La SPD tedesca ha aperto ufficialmente la propria campagna elettorale

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25 Giugno 2017

Mentre in Italia in diversi comuni gli elettori sono stati chiamati ai ballottaggi; in Germania il partito socialdemocratico ha avviato oggi ufficialmente la sua campagna elettorale presentando il proprio programma. L’afflusso di oltre seimila partecipanti al congresso a Dortmund ha perfino ritardato l’avvio dei lavori. Tanti simpatizzanti non erano attesi dopo che la SPD è uscita distrutta da tre elezioni regionali, finendo decisamente dietro nelle proiezioni rispetto alla CDU con la quale è al Governo.

 

A dare coraggio al partito è intervenuto l’ex Cancelliere Gerhard Schröder, è l’unico ex Cancelliere ancora vivente ma spera di essere presto raggiunto da Angela Merkel. L’ha apertamente criticata, assieme al Ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble, accusando entrambi di aver diviso l’Europa. Schröder ha invece lodato il piano di riforma delle pensioni stilato dalla ministra per il lavoro e gli affari sociali Andrea Nahles. Un tema che la SPD ha individuato per smarcarsi nella campagna elettorale dall’Unione CDU/CSU. Secondo il piano il livello delle pensioni dovrebbe stabilizzarsi nel 2030 al 48% con un tetto ai contributi al 22% dello stipendio e l’età per andare in pensione restare ferma a 67 anni. “Nulla è ancora deciso, c’è ancora molto tempo per far girare il vento” ha infervorato i delegati l’attempato ma sempre combattivo ex Cancelliere, concludendo in spagnolo “Venceremos!”. Ed in effetti lui contro Edmund Stoiber, che si era dichiarato vincitore anzitempo nel 2002, aveva girato le sorti della contesa conquistando il primato nel Bundestag.

 

Poi è stato il turno del nuovo candidato cancelliere Martin Schulz di conquistare i delegati (il testo integrale del discorso in tedesco può essere letto al link https://www.spd.de/presse/pressemitteilungen/detail/news/rede-von-martin-schulz-parteivorsitzender-auf-dem-ausserordentlichen-parteitag-der-spd-am-25-juni-2017-in-dortmund/25/06/2017/). In politica estera l’ex presidente del Parlamento Europeo si è mosso con disinvoltura. Ha colto il modo di lanciare un saluto all’ex capo redattore del giornale turco Cumhuriyet Can Dündar, presente in sala, per denunciare che è uno “scandalo che ancora numerosi giornalisti siedano in Turchia in prigione”. Ha en passant appoggiato le sanzioni alla Russia, ma si è anche distanziato da Donald Trump, accusando Angela Merkel di segurine la corsa agli armamenti. Ha sottolineato come Gerhard Schröder avesse invece saputo tenere testa ad un “presidente americano, in confronto a quello attuale quasi un liberale” dicendo che la Germania non avrebbe preso parte alla guerra illegittima in Irak (anche se -sia notato per inciso- la Germania comunque lasciò che gli USA usassero le basi NATO per portare detenuti a Guantanamo) e l’ex Cancelliere ha ascoltato il suo candidato successore con un pacato sorriso. Rimarcando poi che nel 2016 si sono spesi più di 1,7 miliardi di dollari per il riarmo, Schulz ha ammonito “sappiamo dalla nostra storia che con più armi non c’è più sicurezza” e “solo più sviluppo economico, sociale e politico nelle regioni interessate producono più stabilità e sicurezza”. Dato un colpo al cerchio ne ha dato peraltro anche uno alla botte ed ha sottolineato che “non ci sono dubbi che l’esercito tedesco debba essere meglio equipaggiato” e deve essere tributato “rispetto ai soldati” difendendoli da accuse generalizzate. In aperta polemica con i Ministri della difesa dell’Unione CSU/CDU ha detto che “con zu Guttenberg e von der Leyen c’è sempre stato un von di troppo ma per l’esercito non è mai cambiato nulla: ci sono stati sempre tagli”. Per quadrare il cerchio infine affermando che “il bilancio dell’esercito dev’essere aumentato ma esso non deve diventare la più grande armata del continente”. La SPD anche se conferma l’importanza dell’Alleanza Atlantica rigetta decisamente un impegno ad aumentarvi i contributi al 2% del PIL. Per combattere il terrorismo e la criminalità peraltro anch’essa prevede l’introduzione di 15.000 nuovi poliziotti.

 

Mentre in Italia si dibatte sulla cittadinanza per ius soli il programma socialdemocratico dichiara di voler garantire il doppio passaporto ai figli nati in Germania da genitori stranieri, ma non prende posizione per le generazioni successive. La base del partito ha poi imposto l’impegno programmatico a fermare le espulsioni verso l’Afghanistan e nel programma si ipotizza un sistema a punti per favorire e regolare l’immigrazione di forza lavoro qualificata.

 

L’ex presidente del Parlamento Europeo ha portato un attacco frontale agli avversari diretti dell’Unione anche per la loro politica verso l’Europa affermando che “si deve creare un Germania europeista e non portare avanti la germanizzazione dell’Europa”, tributando al defunto Helmut Kohl il merito di averlo invece capito. Merkel ha appoggiato le idee del presidente francese Macron che “la solidarietà non è una strada a senso unico”, ma mentre questi è stato eletto solo da due mesi lei è al governo da ben di più e con la politica di rigore finanziario, la ha accusata,  ha contribuito a mettere in ginocchio le economie più deboli (si noti che la stessa Germania non è in piena regola coi parametri di Maastricht). Il suo alleato Horst Seehofer (CSU) poi, ha rimarcato Schulz, ha invitato come ospite d’onore alla clausura del proprio partito il premier Viktor Orbán, che critica la politica tedesca per i rifugiati chiudendo i confini ungheresi.  “Chi vota Angela Merkel sappia che poi alla fine ha Horst Seehofer” ha concluso lapidariamente.

 

Il candidato socialdemocratico ha apertamente attaccato anche la AfD definendola una “NPD light”. D’altronde gli è bastato accennare ai leak da una chat del partito con slogan come “la Germania ai tedeschi”, per metterne a nudo le contiguità con la destra estrema. Indomito Schulz ha speso parole di fuoco verso tutti i leader populisti europei passando da Le Pen a Salvini, fino a Strache e Wilders e citato a contrappunto alcuni personaggi di origini straniere di cui la Germania può essere fiera, come Jérôme Boateng od il regista Fatih Akin.

 

Altri argomenti con cui la SPD mira a convincere l’elettorato tedesco a preferirla sono l’istruzione gratuita dall’asilo all’Università, accompagnati da investimenti nell’edilizia scolastica e nell’assunzione di insegnanti, dei quali c’è forte bisogno. Aiutare le famiglie con un orario di lavoro per genitori e sussidi economici per la costruzione di una casa per quelle a medio-basso reddito; più in generale ponendo un freno all’aumento degli affitti ed incrementando i mezzi per l’edilizia popolare. In tema lavoro la SPD si impegna ad introdurre un diritto al ritorno da un impiego ad orario parziale ad uno a tempo pieno ed a far scomparire i contratti a termine senza indicazione dei motivi. I disoccupati da più di tre mesi dovrebbero poi avere diritto ad un corso di riqualificazione insieme al sussidio di disoccupazione che così verrebbe percepito più a lungo. E, non ultimo, venire imposta l’uguaglianza di stipendi per pari professione tra uomini e donne.

 

Accogliendo le critiche che alla campagna del suo partito occorre di più che il solo mantra della “giustizia sociale”, Schulz ha però anche introdotto il tema di una sfida alla modernizzazione ed una digitalizzazione diffusa a tutto il territorio entro il 2025. La SPD anzi promette investimenti pari al 3,5% del PIL in ricerca e sviluppo fino a quell’anno. “Abbiamo bisogno di più prospettive per i nostri bambini e ragazzi” ed occorre “rendere questo Paese più sicuro di un futuro” ha detto. La sua SPD si impegnerebbe a favorire i piccoli e medi imprenditori così come la costituzione di nuove imprese; senza però tradire d’altro canto la promessa di ridurre le emissioni responsabili dell’effetto serra entro il 2020 del 40% rispetto al 1990 ed almeno dell’80% entro il 2050, abbandonando le energie fossili ed allargando le reti di trasporti pubbliche.

 

Ma il tema della giustizia sociale resta comunque centrale per i socialdemocratici tedeschi. Per Schulz “il potere di massimizzare il profitto senza alcun controllo distrugge la dignità dell’uomo. La civilizzazione di queste forze è il compito della socialdemocrazia del 21° secolo”. Alla SPD ha rivendicato il dovere di guida dell’economia verso una maggiore eguaglianza sociale. Sta a noi, ha spronato gli ascoltatori, adoperarci “per un Paese solidalmente giusto in un letto europeo più forte”. Su questo fronte Martin Schulz non ha lanciato nel programma l’introduzione di una tassa patrimoniale, come auspicava l’ala più a sinistra del suo partito, però nel programma è comunque indicato che la SPD vuole introdurre un aumento del tasso di imposizione per i redditi più elevati, dal 42% al 45%, abbassandone contestualmente leggermente la soglia di applicabilità ai 250.000 euro di reddito annui. I redditi più bassi dovrebbero essere invece sgravati e cadere il versamento dell’addizionale sociale, entro il 2020 per chi guadagna fino a 52.000 euro, dopo per tutti. In campo economico la SPD mira alla riduzione delle eccezioni all’applicazione di un’aliquota standard del 19% dell’IVA; così come a limitare i casi di sconti sull’imposta di successione. I redditi da lavoro e da capitale dovrebbero essere tassati in modo paritetico; l’imposizione ai coniugi prevedere un sistema che favorisca le famiglie con prole; un’imposta sui profitti finanziari delle aziende regolata invece a livello europeo. Il sistema sanitario pubblico modificato trasformando le attuali casse malattia pubbliche in assicurazioni dei cittadini con contributi paritetici tra datori di lavoro ed impiegati, conglobando anche i funzionari statali che attualmente, quantomeno in gran parte, godono di casse malattia private. Complessivamente vengono promessi sgravi ai ceti medi fino a 15 miliardi di euro, ha stimato la televisione nazionale ZdF.

 

La SPD ha rivendicato di essere fin qui stata il motore progressista nella grande coalizione e chiarito che anche per lei non ci può essere una futura coalizione di governo senza un impegno per l’introduzione del matrimonio pe tutti; un’idea già appoggiata dai Verdi ed anche dai Liberali, ma avversata dall’Unione. Per Schulz questo non escluderebbe a priori una nuova grande coalizione, ma il partito di Angela Merkel dovrebbe accettarlo ed il timone di comando cambiare; anzi per i socialdemocratici anche agli omossessuali dovrebbe venire garantito il diritto di adozione. L’età per il voto poi essere abbassata a 16 anni.

 

In conclusione il discorso di Martin Schulz è stato molto combattivo ed a giudicare dai prolungati applausi ha saputo mobilitare e dare fiducia ai delegati. Resta da vedere però sa il 24 settembre Schulz saprà anche conquistare l’elettorato; la SPD, dalla sua nomina a candidato, ha circa il 15% in meno nei sondaggi rispetto alla CDU/CSU e quest’ultima non ha ancora veramente aperto la propria campagna per il Bundestag.

TAG: Dortmund, Elezioni tedesche 2017, Martin Schulz, SPD
CAT: Geopolitica

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