Caro Pignatone, per noi cittadini archiviare Renzi-De Benedetti è uno scandalo

13 Gennaio 2018

Gentile dottor Pignatone,

forse concorderà sull’opportunità che in una piena democrazia gli scandali vengano in superficie. E appaiano nitidi ai cittadini perché se ne possano fare una ragione, comprensibilmente per quel che riescono e possono. Al passo tratto dal vangelo di Matteo – «necesse est enim ut veniant scandala» ne segue infatti l’immediato ricasco: «verumtamen vae homini per quem scandalum venit», che è poi un “guai all’uomo” che se ne macchia. Possiamo dunque concludere che in termini di equità sociale, nella vicenda Renzi-De Benedetti questo evangelico precetto è stato rispettato? No. La richiesta di archiviazione da parte della Procura che Lei dirige, che con tutta probabilità diverrà a breve archiviazione definitiva, è semplicemente uno scandalo.

Questo non significa affatto che le tavole della legge e del diritto siano state violate – sappiamo bene del rigore che anima il suo procedere – ma questa archiviazione è uno sfregio alla legge dell’uomo comune, del cittadino che pensa e che vede, che valuta, e che un giorno dovrà condensare molte delle sue riflessioni nell’unica, libera, espressione che gli resta: il voto. Del resto, legge (la vostra) e democrazia non sono affatto rette che viaggiano parallele, spesso si incrociano, si scontrano, si guardano in cagnesco, litigano. Nel caso della telefonata in questione tra il presidente del Consiglio e un noto finanziere della Penisola, editore di giornali importanti (oggi con ritardo Repubblica si dissocia dalle azioni spericolate di De Benedetti), questo scollamento è del tutto evidente: a noi pare solare, per tempi e per fatti, che quella telefonata configuri un colossale quanto palmare “Insider trading”, a voi è sembrata priva di elementi penalmente rilevanti. Bene così. Anzi, male così.

Le ragioni dell’ingegner De Benedetti, raccontate in questi giorni agli organi di stampa, sono semplicemente surreali, siamo al punto che per depotenziare il valore di quella “rivelazione” renziana il finanziere si difenda con l’esiguità dell’investimento. In buona sostanza, non si sarebbe fidato neanche di Renzi, altrimenti in luogo di 5 milioni ne avrebbe messi chissà quanti di più. Credevamo ingenuamente fosse il cuore di un nostro articolo di pochi giorni fa, quando tra modesto cazzeggio e fantasia ci eravamo spinti a definire, quello dell’Ingegnere, “braccino corto” rispetto magari a un Warren Buffett che, grazie a quell’insider, avrebbe messo sul tappeto una sagomata di miliardi di dollari, guadagnandone di conseguenza. Non ci aspettavamo davvero che il nostro cybercazzeggio si trasformasse nella difesa ufficiale di Carlo De Benedetti.

Ci siamo chiesti, dottor Pignatone, e ve lo sarete chiesti certamente anche voi, cosa sarebbe successo in America nelle medesime condizioni. Nelle due direzioni possibili. Ci siamo chiesti come avrebbe agito il Congresso americano rispetto alle azioni di un presidente che, nel corso di una telefonata con un finanziere del Paese, “rivela” un dato così oggettivamente sensibile. E ci siamo chiesti, naturalmente, se i membri avrebbero passivamente subito le giustificazioni del medesimo, delle quali la più strutturata è stata: «Eh, ma ne parlavamo tutti, anche agenzie di stampa e giornali». Ci siamo chiesti, magari, se questa risposta non avrebbe mancato di stuzzicare anche il vecchio Letterman che proprio in queste ore è tornato tra noi. Ci siamo chiesti, e questa è l’altra direzione, come avrebbe agito la Sec, l’autorità americana che si occupa di Borsa, in presenza di un De Benedetti locale che in meno di un amen e grazie a una telefonata con un rilevantissima personalità politico-istituzionale del Paese, investe e guadagna una cifra rilevante. Avrebbe archiviato la Sec, dottor Pignatone? Già, ma lì è l’America e adesso c’è Trump.

Caro dottor Pignatone, dovrà riconoscere anche un altro dato sensibile in tutta questa storiaccia. Che certi mestieri sono troppo delicati e sensibili per essere messi nelle mani delle “creature”. Nelle mani di un presidente del Consiglio che per leggerezza, per spacconeria, per estrema superficialità, e qui ci mettiamo tutte e solo ragioni “lievi” sapendolo assolutamente perbene, mette nelle mani di un finanziere che sta facendo il suo, un’informazione di quella portata. Di cui si parlava, verissimo, ma che se viene confermata dal numero uno assume, converrà, tutto un altro sapore. Per concludere, egregio Procuratore, che una leggerezza del genere, fatta da lei per gli argomenti che le sono consueti, le sarebbe costata posto e reputazione. Ma sappiamo anche che questo non potrà avvenire. Buoni giorni e buon lavoro, dottor Pignatone.

TAG: Carlo De Benedetti, michele fusco
CAT: Borsa, Partiti e politici

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