Lo sprone per un nuovo accordo di Governo in Germania

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12 Gennaio 2018

L’Ajatollah Mahmud Haschemi Schahrudi è stato giudice supremo in Iran e tra il 1999 ed il 2009. Gli si ascrive di aver ordinato, o quantomeno non impedito, innumerevoli condanne a morte, torture, frustate e violenze carnali. L’emittente nazionale ARD, in un articolo a firma di Isabel Schayani, e Tina Alfes, giovedì ha indicato che già da prima di Natale era stato ricoverato nella clinica privata del neurochirurgo Madjid Samii ad Hannover -un medico che vanterebbe contatti anche con grosse personalità socialdemocratiche quali l’ex cancelliere Gerhard Schröder ed il vice cancelliere uscente Sigmar Gabriel- ma è partito d’urgenza prima del termine delle terapie. La molla per indurlo a lasciare la Germania anticipatamente con un convoglio di auto diplomatiche scortate dalla polizia, sarebbe stato l’annuncio che la Procura Generale ha avviato delle indagini preliminari per crimini contro l’umanità a suo carico. Le indagini sono scaturite da una denuncia presentata una settimana fa dall’ex parlamentare dei Verdi Volker Beck, alla quale se ne è poi aggiunta una seconda della comunità curda.

La pietra dello scandalo non è tanto che Schahrudi sia potuto ripartire sotto scorta, mere indagini preliminari non ne avrebbero consentito il fermo, quanto che a priori abbia ottenuto il visto per entrare nel Paese. Uno scivolone che rischiava di investire i partiti della nuova preannunciata Grande Coalizione se fossero tornati alle urne.

Se i colloqui, chiusi oggi 12 gennaio con l’impegno di formare il nuovo Governo insieme tra SPD, CDU e CSU, si fossero arenati il Presidente Frank-Walter Steinmeier -salvo che non si fosse profilata subito l’apertura di una nuova consultazione Giamaica II con FDP e Verdi; e fermo restando che Angela Merkel aveva sempre escluso l’ipotesi di formare un governo di minoranza, che d’altronde avrebbe rischiato di cadere al primo ostacolo- sarebbe stato costretto ad invitare i cittadini a tornare alle urne. Questo avrebbe segnato quasi sicuramente la fine della carriera politica di tutti i protagonisti. La Cancelliera poteva ragionevolmente sperare di essere ricandidata solo per mancanza di alternative, ma sarebbe stata fortemente indebolita; il capo della CSU Horst Seehofer invece quasi sicuramente messo da parte dal suo partito. In ogni caso l’Unione CDU-CSU, dopo mesi di trattative se non fosse riuscita a trovare un partner, avrebbe rischiato di perdere voti a rotta di collo. Ma neanche la SPD avrebbe avuto di che ridere. Martin Schulz stesso non aveva fatto mistero che sarebbe stata la fine della sua carriera politica. Seppur poteva blandire i propri elettori vendendo come un successo il fatto di aver accettato il dialogo con la CDU-CSU solo per senso di responsabilità ma di non aver ceduto sui principi della socialdemocrazia, la SPD infangata anche da una débâcle come quella di Schahrudi, che investe il Ministero di Giustizia e quello degli Esteri entrambi a conduzione socialdemocratica, avrebbe rischiato di perdere pure essa una valanga di voti, prevedibilmente soprattutto a vantaggio della AfD.

Questo scenario spiega perché i partner della Grande Coalizione non hanno esitato a trovare un accordo in zona Cesarini. L’impegno a formare una nuova Grande Coalizione che però, viene sottolineato, non sarà mera continuazione di quella precedente. I punti principali per ora emersi ed indicati dai media nazionali tedeschi non lascerebbero però intravvedere una decisa sterzata a sinistra o a destra. I capigruppo si sarebbero accordati ad avviare una progressiva riduzione di 10 miliardi sino al 2021 degli aiuti di solidarietà ai Länder della ex Germania Est. Dovrebbe poi essere introdotto un minimo salariale in linea con quello europeo e creato un mercato del lavoro promosso con ausili pubblici per il riassorbimento dei disoccupati di lunga data. Verrebbero aumentati gli aiuti finanziari per i neo genitori. All’immigrazione sarebbe fissato un tetto tra le 180 e le 220.000 persone all’anno ed ai ricongiungimenti familiari di 1.000 persone al mese. L’assicurazione sanitaria vedrebbe nuovamente la parificazione dei contributi tra lavoratore ed il datore di lavoro. Per contro non ci sarebbe un aumento del tasso di imposizione fiscale per i redditi alti come auspicato dalla SPD. L’uscita dal carbone entro il 2018 ed un chiaro riconoscimento dell’UE, completano il primo quadro trapelato sui contenuti del documento di accordo di 28 pagine.

I dettagli si sapranno dopo l’approvazione di quanto deciso dai capigruppo anche dal resto dei team impegnati nelle trattative; mentre il sì della CDU è già stato preannunciato, pare che alla SPD siano state richieste modifiche lessicali del documento finale che hanno richiesto ancora nella mattinata del 12 un ulteriore incontro dei team al tavolo di discussione. I mercati europei hanno comunque già salutato l’annuncio dell’accordo di impegno a varare un nuovo Governo con un rialzo borsistico. Non è peraltro pensabile che la nuova Grande Coalizione possa entrare concretamente nella fase costitutiva prima che Schulz abbia convinto ed incassato l’approvazione anche delle potenti sezioni del Renania Settentrionale-Vestfalia e della Baviera della SPD, che si riuniranno con il congresso straordinario del partito il 21 gennaio.

 

 

Immagine di copertina: https://pixabay.com/it/bundestag-bandiera-tedesca-reichstag-2463236/

 

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TAG: AfD, Ajatollah Mahmud Haschemi Schahrudi, angela merkel, CDU, CSU, Frank-Walter Steinmeier, grande coalizione, Horst Seehofer, Martin Schulz, SPD
CAT: Geopolitica, Germania

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