53ma Conferenza per la sicurezza della NATO

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17 Febbraio 2017

Oggi è iniziata a Monaco di Baviera la 53ma Conferenza per la sicurezza della NATO. Un appuntamento annuale che riunisce per 3 giorni scarsi diversi capi di governo, ministri degli esteri e alti gradi militari non solo dei Paesi NATO e mette sottosopra la vita del centro cittadino. Da dieci anni a questa parte, cioè dal braccio di ferro tra gli USA e l’Iran sul nucleare, la Conferenza ha sollevato solo moderato interesse nelle cronache dei quotidiani italiani. D’altronde l’Italia negli ultimi tempi è stata rappresentata ad alto livello in un panel di discussione solo una volta con l’allora ministro della difesa Antonio Martino.

 

Primo piano sull’amministrazione USA

Quest’anno l’attenzione è maggiore perché sabato farà la prima comparizione in Europa dopo la nomina il vicepresidente USA Mike Pence. Interverrà a Monaco, prima ancora di visitare il quartier generale della NATO. Tanto che a fare gli onori di casa domani sarà la cancelliera Angela Merkel e non solo il Ministro della difesa tedesco Ursula von der Leyen. Quest’ultima parla già oggi invece con il neo Segretario della difesa James Mattis. L’ex generale dei marines accompagnato dal nomignolo di “cane pazzo” dalla prima guerra del golfo del 1991, non è affatto nuovo all’ambiente transatlantico essendo stato comandante in capo nell’Allied Command Transformation della NATO tra il 2007 ed il 2009 ed ha anche appena partecipato a Bruxelles mercoledì ad un meeting dell’alleanza atlantica.
Angela Merkel oltre a dialogare con Pence nella parte pubblica della conferenza, avrà con lui anche uno degli 8 incontri bilaterali previsti dalla sua agenda. Oggi si è altresì incontrata a 4 occhi anche col premier canadese Justin Trudeau, di passaggio a Berlino, che ha apertamente ringraziato per la politica di apertura ai profughi siriani e con cui si è recata sul luogo dell’attentato islamista di Natale.
È presto per dire se il vice di Trump potrà rassicurare gli europei, il suo intervento è preceduto da molte aspettative. I commentatori vogliono cogliere una linea di continuità con l’amministrazione precedente nel fatto che Trump, come fece Obama che subito dopo l’insediamento decise di mandare a Monaco una delegazione guidata dal vice Joe Biden, invia il suo più stretto collaboratore ad illustrare le posizioni americane agli alleati. Ma le analogie, c’è da starne certi, si fermeranno qui.

 

Gli europei devono fare di più per la loro difesa entro fine anno

Gli USA insisteranno senz’altro ancora perché tutti i partner europei elevino la loro partecipazione al bilancio della NATO entro la fine dell’anno. Nel 2014 l’alleanza aveva deciso che ogni membro dovesse versare almeno il 2% del proprio PIL, in effetti però lo fanno solo 4 Paesi mentre gli Stati Uniti contribuiscono con il 3,6%. La stessa Germania, ad esempio, versa solo l’1,2% del PIL. Peraltro gli americani incontrano una dirigenza Europea che in gran parte deve affrontare il vaglio del proprio elettorato nazionale e non può credibilmente sbilanciarsi a concessioni di larga portata. Così mentre il ministro della difesa tedesco nei giorni scorsi Ursula von der Leyen (CDU) ha mostrato comprensione per le richieste americane, dal partner di governo della SPD è già giunto, come riporta la ARD, un pacato rifiuto per bocca dell’esperto di difesa Rainer Arnold. Proiezioni dell’istituto IHS Markit dimostrerebbero d’altronde che i Paesi dell’Europa occidentale non sono propensi ad aumentare i bilanci per la difesa fino al 2020 mentre nell’Europa dell’Est mediamente aumenteranno al ritmo di oltre il 3% all’anno (fonte Munich Security Report 2017).
Il mondo d’altronde non è più sicuro. In Europa si registra un aumento delle reazioni nazionaliste, con strati dell’opinione pubblica che propugnano soluzioni autoritarie. Il confronto e lo stridio tra le due superpotenze è poi sempre più palese in molti teatri. Dalla crisi Ucraina al conflitto in Siria, passando per le manovre NATO nel Mar Nero, alle accuse dirette del FBI alla Russia di aver tentato di manipolare le elezioni presidenziali statunitensi.

 

La minaccia jihadista

L’osservatorio IHS Markit evidenzia che l’alleanza atlantica in Siria non ha un partner affidabile nelle forze armate russe. Nel 2016 solo il 20% degli attacchi aerei russi sarebbero stati diretti contro l’IS (fonte Munich Security Report 2017). Forse anche in questa chiave si può perciò leggere la decisione appena presa a Bruxelles dai ministri della difesa dei Paesi NATO di avviare delle manovre nel Mar Nero dove campeggia la flotta russa, pur naturalmente assicurando di non intendere provocarla, ma volendo chiaramente mostrar bandiera.
In questo quadro generale i rapporti transatlantici non hanno affatto bisogno di nuove incomprensioni. La necessità di fermare la progressione jihadista è senz’altro un buon argomento per chiedere agli alleati di rafforzare i bilanci della NATO. Anche se è prevedibile che i Governi Europei non siano propensi a farlo visto che già per governare i flussi di quanti sono forzati a riversarsi in occidente sono diventati necessari accordi con Paesi sommamente instabili, come la Libia, la Tunisia, od anche la Turchia, con relative contropartite.
Intanto la guerra in Ucraina si trascina ancora e l’OCSE lamenta che ci siano continue violazioni del cessate il fuoco e difficoltà nel lavoro dei propri inviati. Il Ministro degli esteri USA Rex Tillerson al G20 ha ribadito che gli USA intendono imprescindibile la piena esecuzione degli accordi di Minsk.

 

L’assetto del Medio Oriente

Sono d’altronde molti altri ancora gli scenari di incertezza. Dall’assetto del medio oriente, al futuro dell’accordo sul nucleare dell’Iran, alla non proliferazione nucleare; temi prepotentemente catapultati ancora una volta in primo piano nell’agenda internazionale anche dal nuovo indirizzo americano.

Un’analisi del Centro di studi per la non proliferazione della minaccia nucleare documenta che la Corea del nord starebbe facendo progressi nel realizzare un vettore intercontinentale capace di raggiungere la costa occidentale degli Stati Uniti (fonte Munich Security Report 2017). Nuove analisi nel “Military Balance 2017” del International Institute for Strategic Studies registrano poi anche l’espansione delle capacità della marina cinese nel pacifico e sviluppi della flotta missilistica russa a Kaliningrad (fonte Munich Security Report 2017).

 

Sicurezza sanitaria e sicurezza informatica

Gli esperti saranno chiamati a trattare anche della sicurezza sanitaria alla quale una mancanza di attenzione potrebbe avere effetti peggiori di una grossa bomba. Un’analisi dei fattori di rischio della Chatam House dimostra infatti che lo scoppio di una malattia mortale potrebbe rapidamente svilupparsi in una pandemia globale. In quest’ottica non stupisce l’annunciata presenza a Monaco tra gli invitati anche di Bill Gates e Paul David Hewson, in arte Bono degli U2, di cui è noto l’impegno in favore della riduzione del debito africano, stante che le più gravi crisi sanitarie come Ebola, sono progredite proprio per la costante precarietà delle condizioni di vita in Africa.
Dati dell’OMS dimostrano anche che il 60% degli attacchi alle strutture sanitarie occidentali nel 2014 sono stati provocati volontariamente da hacker (compare anche questo nel Munich Security Report 2017). Mentre i tedeschi lanciano proprio a Monaco il loro nuovo centro di sicurezza informatica, aumentano le preoccupazioni che campagne di false informazioni e lo spionaggio nei centri di potere politico possano influenzare direttamente le scelte elettorali democratiche. Oltre alle già citate accuse dello FBI alla Russia si deve registrare che gli stessi toni si stanno levando ora dalla Francia dopo attacchi al team del candidato Emmanuel Macron, l’unico dei concorrenti in lizza per la presidenza ad essere contrario al regime di Putin. E le fake news come strumento di discredito hanno recentemente colpito anche l’esercito tedesco di stanza in Lituania. I militari sono stati accusati di aver violentato una minorenne nella città di Jonava, ma le fonti ufficiali smentiscono che la violenza sia mai avvenuta.
Quanto si discuterà nel fine settimana a Monaco sarà senz’altro anche in preparazione del vertice NATO di Bruxelles al quale lo stesso Donald Trump parteciperà alla fine di maggio. Gran parte della Conferenza comunque ha la sua ragion d’essere soprattutto per i colloqui diretti tra i protagonisti più che per la grande vetrina dei discorsi video ripresi e delle conferenze stampa. E proprio questo dà modo agli oppositori alla manifestazione di affermare che dietro le porte delle suites dell’albergo Bayerischer Hof che ospita le delegazioni, si deciderebbero i conflitti futuri e si tratterebbe la compravendita di armamenti lontano dai riflettori. In effetti l’industria bellica in Europa ha un ruolo strategico. Secondo uno studio McKinsey & Company in Europa sono adottati 178 sistemi d’arma contro appena 30 negli USA.

TAG: 53 Münchner Sicherheitskonferenz, angela merkel, Donald Trump, James Mattis, justin trudeau, Mike Pence, Ursula Von Der Leyen
CAT: Geopolitica

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