Ansaldo e l’inconfondibile stile di scaricare le perdite sui soci di minoranza

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13 Novembre 2015

Anche negli affari le mode passano, ma lo stile resta. All’inizio di questo mese è stata data esecuzione all’accordo siglato lo scorso febbraio con cui Finmeccanica, società partecipata dallo Stato, ha ceduto al gruppo giapponese Hitachi il controllo di AnsaldoBreda (produzione di treni) e la Ansaldo Sts (sistemi e servizi di segnalamento e supervisione del traffico ferroviario e metropolitano).

Ansaldo Sts era partecipata al 40,07% da Finmeccanica, quotata a Piazza Affari, con buoni margini industriali e utili. AnsaldoBreda è un’azienda non quotata e perde a bocca di barile: dal 2006 al 2014 la somma cumulata delle perdite operative supera 1 miliardo di euro. A parere unanime degli analisti finanziari, AnsaldoBreda vale meno di zero e per venderla Finmeccanica avrebbe dovuto pagare il compratore e dargli, a seconda delle stime, una “dote” compresa fra minimo di 200 e un massimo di 400 milioni di euro.

Invece, Hitachi ha valutato Breda ben 30 milioni di euro: ovvero da 230 a 430 milioni in più di quello che varrebbe l’azienda che costruisce il Frecciarossa, mentre per il 40,07% di Sts il gruppo giapponese ha pagato 761 milioni, 9,5 euro per azione, un po’ meno di quanto ci si aspettava sul mercato. Un caso curioso: da un lato un grosso “regalo” sulla società in perdita, dall’altro uno sconto sul prezzo del gioiellino.

A che pro? Per Finmeccanica il conto finale non cambia: l’obiettivo era massimizzare l’incasso della cessione congiunta delle due Ansaldo. Ma poiché una non è quotata (la Breda) e l’altra sì, il modo in cui il prezzo totale (791 milioni) viene spalmato sui due cespiti fa la differenza sia per Hitachi sia per quel 60% di azionisti di minoranza Sts rispetto ai quali il gruppo giapponese ha l’obbligo di lanciare un’offerta pubblica di acquisto, alle stesse condizioni offerte a Finmeccanica.

Ma qual è il vero prezzo pagato al gruppo della difesa guidato da Mauro Moretti per le azioni Ansaldo Sts? Ipotizziamo che, forte delle sinergie industriali conseguibili da chi opera già nel settore, Hitachi sia stata in grado di limitare a 200 milioni la richiesta di una “dote” per comprare Breda. In quest’ottica, il prezzo pattuito per le due Ansaldo (cioè 791 milioni) va letto come somma fra +991 milioni (per il 40,07% di Sts) e -200 milioni (per il 100% di Breda).

Se perciò si considerano tutti i vantaggi riconosciuti al venditore, il vero prezzo pagato per ciascuna azione Ansaldo Sts ceduta da Finmeccanica è, a voler essere cauti, di almeno 12 euro euro. Il 26% in più di quello ufficialmente dichiarato e riconosciuto agli azionisti di minoranza (9,5 euro per azione). Per Hitachi il costo dell’Opa sul 60% del capitale (circa 119,869 milioni di azioni) salirebbe da 1,139 miliardi a 1,47 miliardi miliardi. La valutazione dell’intera Ansaldo Sts si attesterebbe a 2,4 miliardi contro quella ufficiale di 1,9 miliardi. Della questione è stata investita la Consob sul cui tavolo sono arrivate le istanze di alcuni fondi azionisti della società per alzare il prezzo dell’Opa, e il ministro dell’Economia, azionista di Finmeccanica, al quale è rivolta una recente interrogazione del deputato Carlo Sibilia (M5S).

Per Aistair Dormer, amministratore delegato di Hitachi Rail, «il prezzo dell’Opa è equo», e non verrà cambiato. Ma la trovata di attribuire sulla carta valutazione positiva per la Breda ha un effetto molto poco equo: scaricare sugli azionisti di minoranza di una società quotata il costo della “dote” necessaria per accompagnare la cessione di una società non quotata e in cattive acque. Mediobanca, Ubs, Citi e Deutsche Bank sono state le banche d’investimento registe dell’operazione. I salotti finanziari passano, ma lo stile resta. E si riconosce.

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In copertina, il Frecciarossa 1000 costruito nelle officine AnsaldoBreda

 

 

 

 

 

 

 

 

 

TAG: Ansaldo Sts, AnsaldoBreda, consob, Finmeccanica, Hitachi, mediobanca
CAT: Autorità indipendenti, Borsa

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