L’addio di Gigi Buffon. E gli altri 25 migliori portieri della storia

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22 Novembre 2017

La delusione per la sconfitta con la Svezia è stata troppo forte. Tramontato il sogno di chiudere la carriera disputando il sesto mondiale della sua carriera, impresa mai riuscita a nessuno, Gigi Buffon ha scelto di lasciare il calcio a fine anno, comunque vada a finire la stagione della Juventus. Il tempo passa per tutti e, dopo la recente uscita di scena di Totti, il calcio italiano sta per perdere un’altra delle sue icone. Buffon è stato senza dubbio il miglior portiere di tutti i tempi, sebbene queste classifiche siano fortemente influenzabili dall’arbitrarietà e della simpatia. Eppure, mettendo in fila i 25 migliori portieri della storia, ci sembra più che adeguato collocare il “Superman” azzurro in cima. Ma chi sono gli altri? Scopriamolo insieme:

LA TOP 25 DEI MIGLIORI PORTIERI DI SEMPRE:

1) Buffon (Italia)
2) Yashin (URSS)
3) Zamora (Spagna)
4) Zoff (Italia)
5) Schmeichel (Danimarca)
6) Banks (Inghilterra)
7) Casillas (Spagna)
8) Neuer (Germania)
9) Chilavert (Paraguay)
10) Kahn (Germania)
11) Maier (Germania)
12) Zenga (Italia)
13) Pfaff (Belgio)
14) Zubizarreta (Spagna)
15) Gilmar (Brasile)
16) Preud’homme (Belgio)
17) Shilton (Inghilterra)
18) Higuita (Colombia)
19) Campos (Messico)
20) Dasaev (URSS)
21) Peruzzi (Italia)
22) Fillol (Argentina)
23) Jennings (Irlanda del Nord)
24) Southall (Galles)
25) Grosics (Ungheria)

Conosciamoli uno per uno:

25) Gyula Grosics (Ungheria – nato nel 1926/deceduto nel 2014)

Era il numero 1 dell’Honved e della nazionale magiara che negli anni Cinquanta esprimeva il miglior calcio del mondo. Veniva soprannominato “la Pantera Nera” per il suo look dark tra i pali. Nel 1952 la sua Ungheria vinse l’Oro alle Olimpiadi di Helsinki e l’anno dopo sconfisse con un indimenticabile 6-3 la favoritissima Inghilterra: in quella che venne soprannominata “la partita del Secolo”, la squadra dei Tre Leoni subì la sua prima sconfitta interna contro un’avversaria non britannica. Arrivati al Mondiale ’54 con una striscia positiva che durava da quattro anni, gli ungheresi erano da tutti considerati la squadra da battere. Ci sono riusciti solo i padroni di casa della Germania Ovest, che per aggiudicarsi il trofeo hanno avuto bisogno di quello che è passato alla storia come “Il miracolo di Berna”: Fritz Walter e compagni sono passati dallo 0-2 dei primi minuti al 3-2 finale, con una rimonta che in molti ha fatto nascere sospetti di doping.

 

24) Neville Southall (Galles – 1958)

La sua fama è quasi interamente dovuta ai 17 anni trascorsi a difendere i pali dell’Everton, club con il quale ha vinto due campionati, due F.A. Cup, tre Charitiy Shield e la Coppa delle Coppe del 1985. Se non fosse stato per la tragedia dell’Heysel e la conseguente squalifica delle squadre inglesi, avrebbe potuto giocarsi anche la Supercoppa Europea contro la Juventus. Ciò nonostante, è tuttora un simbolo vivente dei “Toffees” i cui tifosi lo hanno più volte votato come loro idolo di tutti i tempi. Avrebbe sicuramente vinto molto di più se non fosse stato per la sua appartenenza a una nazionale modesta come quella gallese, della quale è stato anche c.t. (seppure per una sola gara) quando ancora non aveva smesso di giocare.

 

23) Pat Jennings (Irlanda del Nord – 1945)

Nella sua lunghissima carriera, ha collezionato un totale di oltre 1.000 presenze, delle quali 119 con la nazionale nordirlandese, debuttandovi insieme al mitico George Best. Ha preso parte a due mondiali: quello del 1982 e quello del 1986, nel quale ha chiuso la serie giocando l’ultima partita internazionale all’età di 41 anni, contro il Brasile. Il suo nome è principalmente legato alla militanza nei due club londinesi separati da una feroce rivalità: prima il Tottenham e poi l’Arsenal. Con gli “Spurs” ha vinto due F.A. Cup, una Charity Shield, due Coppe di Lega, una Coppa Uefa e anche una Coppa di Lega italo-inglese, manifestazione che si svolgeva negli anni ’60 e ’70. Dopo il clamoroso passaggio ai “Gunners” ha allungato il curriculum con un’altra coppa nazionale.

 

22) Ubaldo Fillol (Argentina – 1945)

E’ stato il portiere della “Selecciòn” campione del mondo nel 1978, dopo aver conquistato il posto da titolare ai danni del più quotato Hugo Gatti. Ha poi preso parte anche al successivo mondiale del 1982, nel quale però Maradona e compagni caddero nei quarti contro il Brasile di Zico e l’Italia di Rossi, destinata a vincere il titolo contro ogni pronostico. In entrambe le edizioni della Coppa del Mondo, Fillol si fece notare per l’inconsueto numero di maglia: rispettivamente il 5 e il 7, a causa della scelta di assegnarli in ordine alfabetico che portò ad attribuire ad Osvaldo Ardiles, centrocampista, la casacca numero 1. A livello di club, con il River Plate ha vinto un totale di sette trofei nazionali, per poi giocare anche con Argentinos Juniors e Flamengo. Nel 1985 ha vinto la Supercoppa di Spagna con l’Atletico Madrid e nel 1988 quella Sudamericana con il Racing Club.

 

21) Angelo Peruzzi (Italia – 1970)

Cresciuto nel vivaio della Roma, è arrivato alla prima squadra, con la quale ha vinto una Coppa Italia. Dopo la squalifica per doping (per il famoso “caso Lipopill”), ha avuto una seconda chance da parte della Juventus e l’ha sfruttata alla grande: in otto stagioni tra i pali bianconeri ha vinto Coppa Intercontinentale, Champions League, Coppa Uefa, Supercoppa Europea, tre Scudetti, due Supercoppe italiane e un’altra Coppa Italia. Dopo la breve parentesi all’Inter, ha giocato sette anni nella Lazio, vincendo ancora Coppa Italia e Supercoppa italiana. Campione d’Europa con la nazionale Under 21 nel ’92, nella rappresentativa maggiore è stato ostacolato da vari infortuni. Questo, però, non gli ha impedito di partecipare al trionfo di Germania 2006, seppur da terza scelta.

 

20) Rinat Dasaev (Unione Sovietica – 1970)

Indicativo il suo soprannome: “La cortina di ferro”, con evidente riferimento sia alla sua impenetrabilità, sia al contesto politico internazionale degli anni ’80, nel quale ebbe il suo massimo spolvero. Dasaev era infatti il portiere dell’URSS sia ai mondiali ’82 e ’86 (sovietici sempre eliminati nei quarti di finale), sia a Euro ’88, dove la squadra del Colonnello Lobanovski si arrese soltanto in finale contro l’Olanda. La prodezza balistica con la quale Van Basten sancisce il definitivo 2-0, dopo il vantaggio di Gullit, è giustamente considerata come una delle reti più spettacolari nella storia del calcio. A Italia ’90 prende parte al suo terzo mondiale, ma nel corso del torneo perde il posto da titolare, scavalcato da Uvarov. Ha chiuso la carriera a Siviglia, dove però accusa un evidente calo di rendimento e soffre anche sul piano personale: dopo il divorzio e un periodo di forte depressione, vive per qualche tempo da vagabondo. Oggi per fortuna sta bene e fa parte del comitato organizzatore del mondiale di Russia 2018.

19) Jorge Campos (Messico – 1966)

E’ stato un grande portiere, ma, nello stesso tempo, anche… un ottimo centravanti! La sua incredibile storia si trova CLICCANDO QUI

 

18) Renè Higuita (Colombia – 1966)

E’ stato uno dei personaggi più discussi del calcio internazionale negli anni ’90, anche per vicende extracalcistiche come la detenzione per aver fatto da mediatore in un sequestro e l’uso di cocaina che gli è costato una squalifica per doping. Anche sul campo, non mancava di farsi notare per stranezze come il folle “colpo dello scorpione”, diventato un suo vero e proprio marchio di fabbrica. La disinvoltura nel giocare di piedi, anche avventurandosi fuori area, gli è costata una papera indimenticabile a Italia ’90, quando il suo errore ha regalato un gol facilissimo al camerunense Roger Milla. Con i piedi, però, ci sapeva fare davvero: grazie alla sua abilità nel tirare rigori e punizioni, ha segnato oltre 45 gol in carriera.

 

17) Peter Shilton (Inghilterra – 1949)

Tutti lo ricordano per la brutta avventura che gli capitò al mondiale di Messico ’86, contro un Maradona davvero scatenato. Il numero 10 argentino prima lo beffò con il famoso tocco di mano non visto dall’arbitro e poi raddoppiò realizzando quello che viene unanimemente riconosciuto come il gol più bello di tutti i tempi, dopo aver dribblato mezza nazionale inglese. Quarto a Italia ’90, il suo terzo mondiale dopo l’esordio a Spagna ’82, Shilton a livello di club detiene il record di 1.005 presenze di campionato, con almeno 100 partite in cinque degli otto club in cui ha militato. Il suo periodo migliore è stato senza dubbio quello col Nottingham Forest, con cui ha vinto due Coppe dei Campioni, una Supercoppa Europea, un campionato, due Coppe di Lega e una Charity Shield.

 

16) Michel Preud’homme (Belgio – 1959)

Vincitore di due campionati con lo Standard Liegi, ha sfiorato il successo in Coppa delle Coppe, perdendo in finale col Barcellona. Si è ampiamente rifatto col suo passaggio al Malines, visto che le sue parate hanno contribuito a portare nella bacheca giallorossa proprio la Coppa delle Coppe, seguita dalla Supercoppa Europea e da un altro titolo nazionale. Passato al Benfica, ha vinto anche la Coppa del Portogallo. Con la nazionale belga ha vinto la medaglia d’argento agli Europei giocati in Italia nel 1980 ed è stato premiato come miglior portiere del Mondiale USA ’94, sebbene la sua squadra fosse uscita negli ottavi.

 

15) Gilmar (Brasile – 1930/2013)

Ha difeso la porta della “Seleçao” in tre mondiali consecutivi: 1958, 1962 e 1966. I primi due si sono conclusi in maniera trionfale, con il Brasile Campione del Mondo sia in Svezia che in Cile e Gilmar primo e tuttora unico portiere titolare a fare il bis nella storia della manifestazione. Il terzo mondiale in Inghilterra è finito precocemente, con i verdeoro fuori al primo turno dopo aver trovato un girone di ferro con l’Ungheria e il Portogallo di Eusebio. Inframezzati ai mondiali, ci sono stati anche i successi nella “Taça de Atlantico” disputata nel 1956 e nel 1960. A livello di club, Gilmar ha vinto tre campionati con il Corinthians e un totale di 14 trofei con il Santos.

 

14) Andoni Zubizarreta (Spagna – 1961)

E’ una delle leggende viventi del calcio iberico, grazie ad un curriculum che annovera sei campionati spagnoli conquistati con Athletic Bilbao (due) e Barcellona (quattro), tre Coppe del Re (una coi baschi e due con gli azulgrana), tre Supercoppe nazionali (sempre una a Bilbao e due a Barcellona), più tre successi internazionali con il club catalano: Coppa dei Campioni, Coppa delle Coppe e Supercoppa europea. Inevitabilmente, nel corso della sua lunga carriera gli alti si sono alternati ai bassi. Ad esempio nel 1994, quando prima il suo Barcellona è stato travolto dal Milan nella finale di Champions con uno storico 4-0 e poi al mondiale americano (il quarto della sua carriera), quando una sua papera costò alla Spagna il k.o. contro la Nigeria. Tuttavia, le 126 presenze con le Furie Rosse, di cui 16 ai mondiali e con la partecipazione a tre Europei, ne fanno una vera e propria icona nazionale.

 

13) Jean-Marie Pfaff (Belgio – 1953)
Si è affermato in patria con il Beveren, passando dalla vittoria della seconda divisione ai successi nella massima serie e nella coppa nazionale. Trasferitosi al Bayern Monaco, ha vinto tre titoli della Bundesliga consecutivi (dal 1985 al 1987), oltre a due coppe di Germania e a una Supercoppa nazionale. Nel 1987, suo anno di grazia, è stato eletto dall’IFFHS come miglior portiere del mondo. In nazionale ha debuttato nel 1976, per poi disputare da titolare Euro ’80, nel quale il Belgio ha perso la finale contro la Germania Ovest. Al mondiale ’82 il Belgio è arrivato primo nel girone che comprendeva anche l’Argentina di Maradona, ma poi è uscito nella seconda fase a gruppi contro Polonia e URSS. Quattro anni dopo, in Messico, Pfaff è stato decisivo nel superamento dei quarti ai danni della Spagna, battuta ai rigori. In semifinale, però, Maradona si è vendicato del 1982 con una straordinaria doppietta e il Belgio (battuto anche dalla Francia) si è dovuto accontentare del quarto posto, comunque il suo miglior risultato di sempre.

 

12) Walter Zenga (Italia – 1960)

Premiato come miglior portiere del mondo per tre anni di seguito, dal 1989 al 1991, si è classificato terzo nella classifica IFFHS sia nel 1987 che nel 1988, marchiando nettamente un’epoca nella quale è anche arrivato 12° nella graduatoria del Pallone d’Oro. Bandiera dell’Inter dal 1982 al 1994, in nerazzurro ha disputato 473 partite, vincendo uno Scudetto, una Supercoppa italiana e due Coppe Uefa. Sono 58 le sue presenze totali in nazionale. Terza scelta dietro Galli e Tancredi a Messico ‘86, è diventato titolare a Italia ‘90, dove è rimasto imbattuto per 517 minuti consecutivi, record assoluto della competizione. Il suo primo e unico errore, però, è costato carissimo: il gol di Caniggia ha impedito all’Italia, sconfitta ai rigori, di accedere alla finale.

 

11) Sepp Maier (Germania – 1944)

Ha dedicato tutta la sua carriera al Bayern Monaco, mettendo in fila ben 473 partite in Bundesliga. Di queste, 422 sono state consecutive, un record ancora imbattuto. Con il club bavarese ha vinto davvero tutto: la Coppa Intercontinentale, tre Coppe dei Campioni, una Coppa delle Coppe, quattro campionati tedeschi e quattro coppe di Germania. Ha difeso per 95 volte la porta della nazionale, dal 1966 al 1979. Ha vinto l’Europeo del 1972 e il mondiale del 1974. Ha preso parte a un totale di quattro edizioni di Coppe del Mondo, arrivando secondo nel 1966 (ma da riserva), terzo nel 1970 e finendo la corsa al secondo turno nel 1978. A Euro ’76 è arrivato di nuovo in finale, ma la Germania Ovest ha perso ai rigori contro la Cecoslovacchia. Storico il “cucchiaio” rifilatogli da Panenka, inventore del modo di calciare i penalty che poi sarebbe stato imitato anche da Totti, Pirlo e diversi altri.

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CAT: calcio

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