Un libro contro il razzismo culturale

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10 Febbraio 2018

Esiste un razzismo politico e un razzismo culturale, nel primo caso si tratta di una posizione che utilizza o strumentalizza il termine al di là della ragione o delle  convinzioni personali, nel secondo caso, invece, sono soprattutto le convinzioni intime, sedimentate e filtrate attraverso una lunga formazione, e i contesti ambientali vissuti che lo determinano.

La loro identificazione appare, a chi ha voglia di affrontare il problema, imprescindibile perché le terapie da adottare per avviarne il contrasto sono profondamente diverse. In particolare, è il razzismo culturale quello che deve far paura proprio per il forte radicamento originario e per il lungo accumulo educativo di cui è evidente prodotto.

Nel nostro Paese, per fortuna, di razzismo culturale, difficilissimo da sradicare per le profonde fondamenta su cui poggia, a tutt’oggi non sembra essercene anche se alcuni segnali, prodotti dalla enorme confusione generata anche dal razzismo politico, fanno temere un suo lento ma deciso radicamento.

Ecco allora l’urgenza di fare tesoro della situazione presente per adottare delle politiche in grado di mettere in atto un’azione di reale contrasto. In questo senso la scuola può svolgere una grande funzione per spegnere i possibili e, perfino, probabili focolai di razzismo.

Come farlo ?

Un contributo in questo senso può darlo la funzione educativa che esercita la lettura di un libro. Mi riferisco a quei libri di valore che producono con i loro messaggi gli anticorpi necessari.

Questo discorso, l’ho voluto fare per introdurre e riproporre, in tema, un libro cult che dalla data di pubblicazione, nell’ormai lontano 1960, non ha mai cessato di far discutere.  Parlo de “Il buio oltre la siepe” di Harper lee, un romanzo che adottando una scrittura aliena da virtuosismi, ci racconta della condizione del sud, siamo nel 1935, a quasi cent’anni dalla guerra di secessione che ha sancito, almeno formalmente, la fine della schiavitù in America.

“Il buio oltre la siepe” riesce a darci un’idea precisa dell’odio razziale e delle ingiustizie sociali presenti nella quiete della  provincia  americana, di Maycombe una cittadina dell’Alabama; ma anche a darci speranza per la presenza di uomini, è il caso di Atticus, coraggioso avvocato che sfida, in modo composto e mai travalicando i limiti della legalità, i pregiudizi ed i radicati luoghi comuni. Un libro che riesce a far percepire e a far provare disgusto per le manifestazioni tragiche di certe situazioni contribuendo così a dare un contributo forte alla lotta al razzismo culturale. Un libro dunque di grande attualità che potrebbe essere proposto come strumento educativo anche nel nostro Paese.

E torniamo al discorso d’avvio.

Per combattere il razzismo culturale è sicuramente necessario partire dalle scuole, magari strappando un po’ di tempo alle attività extrascolastiche per dedicarlo proprio alla lettura guidata di libri come il romanzo di Harper Lee. Una lettura che, è sarà questo il compito del docente, da far percepire piuttosto che come dovere come esigenza personale e intima dello stesso studente-lettore.

Un compito difficile che, per il docente cui si intesta il compito, si tratterebbe di un’attività che richiede preparazione e impegno, anche perché significherebbe uscire dall’attività di routine, ma credo che in questo difficile momento ne valga sicuramente la pena.

TAG: america, educazione scolastica, libri cult, razzismo
CAT: diritti umani, Letteratura

Un commento

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  1. guido-rietti 6 anni fa

    Ha ragione, “Il buio oltre la siepe” è un grande libro, fonte di riflessione su moltissimi temi, non solo il rapporto con i neri che al Sud erano schiavi, ma anche la consapevolezza di sé e delle particolari regole del proprio piccolo (o grande) mondo. Di sicuro lascia trasparire il razzismo culturale, e non per niente nei programmi scolastici americani è una lettura molto presente (trumpismo permettendo.
    Dubito che in Italia il “razzismo culturale” sia assente, esso è sempre associato a ignoranza e pregiudizi. Ma sono d’accordo sull’importanza dell’educazione, fatta non solo da letture scolastiche ma da comportamenti visibili (associazionismo, volontariato diffuso) e da regole più vincolanti per la comunicazione mediatica (ad esempio dando regole alle TV private sull’uso del bene pubblico che hanno avuto in concessione).

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