scappato. Ero ricercato, non sapevo dove andare e sai dove ho trovato rifugio? In un gruppo di rom, che mi hanno aiutato e accolto come uno di loro. lo avevo messo con loro le cose in chiaro: se trovano me, fucileranno anche voi. Ma il loro senso di ospitalità e di protezione andava oltre qualsiasi pericolo. lo ho visto la razza più umana e più buona di tutta la terra. Mi hanno tenuto con loro fino alla fine della guerra.

Ecco perché a te che sei un vero sinto ho fatto il lavoro gratis.” Ecco perché faccio fatica a capire come le cose siano così cambiate: una volta i gagi erano contenti quando arrivavamo noi con il circo nelle città, ci accoglievano e ci lasciavano fermare. Ecco non capisco perché dove prima eravamo stimati adesso non ci riconoscono. Siamo sempre noi, i sinti!. Causa tutta questa diffidenza molto giostrai sinti (ma anche pirdi) hanno già chiuso. Anch’io ho pensato più volte di smettere, di prendere mia moglie Antelma e rimettermi a fare la vita antica, vendere per contadini bindello, biancheria, saponette, palloncini e piccolissimi profumi. Insomma a fare tabicavas. Poi ho resistito soltanto perché so che questo lavoro è importante per la mia famiglia. Ma giuro che è sempre più difficile e che a volte si lavora tanto per pochi soldi. E se questa nostra libertà per noi finisce, e se finiscono le nostre piccole attrazioni chi porterà un po’ di divertimento a quei bambini dei piccoli paesini nelle valli e nei monti? Vuoi che venga il momento che in Italia i bambini non sapranno più cosa vuol dire una giostrina? Negli anni ottanta a tutte le Amministrazioni viene in mente di costruire delle aree attrezzate per nomadi chiamate” campi”, e a sentire questa parola io penso subito a Prignano. Anche il Comune di Modena decide di creare subito un campo sosta e successivamente delle piccole aree per i giostrai, per poter installare le nostre attrazioni anche nel periodo invernale. L’assessore Pierino Menabue, ottima persona e uomo di cuore, convoca una riunione con tutte le famiglie sinte di Modena per comunicarci questa intenzione e per chiedermi di fare una bozza su come doveva essere fatta l’area sosta, che avrebbe dovuto sorgere in via Baccelliera.

Inizialmente eravamo tutti molto entusiasti di queste proposte perché significava avere una piazza asfaltata per la sosta e dei servizi minimi garantiti. Così il primo luglio 1982 apre a Modena l’area sosta di via Baccelliera. I nodi sono venuti subito al pettine: l’area sosta era stata pensata per troppe persone e ci siamo resi conto che con tante famiglie diverse, a contatto le une con le altre, è molto difficile vivere. lo ai miei figli posso comandare, posso dire come comportarsi, di abbassare la radio, di essere civili, ma con quelli degli altri come faccio? E capita che in una comunità di più di 250 persone c’è sempre chi fa il matto, chi fa le sgommate con la macchina quando è ubriaco, e io temo subito per i miei nipotini. Così alla fine degli anni ottanta ho provato a chiedere ai vigili un posto dove poter sostare solo con la mia famiglia, come avevamo fatto per cinquant’anni. Ma adesso niente: se volete sostare a Modena, andate a Baccelliera – dicono – quello è il posto per i nomadi. Ecco, all’inizio pensavamo con questi nuovi rapporti con l’Amministrazione di acquisire in diritti e servizi, invece ci hanno tolto la libertà ed emarginato sempre di più. lo sono ancora fortunato perché difendo il mio lavoro con le giostre. Ma chi non ha più questa possibilità, allora è costretto a stare fermo e tenersi il posto che ha. Se provi a fermarti come facevi una volta anche in campagna, sulla riva di un fiume, ti piombano addosso questura e carabinieri, come fossi colpevole di chissà cosa. E su queste cose ingiuste io ho sempre cercato di far sentire la nostra voce, la voce dei sinti, magari scrivendo lettere al giornale o andando a parlare direttamente con i nostri assessori.

Una volta mi sono arrabbiato e ho scritto una lettera al Carlino perché per un periodo di tempo se a noi sinti ci nasceva un bambino e si andava all’ anagrafe per denunciarlo, ci sentivamo rispondere che dovevamo andare al “Centro per gli Stranieri”, così, davanti a tutti, che si provava una gran vergogna. Non che sia un’ offesa essere stranieri, ci mancherebbe. Ma che il mio Comune, Medaglia d’Oro per la Resistenza, ci abbia considerato tali con tutta la storia che abbiamo alle spalle, lo ritengo una mancanza di rispetto: mio nonno ha fatto la Grande Guerra; mio padre è tutti i miei zii la Seconda Guerra Mondiale, io e i miei figli abbiamo fatto il militare, siamo italiani di nascita da tante generazioni! I sinti che hanno combattuto in Francia, Germania, Inghilterra, Belgio, Olanda e Austria sono stati riconosciuti come soldati e come partigiani. Nelle Ardenne hanno fatto un monumento ai partigiani sinti che hanno combattuto l’invasore per la libertà e la democrazia. In Italia nemmeno un piccolo riconoscimento. Così che la gente pensa che siamo tutti delinquenti, e non pensa più che vede i sinti lavorare al circo o alle giostre. lnvece quando c’è da parlare bene di noi tutto viene omesso. Per esempio lo scorso anno due malintenzionati tentarono di rapinare il tabaccaio di San Damaso. Le cose si stavano mettendo male, perché il negoziante aveva reagito ed un delinquente lo aveva ferito con un coltello. Non fosse stato per due di noi che sono intervenuti con la forza, facendo fuggire i malintenzionati, il tabaccaio avrebbe tirato le cuoia. All’ ospedale lui ha raccontato ai giornalisti come si sono svolti i fatti, ma sui giornali hanno preferito inventare piuttosto che dire la verità. Hanno titolato: “Rapinatori messi in fuga dal cane del tabaccaio”. È vero, il cane c’era, ma con il suo coraggio non avrebbe messo in fuga nemmeno una gallinella. Prego spesso il Buon Dio che tutte queste cose finiscano, che i gagi smettano di considerarci male solo per il fatto che siamo sinti. Lo spero non per me e per i miei figli, ma per i miei nipoti e pronipoti. Che non si sentano più dire: non fateli entrare al cinema, perché sono degli zingarelli, come è già capitato.

E spero anche di potere avere ancora il sacrosanto diritto di poter lavorare, senza essere continuamente discriminato e umiliato. Ci fanno sentire continuamente colpevoli. Ma di cosa? Di girare forse? Di avere nel sangue questa spinta che non riesco neppure a dire? Ma se andiamo in un posto ci mandano via, se andiamo in un altro ci mandano via. L’unico posto dove possiamo stare è sulla strada a viaggiare, ma mica possiamo andare in eterno. Anche se siamo viaggiatori dobbiamo pur fermarci di tanto in tanto! Vuoi vedere che si dice che la strada è la patria dei sinti proprio per questo?

 

Tratto da testimonianze: Comune di Modena Settore Istruzione e servizi sociali.

 

Sta per concludersi il periodo valido per votare: il 5 novembre tutto sarà finito.

Volete proprio che Zigana non arrivi tra i primi dieci progetti?

Volete proprio togliere ai sinti la possibilità di fare udire la propria voce? di raccontare la propria storia? di spiegare che non sono tutti ladri, sporchi, brutti e cattivi? Non volete proprio ANDARE OLTRE LE APPARENZE???

Se volete questo, allora fate bene a non votare Zigana.

 

Se invece volete contribuire a ristabilire la verità sui sinti, SBRIGATEVI!!!!  VOTATE ZIGANA!!!

TAG: #bandochefare3, discriminazioni, Lavoro, sinti
CAT: appalti e concessioni, Storia

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