Anche a Disabilandia si tromba!

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1 Ottobre 2017

Se vi è venuta voglia di leggere un libro che parli di disabilità in modo non convenzionale e addirittura divertente, A Disabilandia si tromba di Marina Cuollo è il libro che fa per voi!

Napoletana, classe 1981, Marina Cuollo convive dalla nascita con la sindrome di Melnick-Needles, una malattia molto rara (solo un centinaio di casi in tutto il mondo) che provoca tra le altre cose displasia scheletrica (cioè l’incurvamento delle ossa lunghe del corpo). Costretta su una sedia a rotelle, la Cuollo si occupa da alcuni anni di discriminazioni e pregiudizi legati al mondo della disabilità fisica, e ha voluto scrivere questo libro, pubblicato da Sperling & Kupfer, per «rompere gli schemi e sconfiggere molti dei cliché e dei pregiudizi sulla disabilità» (così recita il risvolto di copertina). Scritto in modo sarcastico e spassosamente cinico, A Disabilandia si tromba è un libro che parla innanzitutto di etichette e di categorie. Le etichette sono quelle che i “normali” appiccicano addosso ai disabili (ma anche quelle che i disabili si appiccicano addosso da soli), e le categorie sono quelle nelle quali l’autrice suddivide – in modo deliziosamente ironico e politically in-correct, andando al di là di ogni luogo comune e di ogni pietismo – i normodotati e i disabili: se tra i primi abbiamo ad esempio l’Homo misericordiosus (quello che pensa che la vita di un disabile debba essere per forza una terribile tragedia, e che si sente in obbligo di “investirlo” con il suo sostegno e la sua pietà) e il Tuttologo (quello che è sempre aggiornatissimo – grazie a Wikipedia e a Dr. House – su tutte le malattie possibili e immaginabili), tra i secondi vanno menzionati il Disabile stracciapalle (quello che si piange addosso sempre e comunque, esternando continuamente il proprio malessere esistenziale), il Messiah (quello che «riconosce nella disabilità il volere divino, al punto da sentirsi portatore prediletto della parola del Signore», arrivando a chiedere a Dio che le sue sofferenze vengano aumentate e a «demonizzare qualunque comportamento non sia di sofferenza») e anche il Falso invalido, che secondo la Cuollo «qualunque sia la falsità che decide di vestire, ha una e una sola caratteristica principale: è uno stronzo fatto e finito». Come se non bastasse, la Cuollo dà pure degli esilaranti consigli per scrollarsi di dosso i rappresentanti di ogni categoria e i loro fastidiosi comportamenti (ad esempio il Messiah va scandalizzato parlando di sesso).

Successivamente l’autrice affronta il tema degli ausili (nel senso di utensili e accessori) mettendo simpaticamente a confronto quelli per normodotati con quelli per disabili (ad esempio «scarpe vs carrozzina»), per poi fare una carrellata semiseria sulle evoluzioni che il concetto di disabilità ha subìto nel corso della storia. Infine, nell’ultima parte del libro la Cuollo si focalizza sul rapporto tra i disabili e ciò che li circonda e li riguarda da vicino, dai viaggi (rimarchevole la «Piccola guida ai luoghi illuminati d’Italia», un breve elenco di monumenti e altri luoghi di interesse a Roma, Milano e Napoli che sono accessibili ai disabili) alla famiglia e al lavoro, passando per le amicizie e le «relazioni trombo-sentimentali» (perché, come dice il titolo del libro, anche i disabili scopano).

La rilevanza di A Disabilandia si tromba sta nel suo trattare l’argomento disabilità rinunciando agli schemi e ai preconcetti che solitamente infestano e sovraccaricano tale argomento, facendo altresì a meno del filtro di buonismo attraverso il quale di solito si guardano i disabili (il libro della Cuollo ci insegna che pure tra i disabili sono diffuse qualità negative come egocentrismo, arroganza e chiusura mentale). Ma questa opera è interessante anche per lo stile adottato dall’autrice, uno stile brioso, politicamente assai scorretto e divertente, che permette al lettore di entrare in un tema importante, sempre attuale e fin troppo ammantato di seriosità, facendosi quattro belle risate.

TAG: A Disabilandia si tromba, Disabilità, Marina Cuollo, Sindrome di Melnick-Needles, Sperling & Kupfer
CAT: costumi sociali

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