Pinguini, apostoli, uteri in affitto e amore

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13 Marzo 2016
La Natura è il più autorevole testimone dell’universalità dell’Amore.

La Natura è il più autorevole testimone dell’universalità dell’Amore.

Molti ricorderanno la meravigliosa storia d’amore, testimoniata in un documentario passato in TV, tra due pinguini maschi. La falsa femmina covava una pietra ovale grande come un uovo con lo stesso amore di una vera femmina. La Natura è il più autorevole testimone dell’universalità dell’Amore.

Nella Basilica di fronte alle mie finestre celebra una Messa sempre affollata padre ‘O’, un sacerdote plurilaureato, scrittore, letterato, pedagogo. Recita sermoni profondi in cui sono richiamati filosofi di ogni epoca e scuola, santi, apostoli, poeti e scienziati. Una voce feconda che vado ad ascoltare spesso nel mio percuotere la porta della Chiesa – e altre superfici del mondo – in attesa che nella vibrazione mi ritorni senso e gioia.

Qualche giorno fa ‘O’ ha postato su Facebook un fotomontaggio del viso di Vendola montato sul corpo di un insetto con un lapidario commento: il niente. Un gesto che ha prodotto in me un intimo orrore. Infatti è proprio riducendo la vittime a “niente” che i nazisti hanno potuto uccidere milioni di ebrei, Rom, omosessuali, disabili, avversari politici. Se riduci un uomo a un niente logicamente non hai più alcuna relazione con lui e quindi nessuna responsabilità nei suoi confronti.

Ho risposto al post citando San Paolo, Lettera a Romani, 8, 10 : “L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore”.  Mi domando perché i cristiani possono in cuor loro condannare due persone dello stesso sesso che, come i pinguini, altro non vogliono se non il frutto del loro amore e l’amore ‘per’ e ‘di’ un figlio ? Quale peccato hanno commesso gli omosessuali per venire esclusi dalla legge naturale del ricevere e dare amore? Una signora mi ha risposto: “l’amore egoista fa male” come se ci fosse qualcosa di ‘egoista’ nel volere un figlio.

Ne è nato un confronto durato un paio d’ore; alla fine tutto il thread è stato cancellato dal colto sacerdote (così ho perso tutto ciò che avevo scritto, una rabbia!) e in più mi sono beccato dello “insopportabile radical-chich”.

Io di radicale ho soltanto il modo di interrogare il testo lungo la via dionisiaca che “comporta il coraggio di strappar via i veli e le maschere con cui Apollo nasconde la realtà originaria”.

Quale è la realtà originaria da cui scaturisce l’odio per gli omosessuali ? Come mai la possibilità che una coppia omosessuale possa esprimere e vivere amore, come tutti, fa imbestialire i cristiani e, prima di loro, gli ebrei?

Sentite come sprizza odio questo passo di San Paolo, l’ebreo convertito, nella lettera a Timoteo, 1, 9-10; un passo che contiene la lista di coloro a cui sarà negato il Regno dei Cieli:

 “…gli illegali e gli insubordinati, gli empi e i peccatori, quelli privi di amorevole benignità e i profani, patricidi e matricidi, omicidi, fornicatori, uomini che giacciono con maschi, rapitori di uomini, bugiardi, spergiuri, e qualsiasi altra cosa che sia opposta al sano insegnamento.”

Dovremmo aspettare la Divina Commedia per avere un’equa gerarchia dei peccati e delle pene ma intanto non possiamo non notare l’errore di fondo: gli omosessuali (poi perché solo i maschi ?) sono equiparati a tutti coloro che hanno comportamenti devianti e antisociali; comportamenti e azioni voluti, scelti, decisi. Un omicida decide di uccidere mentre un omosessuale si ritrova nato con una psicologia contraria al genere del suo apparato sessuale. Interno ed esterno non coincidono.

Oggi sappiamo che ciò è dovuto a cause naturali e, in particolare, a una contenuta devianza dalla norma del processo di differenziazione cellulare dell’embrione. Una qualche migliaia di miliardi di cellule si differenzia per produrre un apparato genitale femminile (o maschile) mentre un’altra qualche migliaia di miliardi di cellule – quelle che formano il cervello – si differenziano in genere contrario. Non c’entra nulla la psicologia, la morale, l’educazione; non c’è alcuna perversione del soggetto. L’omosessualità non è una scelta umana ma un destino biochimico. L’omosessualità è un “errore”, una devianza della Natura. Insomma anche gli omosessuali sono figli del Creatore. Ma questo lo sappiamo oggi dopo 2.000 di progresso scientifico!

E oggi quindi non possiamo condannare gli antichi ebrei e cristiani che condannavano gli omosessuali come pervertiti ovvero come esseri umani che avevano “deciso” razionalmente, scelto di amare persone dello stesso sesso.

E’ proprio il caso di dire: “… perdona loro perché non sapevano quello che facevano.”

Ma se oggi si vuole ignorare la Biochimica per insistere nella condanna “morale” degli omosessuali, non si possono però ignorare gli amorevoli pinguini. L’omosessualità comune se non a tutti a molti primati ed uccelli, è la prova incontrovertibile di come la morale cattolica si radichi nella ignoranza. Se l’omosessualità è anche tra gli animali allora è un fenomeno naturale. Punto.

E persiste nell’errore anche Papa Francesco dicendo: “chi sono io per poter giudicare ?”

L’errore è che non c’è alcun giudizio da dare ma solo una osservazione da registrare. Qui il verbo non è “giudicare”.

Ma il capo della Chiesa Cattolica persiste nel giudizio, pur evocando la sua stessa impossibilità, proprio perché sa che ‘sotto giudizio’ sta la Natura stessa. Il ‘peccato capitale’ della Natura, creatura di Dio, consiste nel non rispecchiare la Sua perfezione. Non può esserci tradimento maggiore! La rabbia della condanna del fedele nei confronti dell’omosessuale nasce, riflette la rabbia provocata dall’assenza di segni divini visibili, di una etichetta, di un marchio di fabbrica indelebile sul ‘fatto’ mondo. La rabbia nasce dal fatto che non c’è alcuna etichetta che certifichi la provenienza e la qualità del prodotto. Il Cosmo non ha la coerenza spirituale che solo l’etichetta ‘Fatto nell’Alto dei Cieli’ potrebbe assicurargli.

E così doloranti e di cattivo umore sono i fedeli che dopo 2.000 anni di Scienza vengono a sapere che:

“per qualche ragione profonda sembra che la Natura abbia una smodata attrazione verso una contenuta devianza dal rispetto delle leggi, verso simmetrie che sono quasi, ma non del tutto perfette.”                     

Lo stesso Big Bang è il risultato dell’instabilità quantistica del Nulla ed il Nulla stesso non riesce affatto ad essere completamente nulla ma deve rassegnarsi ad esser lo scenario dei più violenti conflitti energetici della Natura, come ci insegna la Fisica Quantistica. Per non parlare poi del Cosmo stesso che altro non è se non il meraviglioso risultato di un’ineguaglianza, di una asimmetria tra materia e antimateria, entrambe simultaneamente generate dal Big Bang e immediatamente ma imperfettamente annichilitesi l’un l’altra. Non ne rimase che il nostro Cosmo fatto di materia, appunto.

La realtà è mancina, dicono i francesi e il Creatore un principiante, aggiungono i Maestri di Israele. Il Midrash narra che questa in cui viviamo è la ventiseiesima versione del Creato. Le precedenti venticinque Gli si sono sbriciolate tra le mani tanto che, nel licenziare quest’ultima, disse: “speriamo che tenga”. (intrigante questo plurale, ma questa è un’altra storia se non la Storia stessa.)

Rimane però l’abisso, la vertiginosa ed entusiasmante verticalità della domanda attorno alla ragione profonda della contenuta devianza dal rispetto delle leggi che la Natura mostra spudoratamente.

La ragione profonda è prettamente fisica, quotidiana : lavorare stanca.

La contenuta devianza è il motore immobile della continua creazione del nuovo. Solamente il diverso rinnova proprio come soltanto il dubbio alimenta la fede. L’errore, l’essere tutto leggermente fuori asse, è la geniale configurazione del reale che ne garantisce l’infinita auto-ricreazione concedendo così riposo al Creatore non solo di Shabbat.

Non c’è tzim-tzum (ritirasi del Creatore dal Creato) senza imperfezione del Creato. E il limite è sempre lì in agguato! Lo hanno superato i Buddhisti che, definitivamente scocciati dalla imperfezione e da sua sorella impermanenza, del concetto di Dio son giunti a farne economia. Quando ce vò, ce vò.

Solo l’imperfezione apre una fessura – un ‘interstizio’se vi incomoda l’allusione sessuale – da cui ‘entra in scena’ il divenire: vibrazione dell’universale nel particolare. Proprio perché qui ed ora c’è qualcosa che non quadra, dobbiamo essere sempre più in là, un imperativo categorico entrato nel nostro stesso DNA: “nel suo piano di autenticità l’uomo non è tanto un animale razionale quanto un essere che si deve superare.”

Se tutto fosse allineato, se non ci fosse la precessione degli equinozi, la sabbia tra gli ingranaggi, i pinguini che covano sassi, l’universo sarebbe immediatamente riconoscibile come opera di Dio, la Fede sarebbe Necessaria Obbedienza all’Evidente: è lo stesso tentativo di barare che ha portato al crollo del Paradiso Terrestre per insufficienza progettuale. Genesi 3,24 “E esiliò (il Signore Dio) l’uomo e pose a oriente del Giardino di Eden i cherubini e la fiamma della spada folgorante per custodire la via dell’albero della vita.”

Nell’abbagliante svelamento non sarebbe possibile per Dio celare la Sua intenzione nel cuore dell’uomo. Una volta svelata, la Sua intenzione non sarebbe strutturante percorso ma soltanto sterile imperativo categorico. Di fronte all’intenzione divina svelata l’uomo non potrebbe avanzare alcuna interrogazione circa le debolezze divine: “Dio – come si sa – ama nascondersi e in primo luogo vuole nascondere le sue debolezze”. L’uomo sarebbe uno abulico abitante della sterile verità del Regno Eterno Immutabile. Noi, gli umani, saremmo ridotti alla schiavitù di una fede senza valore perché priva della nervatura del dubbio.

E, ultima ma non minore conseguenza: se tutto fosse perfetto Dio sarebbe privato della Sua Totalità non possedendo l’Imperfezione. Il Male è dunque la Sua Ombra, insegnano i Maestri di Israele.  L’imperfezione è così condizione e sostanza della nostra libertà (e divertimento). Riconoscendola come Sua ombra possiamo capire in quale senso essenziale l’amore è il compimento di tutte le leggi. Possiamo capire anche il più inaccettabile invito del Figlio e di Buddha: “Ama il tuo nemico che ad amare il proprio amico son capaci tutti, anche gli esattori delle tasse.” Mt. 5, 43-48

Ma se l’amore è il compimento di tutte le leggi allora anche la legge che regola l’utero in affitto deve essere compiuta nel suo segno: la concessione ad altri del proprio grembo per generare la discendenza di altri deve essere gratuita, deve essere basata su una qualche forma di amore che lega la madre surrogata ai genitori impossibilitati a generare; la madre surrogata deve avere una qualche forma di inclusione nella famiglia nel senso che non può essere abbandonata al suo destino come un qualsiasi operaio espulso, per le ragioni dell’economia, dalla fabbrica. Deve essere una prestazione tutta compiuta nella dimensione dell’amore. Solo in questa dimensione riusciamo a liberarci da quella fastidiosa sensazione che si stia aprendo un nuovo mercato.

PS : Se qualche ebreo o cristiano volesse tentare una risposta, lo prego di rileggersi prima nel Libro della Genesi il primo magnifico esempio di utero in affitto. La storia la conoscete, no? E’ quella di Sara, Abramo, la schiava di Sara Agar, i suoi figli Ismaele ed Isacco e l’imbroglio perpetuato giocando sul significato delle parole. Una storia anche questa tutta imperniata sull’amore pur nella sua forma inversa di gelosia.

Fonti:

J. Evola, Ricognizioni, Ed. Mediterranee, 1985, p. 83.

J.D. Barrow, Il Mondo dentro il mondo, Adelphi, 1991, p.381

Giorgio Penzo, Giorgio Colli: un incontro di studio, Franco Angeli, 1983, p.50

Giorgio de Santilliana, Il mulino di Amleto, Adelphi, 2003

Roberto Calasso, I 49 gradini, Adelphi, 1991

TAG: "amore" "omosessualità" "utero in affitto", crisi, politica
CAT: Bioetica

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