Mediterraneo? Oil Nostrum

14 Febbraio 2018

Passa sotto relativo silenzio stampa la notizia del blocco di una nave Saipem, la 12000, per opera della Marina Militare Turca. La nave è parte integrante della piattaforma dell’ENI diretta a Cipro per trivellazioni su licenza del governo di Nicosia. L’ENI non è sconosciuta nell’area del mediterraneo Orientale, è presente a Cipro dal 2013 e gode di sei licenze concesse dalla repubblica di Cipro nelle acque economiche di sua esclusiva (Blocchi 2, 3, 6, 8, 9 e 11), di cui cinque in qualità di operatore. In gioco il mega-giacimento Calypso.

Questa la cronaca. Ma dietro c’è un backstage molto intrigante. Una spy-story che vede coinvolti alcuni noti protagonisti : Turchia, Cipro, Israele, Libano, Italia, Russia con una oil storytelling  che vede lo scacchiere mediterraneo al centro di molte attenzioni. In principio fu Obama con la sua Primavera Araba, un lungo esplodere di fermenti politici, sociali, economici in Algeria, Tunisia, Libia, Siria, una miccia accesa per il petrolio. In questo palcoscenico si sono avvicendate iniziative di oil transfer (South Stream, Nabucco, la contestazione dell’altra pipeline la Trans-Adriatic Pipeline, TAP con la vicenda di Melendugno, la promozione del Turkish Stream) e vari protagonisti di cui due, Erdogan e Putin, più che mai presenti. Non solo ma anche uniti da un fortissimo legame: fare dell’energy power il collante per governare il Mediterraneo e l’intero scacchiere Medio-orientale. Il terzo c’è sempre, è italiano, indefettibile uomo d’affari. Il suo nome è Berlusconi.

Putin e le super Holding Rosneft e Gazprom, giocano in contemporanea un’altra partita a scacchi, quella dell’Artico e del Mare di Barents (http://www.frontiere.eu/partita-poker-nellartico-la-posta-greggio-gas/) ma questo non riduce il loro impegno nel Mediterraneo.

Le aree off-shore dei giacimenti nel MO

Il quale mare è una sede di ricchissimi giacimenti. Come il super-giant di gas rilevato a Zohr, nello Shorouk, offshore dell’Egitto a circa 190 chilometri a nord di Port Said, con una potenzialità di oltre 850 miliardi di metri cubi di gas. Bisogna dare atto alla nostra ENI di averlo individuato e scoperto nel 2015 e successivamente di aver ottenuto una quota di partecipazione del 60%, da condividere con Rosneft il 30% e BP il 10%, senza dimenticare ( era la regola d’oro di Mattei) il paese ospite. Infatti  la gestione avviene mediante la Petrobel, società di cui cointestatarie sono ENI ed Egyptian General Petroleum Corporation (Egpc), che rappresenta Petroshorouk, a sua volta compagnia gestita pariteticamente da ENI e dalla società di stato Egyptian Natural Gas holding Company (Egas).

Ma lo scacchiere ha altre prerogative. Il Leviathan, ad esempio, che  contiene altri 680 miliardi di metri cubi di gas, nelle acque offshore di Israele. E qui entra in gioco il Poseidon. (http://www.frontiere.eu/9673-2/ partita a scacchi nel Mediterraneo : il Poseidon).

Il novo gasdotto EastMed. Dal sito IGI-Poseidon

Anche in questo caso l’Italia è presente. La progettazione e costruzione sono di competenza della IGI Poseidon, joint venture della società italiana Edison e della società greca Depa. Il gasdotto, denominato EastMed, al termine della costruzione avrà una portata di ben 16/20 miliardi di metri cubi di gas/anno dal bacino levantino. Avrà la sorgente nel tratto di Mediterraneo tra Libano, Israele e Cipro in direzione Grecia e Italia. L’anno di esercizio definitivo è fissato nel 2025. La sua portata a regime consentirà l’afflusso di gas & greggio pari al 5% del consumo annuale dell’UE, ma ciò significa anche compensare i 100 miliardi di metri cubi all’anno che l’UE acquista dalla Russia (Andrew Rettman, EuObserver.com, 6 dicembre 2017).

Il gasdotto presenta costi elevati, pari a oltre 4 miliardi di euro, sia pure con un contributo della UE di 2 miliardi di euro in conto della sicurezza energetica. Con i suoi 1.900 km è, al momento, la più lunga pipeline sottomarina al mondo e quindi presenta pari problematicità di tipo ambientale, basti immaginare un lunghissimo tunnel in fondo al Mediterraneo a rischio quotidiano di sversamenti.

Le implicazioni politiche

È il tragitto del nuovo gasdotto che induce a riflessioni di ordine geopolitico. Il tragitto sembra evitare le coste turche, quasi a conferma che il fascio degli oleodotti che attraversa quella nazione sia considerato a “rischio politico”. Inoltre questo gasdotto sembra la risposta politica al suo omologo del Nord, il North Stream II, il cui tragitto evita accuratamente le coste del Nord Europa, specie quelle polacche e danesi nella sua traiettoria verso lo sbocco tedesco, nel distretto di Greifswald.

La seconda considerazione riguarda i Paesi promoter. Appare evidente che nella situazione attuale del MO, nessuno dei Paesi promotori avrebbe sviluppato questo progetto, senza l’approvazione tacita o esplicita dell’amministrazione statunitense. Ecco dunque che si ripresenta un quarto protagonista, gli USA di Trump.

La terza considerazione è che appare improbabile che il Governo italiano non ne fosse a conoscenza. Visto che l’Ente nazionale di riferimento, l’ENI, non è interessata nel progetto, se ne fa carico la IGI Poseidon, società in joint al 50% tra Edison e la greca Depa. Il Governo italiano conosce benissimo la vicenda e il ministro MISE Calenda ha dichiarato a Roma:“… la diversificazione e la qualità delle nostre fonti energetiche sono fondamentali per il Paese e la sua competitività”, come dire “Diversifichiamo le fonti e con esse le industrie italiane coinvolte…”Ciò significa che il ruolo dell’ENI resta universale, ma per questo progetto forse era più adatta una Compagnia privata, quasi che questa possa essere sganciata dagli obblighi internazionali italiani.

Sotto il profilo politico, dunque il Mare Nostrum appare un coacervo di interessi legati al petrolio, dominato da Russia e Turchia con Italia deutero-protagonista ma comunque comprimaria, dato il know-how di ENI e di industrie private di non minor spessore. Si deduce che le frizioni tra UE da un lato e Turchia con Russia dall’altro non si ridurranno, con un’ulteriore possibile divaricazione tra Paesi dell’Europa tradizionale e Paesi europei dell’Intermarium di Visěgrad, che sostengono l’indipendenza energetica da Gazprom e Rosneft.

Si pone anche una questione politico-giuridica: affidare a paesi non Membri UE la gestione della distribuzione dell’energia non rientra nel piano Energia 2009 e ripropone, come nel caso North Stream II, la questione degli oleodotti off-shore.

Di non minor peso i problemi ambientali con una pipeline, il Poseidon, che attraverserà l’intero Mediterraneo, per ben 1900 km, mettendo a dura prova i rapporti tra Cipro e Grecia nè risparmiando il versante italiano per il suo sbocco nei pressi di Otranto. Una sorta di TAP n. 2.

Del nostro futuro energetico, la cui gestione ormai non è solo pubblica ma coinvolge Holding private, qualcuno ha dire la sua?

Fonti

A.Ferrara, Partita a poker nell’artico, Frontiere.eu, 25. 11.2017

A. Ferrara, Partita a scacchi nel Mediterraneo: il Poseidon, Frontiere.eu, 8.12.2017

C. Dominelli. Eni avvia la produzione del maxi-giacimento di Zohr. Ilsole24ore, 20.12.2017

TAG: Leviathan, Pipeline, Poseidon, trivellazioni
CAT: energia, Geopolitica

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