Tutta colpa di Farinetti

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24 Giugno 2017

Mi ricordo dei tuoi applausi in Pescheria, a Rialto, al termine della presentazione de Il paese dei coppoloni, un paio d’anni fa. Dopo aver cantato le lodi dell’enogastronomia dell’Italia profonda, Vinicio Capossela aveva fatto il suo proclama: «Farinetti è la più gran disgrazia che potesse capitarci». La più gran disgrazia sarebbe, credo – tocca interpretare, perché Vinicio la sua critica non l’ha esplicitata – il modello Whole Foods Market, cui Farinetti si è evidentemente ispirato. Il chilometro zero di Petrini trasportato migliaia di chilometri lontano, a prezzi non da mercato di paese, ma da Harrods o Grande Épicerie. Di certo il sottoscritto non può permettersi di far la spesa in quei luoghi – al contrario di te, che a Rialto applaudivi e che compri a peso d’oro la verdura dal Gruppo di Acquisto Solidale e il vino “biodinamico” dal vignaiolo armato di corno di vacca. Per me Eataly rimane niente più che un piacevole diversivo nel corso delle mie visite a Roma, Genova o Torino – all’ex Smeraldo a Milano non credo metterò mai piede, la tristezza dei teatri divenuti altro è troppo grande da sopportare –  ed essendo abituato alla ristorazione di una città costosa e votata unicamente al turismo, trovo che i «ristorantini» di Eataly offrano un accettabile rapporto qualità-prezzo. Senz’altro migliore di quello dei tuoi ristoranti preferiti. Sì, parlo proprio dei ristoranti dei tuoi amici. «Ok, ma almeno loro non…». Lo so, hai applaudito anche Marta Fana e tutti quelli che se la prendono col Farinetti padrone delle ferriere. Accusato di sottopagare i dipendenti, di non assumerli tutti in pianta stabile e di lasciare a casa i meno disposti a chinare il capo. Bene. La prossima volta che andrai al ristorante veg-etno-fusion del tuo amico, chiedigli il perché di quella branda in cucina. E’ per il bengalese che il sabato, dopo aver cucinato per dodici ore, si ferma a fare le pulizie fino alle due di notte, e ha rinunciato a tornare a casa, dove gli resterebbero appena tre ore di sonno. Già che ci sei, chiedi al tuo amico dei «contrattini» delle cameriere. Chiedigli perché la loro paga arrivi sempre diversa e mai a scadenze regolari. Chiedigli delle mance divise al 50% con lui. Chiedigli insomma perché debbano condividere il rischio d’impresa del padrone per una paga oraria più bassa di quella di Eataly. Quando chiederai ai tuoi amici tutte queste cose, sarò io ad applaudire te.

TAG: eataly, grande distribuzione, oscar farinetti, radical chic, ristorazione, sfruttamento, venezia, vinicio capossela
CAT: cibo & vino, Imprenditori

Un commento

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  1. silvia-bianchi 7 anni fa

    A me il “così fan tutti” è sempre sembrato l’opposto di una giustificazione: al contrario, proprio il fatto che “così fan tutti” è il motivo principale per ribellarsi (mi spiace, ma il trucchetto di additare l’ipocrisia altrui non funziona)

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