Lo Stato deve assicurare Giustizia, anche quando diventi molto caro riuscirci

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23 Aprile 2018

Martedì 25 aprile in Italia si celebrerà la liberazione dal nazi-fascismo, un giorno prima a Monaco di Baviera, la città che fu la capitale del movimento nazista, si svolgerà la 419ma udienza nel processo ai cinque imputati per i crimini del gruppo terroristico ispirato alla stessa ideologia Clandestinità nazionalsocialista: 10 omicidi (a 9 cittadini con origini straniere ed una poliziotta), 43 tentati omicidi, tre attentati a danno di immigrati e 15 rapine a mano armata, condotti in lungo ed in largo nel Paese per 13 anni.

Dall’inizio dell’anno, delle 30 udienze previste, 17 sono state peraltro cancellate e per 7 volte si è iniziato dopo l’orario abituale. Le difese stanno cercando con tutti i mezzi di bloccare il processo o fare commettere degli errori ai magistrati per scongiurare di dover subire quasi sicuramente una condanna. Ed in effetti oltre ai continui ritardi ci sono andati vicini almeno in un’occasione inducendo i giudici a correggere una decisione con la quale avevano dichiarato di non voler accogliere una nuova testimonianza del neonazista Sven Rosemann richiesta dalla difesa dell’imputato Ralf Wohlleben (ex consigliere comunale della NPD contro cui l’accusa ha richiesto una condanna a 12 anni di reclusione per aver fornito l’arma per i nove delitti con motivi apertamente razzisti). I magistrati avevano indicato che Rosemann non avrebbe potuto aver venduto l’arma usata per nove omicidi, evidenziando con ciò di condividere già in pieno la tesi dell’accusa che ha ricostruito in modo diverso il passaggio dell’arma; il 10 aprile hanno precisato che Rosemann non potrebbe dichiarare di averla fornita, lasciando aperta l’interpretazione che magari non lo farebbe per non accusarsi, ma non indicando che essi hanno già accolto la tesi della Procura.

A tutt’oggi è stimabile che il processo sia costato quasi 63 milioni di euro e non è ancora finito il giudizio di primo grado. Esso mostra evidenti brecce nella procedura penale tedesca che forse il neo Ministro della Giustizia Katarina Barley (SPD) prima o poi proverà a correggere per il futuro. Almeno uno dei problemi sollevati all’apertura del processo, la mancanza di spazio per accogliere tutti i media, se ormai non avesse perduto di impellenza stante che a seguire costantemente il dibattimento restano poche testate, peraltro adesso potrebbe essere risolto. È infatti entrata in vigore il 19 aprile una nuova legge, introdotta proprio sull’onda delle polemiche scaturite per questo processo, che derogando alla normativa del 1964 sul divieto di ripresa delle udienze giudiziarie, ammette che previo il consenso dei giudici esse possano essere riprese e trasmesse in diretta in una sala contigua per permettere di superare la mancanza di posti in aula per tutti gli interessati. Resta però sempre vietata la videoregistrazione e trasmissione al di fuori del tribunale. Dal 1998, se i magistrati lo permettevano, era invece già ammissibile solo la trasmissione in tv della pronuncia del dispositivo delle sentenze della Corte Costituzionale (il Bundesverfassungsgericht di Karlsruhe). La nuova normativa estende, previo di volta in volta il consenso da parte dei giudici, anche le riprese e trasmissione delle sentenze emanate dalle altre istanze giudiziarie superiori e cioè la Corte di cassazione (il Bundesgerichtshof, o BGH, a Karlsruhe), il Tribunale Amministrativo Federale (Bundesverwaltungsgericht a Lipsia), il Tribunale Federale del Lavoro (Bundesarbeitsgericht di Erfurt), il Tribunale Sociale Federale (Bundessozialgericht di Kassel) e la Corte dei Conti (Bundesfinanzhof con sede a Monaco di Baviera).

 

Tutti i processi penali, così come essi sono vincolati in un rigido schema di dibattimento con regole codificate, potrebbero essere visti come recite a soggetto, non fosse che ad essere in gioco sono destini reali di persone in carne ed ossa. Mai forse però ci si è ritrovati a pensare di assistere ad una pièce teatrale, come nelle udienze numero 417 e 418 del processo per i crimini del gruppo terroristico Clandestinità nazionalsocialista svoltesi l’una il 10 aprile 2018 e l’altra il successivo martedì 17 innanzi alla 6ª sezione penale della Corte d’Appello di Monaco di Baviera (competente territorialmente e per materia quale Schutzsenat cui sono affidati i giudizi di terrorismo in seno all’Oberlandsgericht). Fin da subito si è avuta l’impressione di un dramma in più atti in cui tutti gli attori si agitano però sul palcoscenico dando impressione di un gran fare, ma senza concludere assolutamente nulla. Se ne propone qui una lunga cronaca, per farne rivivere appieno l’atmosfera per molti aspetti surreale, ed evidenziare come questo importante processo evidenzi le frontiere della logica del sistema giudiziario penale tedesco che esclude i giudizi nella contumacia degli imputati e non ammette interruzioni oltre 3 settimane, pena dover ricominciare da zero.


Prologo
Sul proscenio il 10 aprile 2018 ha fatto la comparsa un nuovo difensore, il quindicesimo, fare affabile con un po’ di pancetta, una pochette fucsia al taschino della giacca scura: è il nuovo legale, il terzo, scelto dall’imputato André Eminger, per il quale l’accusa ha chiesto 12 anni di condanna. Non si tratta di Björn Clemens, l’ex vice-presidente del partito di estrema destra Die Republikaner come si era speculato, il quale sarebbe stato disponibile solo con un’investitura del Tribunale, bensì dell’avvocato Daniel Sprafke di Karlsruhe, che non è noto per simpatie di estrema destra e stando alla carta intestata anzi condivide lo studio con un collega di origini rumene. Quattro giorni prima aveva fatto istanza di essere ammesso come terzo difensore d’ufficio.

Il Presidente del Senato giudicante, Manfred Götzl, registrandone la presenza lo saluta con enfasi; quasi a stregare il destino.
Aperta la seduta rende quindi noto che il Senato rigetta l’istanza del nuovo arrivato ad una sospensione per la massima durata possibile, o quantomeno fino alla sua ammissione come difensore d’ufficio (cioè nominato dal Tribunale a costo dell’erario e non solo incaricato dalla parte), per poter studiare gli incartamenti. Sia evidenziato che si è ormai a quasi 5 anni dall’avvio del processo e le difese dovrebbero presentare le loro comparse conclusionali. André Eminger ha già due difensori che lo assistono fin dall’avvio del processo al corrente di tutti gli atti e possono informare il collega. Anche se l’anziano avvocato Michael Kaiser appare per la prima volta costretto su una sedia a rotelle, riuscendogli sempre più difficile deambulare con una stampella senza anche appoggiarsi ad un accompagnatore, egli non ha comunque preclusioni all’accesso alla struttura carceraria così come nell’area di detenzione del tribunale per parlare con il suo assistito, e d’altronde ha specificato di volersi ritirare solo dopo la fine del processo. Anche il secondo legale Herbert Hedrich può garantire adeguatamente la difesa; egli ha meramente annunciato di voler rinunciare alla attività di notaio, svolta solo come riempitivo di quella di avvocato, dal settembre di quest’anno.

Contestualmente Manfred Götzl dà lettura di un provvedimento con il quale nega la richiesta dell’avvocato Sprafke ad essere nominato difensore d’ufficio dal Tribunale. L’avvocato Sprafke aveva giustificato la domanda indicando una disparità di trattamento con il coimputato Ralf Wohlleben; ma nel caso di quest’ultimo il Senato aveva ammesso un terzo difensore solo perché erano stati depositati certificati medici comprovanti la grave malattia (si ommette qui volutamente di specificare i dettagli) di uno di quelli già incaricati e la concreta eventualità che questi potesse dover abbandonare improvvisamente la difesa. L’imputato poi avrebbe lamentato che i due difensori d’ufficio non avrebbero verbalizzato in modo adeguato le udienze e si sarebbero rifiutati di presentare istanze contro la sua volontà; ma i due difensori, interrogati in merito, hanno assicurato i giudici di aver stilato notizie sufficienti a ricostruire insieme tutte le udienze e di non avere espresso alcun rifiuto a priori a presentare istanze per l’imputato. Con ciò per Götzl la percezione di André Eminger non avrebbe trovato riscontro, ben potendo essere che i professionisti, proprio perché preparati a differenza di un profano, avessero valutato a ragione di non presentare talune domande.

Inoltre -e vi si è accennato più sopra- il giudice dà lettura en passant di una paginetta in cui precisa una decisione anteriore con cui era stato rifiutato di riaprire la fase istruttoria ammettendo una nuova testimonianza del neonazista Sven Rosemann.

Primo atto
L’avvocato Daniel Sprafke chiede di avere copia delle decisioni e richiede una sospensione di almeno due ore per valutare col suo cliente l’opportunità di presentare un’istanza di ricusazione.

Il Procuratore Generale Herbert Diemer obietta che l’imputato non ha titolo per chiedere una sospensione; potrebbe attendere la conclusione dell’udienza per presentare un’istanza.

Il Senato vorrebbe dare pausa solo 20 minuti per fare e distribuire le copie ma l’avvocato Sprafke insiste che ha in pectore un’istanza di ricusazione che non può aspettare. In effetti proceduralmente per il diritto processuale tedesco per essere ricevibile deve essere immediata e motivata. Il co-imputato Ralf Wohlleben ridacchia.

Prima pausa per fare delle copie per le parti. L’avvocato Sprafke legge le copie, poi guarda in aria digrignando i denti. Quindi torna a rivolgersi al suo assistito ed al collega Hedrich, che esamina ancora i dattiloscritti; Eminger col dito sottolinea un passaggio ed insiste. A vedere la scena dal settore stampa dall’alto dell’aula sembrerebbe che l’avvocato Hedrich non veda grossi spazi di manovra, ma il collega Sprafke invece sia deciso e parli in modo spiccio.

Secondo atto
Il Presidente della Corte Manfred Götzl decide, nell’esercizio delle sue prerogative di direzione delle udienze, di non concedere la sospensione, sottolinea che è necessario procedere all’esposizione delle conclusionali difensive stante che tre imputati sono in carcere, assicurando però all’avvocato Sprafke che egli resterà nei termini e potrà fare sapere alla fine della giornata se intende presentare un’istanza di ricusazione perché gli sia concesso tempo adeguato per proporla il giorno dopo. Manfred Götzl vuole procedere ad ascoltare la comparsa conclusionale dei legali di fiducia di Beate Zschäpe, per gli inquirenti l’unica sopravvissuta della cellula terroristica nei cui confronti sono stati chiesti 14 ergastoli, che avrebbero dovuto presentarla già prima delle ferie pasquali.

L’avvocato Kaiser si intromette indicando che con la sedia a rotelle non può muoversi agevolmente e vorrebbe che in futuro siano spostati i collegi di difesa. Manfred Götzl dice bonario all’anziano avvocato Kaiser di aspettare la pausa successiva per uscire.
L’avvocato Sprafke riguadagna la parola ed insiste, preannuncia di voler presentare un’istanza improcrastinabile e per discuterla con il suo assistito chiede al Senato di sospendere la seduta quantomeno fino a mezzogiorno del giorno dopo.
L’avvocatessa Nicole Schneiders (che assiste il già menzionato Wohlleben) coglie al balzo il diversivo proposto dall’avvocato Kaiser, anche loro sarebbero strettini.

Il Presidente Manfred Götzl non perde però il filo e chiede alla Procura Generale di esprimersi sulla nuova domanda di sospensione. Per il Procuratore Herbert Diemer la situazione in fatto e diritto non è cambiata di una virgola e sottolinea le necessità di procedere essendo gli imputati in carcere. Anche dai banchi delle parti civili l’avvocato Thomas Bliwier (rappresenta la famiglia di Halit Yozgat, ucciso a Kassel) dà parere negativo ad una sospensione.

Seconda pausa breve per decidere. Beate Zschäpe pare seccata. Si direbbe che non ha l’attenzione che vorrebbe avere per la sua difesa.

Terzo atto
Il Presidente della Corte Manfred Götzl decide di nuovo di non concedere la sospensione, ribadendo che l’avvocato Sprafke non decadrà nelle sue prerogative difensive, alla fine della giornata potrà fare sapere quanto tempo gli occorrerebbe per redigere l’istanza processuale, potendola presentare nei termini il giorno dopo.

L’avvocato Sprafke non ci sta, il codice indica che un’istanza di ricusazione deve essere presentata subito, vuole imporre la sospensione. Ma Götzl rincalza che gli ha appena assicurato che resterà nei termini. Il difensore non disarma, sottolinea che non potrebbe parlare con il suo cliente se si recitano le conclusioni dell’altra imputata; quando avrebbe modo per farlo? Se si assentasse poi per preparare l’atto non potrebbe ascoltare quanto viene detto in aula. Il presidente chiarisce che ne avrà modo nell’interruzione (intendendo quella che vorrebbe concedere solo alla fine dell’udienza). L’avvocato Sprafke non si fa persuaso: come? Gli è stata appena rifiutata una sospensione. Götzl spiega che non è ancora stata avanzata una domanda di ricusazione ma che la difesa potrà farlo dopo che saranno udite le conclusioni dell’avvocato Hermann Borchert, senza che l’imputato Eminger perda alcun diritto.

Il nuovo legale si attorciglia su sé stesso e prorompe che allora presenta subito l’istanza di ricusazione. Il Procuratore Generale Jochen Weingarten ha una prosa sferzante “l’avvocato difensore non pare riuscirsi a districare nel caos da egli stesso creato .. un’istanza pronunciata così estemporaneamente sarebbe immotivata ed irricevibile .. ad una tale abdicazione dai principi del diritto è impossibile neppure sapere cosa replicare”. L’avvocato Stephan Kuhn (che rappresenta dei feriti nell’attentato dinamitardo della Keupstraβe di Colonia) assume la stessa posizione.

Il difensore d’ufficio di André Eminger, Michael Kaiser, cerca di dirimere e dire che il collega forse è disturbato dal fatto che non è statuito in modo chiaro fino a quando avrebbe tempo per presentare la propria istanza di ricusazione senza preclusioni. Il giudice spiega quindi che dipende da quanto tempo occorrerà alla difesa di Beate Zschäpe e l’avvocato Borchert indica che abbisognerà di più ore. Il Presidente Götzl chiede dunque al neo difensore se ha presentato un’istanza di ricusazione. Questi fa marcia indietro, no evidentemente non l’ha fatto; ma impugna la decisione di Götzl ed indica che potrebbe presentare addirittura 3 istanze di ricusazione. Il giudice Götzl celia che pareva strano in effetti avesse chiesto tempo fino alle 12 del giorno dopo per procedervi poi estemporaneamente. Il Senato quindi è chiamato a decidere collegialmente sulla richiesta di sospensione fino al giorno dopo e si ritira.

Terza pausa Alla nova interruzione l’avvocato Borchert lascia la sala visibilmente seccato. È un bailamme di colloqui incrociati: André Eminger con l’avvocatessa Schneiders, di cui è evidente ha fiducia come se patrocinasse lui; l’avvocato Hedrich con Eminger; Eminger con l’avvocato Sprafke; i due legali Sprafke ed Hedrich entrambi rivolti all’imputato; i legali degli altri accusati con Andrè Eminger e tra loro; l’avvocato Grasel mostra qualcosa sul cellulare al collega Hedrich e dopo ancora all’avvocato Wolfram Nahrath (difensore di Ralf Wohlleben); i difensori Sprafke, Hedrich e Hachmeister (che rappresentano imputati diversi) guardano qualcosa su un cellulare e poi l’avvocato Stefan Hachmeister parla con il collega Pajam Rokni-Yazdi (entrambi assistono l’imputato Holger Gerlach, con il quale l’accusa è andata con mano più leggera richiedendo solo 5 anni di reclusione e 3 di sospensione da cariche pubbliche e diritto di voto). Beate Zschäpe nel frattempo siede di nuovo di fianco all’avvocato Hermann Borchert, con la mano sulla fronte, stanca. Borchert per parte sua tamburella nervoso con le dita sul tavolo. L’avvocato Mathias Grasel va a parlargli, Beate Zschäpe interloquisce con loro ed intanto gioca con una strisciolina di carta che attorciglia tra le dita. A vederla come una pièce teatrale insomma, si torna a dire, c’è un grande movimento in scena senza che succeda nulla.

Quarto atto
Ripresi i lavori il giudice Manfred Götzl dà lettura di una decisione collegiale che ribadisce in tutto e per tutto la sua precedente. Inaspettatamente si inserisce l’avvocato Wolfgang Stahl, uno dei tre difensori d’ufficio delle prime ore dell’ex presunta terrorista Beate Zschäpe, che rimarca che potrebbe magari essere ininfluente per la difesa dell’imputato André Eminger procrastinare la presentazione di una istanza di ricusazione, ma non per la sua assistita. Ella infatti vedrebbe penalizzata l’efficacia delle difese se la prolusione dei colleghi fosse iniziata per poi venire interrotta per una settimana per la decisione di una preannunciata serie di ricusazioni.

L’avvocato Hermann Borchert chiarisce che in effetti intende alternarsi con il collega Mathias Grasel per esporre prevedibilmente impiegando le sedute di un giorno e mezzo e fa propria l’obiezione del collega Stahl.
L’avvocato Olaf Klemke, difensore di Ralf Wohlleben, suggerisce, provocatoriamente visto il punto cui è il processo, di stralciare la posizione di André Eminger.

La Procura replica che non c’è motivo per non procedere subito e non ritiene di dover commentare il suggerimento dell’avvocato Klemke. L’avvocato Eberhard Reinicke (che patrocina delle vittime dell’attentato dinamitardo nella Keupstraβe di Colonia) aderisce e sottolinea che i colleghi Heer, Stahl e Sturm hanno essi stessi preannunciato di avere bisogno di una pausa per preparare le loro conclusioni solo dopo aver ascoltato quelle del tandem Borchert / Grasel che sono subentrati nella difesa di Beate Zschäpe godendo la fiducia dell’imputata. La pausa inizialmente richiesta dai tre difensori d’ufficio della prima ora per prepararsi dopo il duo è scesa da due ad una settimana, ma sempre essa stessa una cesura sarebbe.

Quarta pausa L’atmosfera di incredula rassegnazione e disarmo è palpabile. Il Presidente dispone un’ora di pausa per il pranzo a venti minuti dalle 12.

Quinto atto
Riaprendo la seduta il Presidente annuncia che l’avvocato Sprafke ha presentato già un’istanza di ricusazione nei confronti della sua sola persona e riannuncia una pausa perché ne siano distribuite copie. Con essa si saprà che l’avvocato Sprafke lamenta che Manfred Götzl avrebbe usato nei confronti del suo cliente un metro diverso rispetto a quello impiegato nei confronti del co-imputato Ralf Wohlleben che invece sarebbe stato ammesso ad avere tre difensori. Il giudice si sarebbe contraddetto avendo egli stesso indicato per giustificarlo che ci dovessero essere sempre presenti due patrocinanti per ogni imputato.

Quinta pausa L’avvocato Borchert non appena può esce dall’aula, è visibilmente stizzito. Riprendono i dialoghi incrociati, in un carosello di cui non si torna a dare dettaglio. Persino Holger Gerlach che di regola o legge l’I-Pad o si appisola con indomita perizia con la sedia reclinata contro il muro, pare interessato a farsi spiegare dall’avvocato Pajam Rokni-Yazdi cosa stia capitando.

Sesto atto
Il Senato rientra e chiede le opinioni sull’istanza di ricusazione. La Procura replica che ha bisogno di mezz’ora. L’avvocato Hardy Langer (che rappresenta due sorelle del ristoratore Mehmet Turgut ucciso a Rostock) invece con precisione al dettaglio smonta subito gli argomenti del collega Sprafke dicendo che ha costruito egli stesso una contraddizione che non esiste in quanto avrebbero affermato i giudici. Lo stesso avvocato Sprafke peraltro interviene a segnalare di avere commesso un errore di battitura che corregge.

Sesta pausa La Corte si ritira per dare modo alla Procura di valutare la questione. L’avvocatessa Schneiders va a parlare con André Eminger (che sia ancora notato per inciso lei non rappresenta) e l’avvocato Hedrich. Beate Zschäpe resta a discorrere con gli avvocati Grasel e Borchert, paiono sconsolati ma più probabilmente sono solo annoiati; dopo un po’ però l’imputata conversando con Hermann Borchert sorride stanca, ha ritrovato un po’ di allegria. La giostra di chiacchiere incrociate tra imputati e legali, ed anche gli imputati Eminger e Wohlleben briosi tra loro, non scema. Intanto Holger Gerlach sonnacchia con la bocca aperta. Dall’alto si scorge ancora Beate Zschäpe parlare poi con il suo avvocato Mathias Grasel ridendo di gusto ed Andrè Eminger sghignazzare persino coi poliziotti. E si coglie anche che l’avvocato Hermann Borchert mostra delle foto sul cellulare a Beate Zschäpe che sorride.

Settimo atto
L’udienza riprende ed il Procuratore Jochen Weingarten ottiene la parola per indicare che per la Procura l’istanza che ricusa il giudice Manfred Götzl deve essere rigettata d’ufficio (senza cioè che sia sottoposta ai giudici di un’altra sezione) in quanto irricevibile. Vi si argomenta che il Presidente avrebbe imposto arbitrariamente che debbano essere presenti indefettibilmente sempre due difensori ad ogni udienza, ma non è vero ed il Procuratore Weingarten elenca date in cui gli imputati, e lo stesso André Eminger, furono difesi solo da un avvocato. L’istanza è evidentemente presentata a soli fini dilatori, conclude. Anche l’avvocato Hardy Langer puntualizza i termini effettivi di quanto hanno statuito i giudici ed affossa le obbiezioni fatte valere dal nuovo difensore; è da una decisione del 10 maggio 2013 (il processo è iniziato il 6 maggio 2013) che i giudici hanno chiaramente statuito che non devono essere presenti costantemente due difensori, una decisione nota all’imputato e di conseguenza l’istanza di ricusazione è tardiva e dovrebbe essere ritirata, comunque da respingere in ossequio ai principi di celerità di giudizio.

Settima pausa La Corte si ritira dieci minuti per valutare la questione. Gli avvocati Hedrich e Sprafke lasciano l’aula ed alla riapertura della seduta non ci sono.

Ottavo atto
Avvedutosene Manfred Götzl chiede all’imputato Eminger dove siano i suoi difensori, quello fa spallucce, non lo sa. Anche l’avvocato Michael Kaiser, il solo dei suoi legali ancora in aula, dice di non saperlo. Ma è solo per ascoltare il rinvio richiesto fino a domani, interloquisce il Presidente Götzl all’avvocato Kaiser, che indica di sentirsi in grado di comunicare ai colleghi assenti la sua decisione. Col che Götzl dichiara che l’udienza è chiusa ed il processo riprenderà fino a mezzogiorno del giorno dopo, soggiungendo che ha reso una dichiarazione d’ufficio, come prevede la procedura, e -questa è invece cosa nuova- al termine ne sarà data lettura.

Ottava pausa L’udienza è sciolta, le forze dell’ordine ingiungono di lasciare la platea, ma non tutti vanno; soprattutto i giornalisti. Se l’udienza è pubblica fare uscire gli ascoltatori potrebbe essere ragione invalidante di tutto il giudizio. In effetti nessuno di coloro che restano sa chiaramente però se l’audizione successiva sia pubblica.

Nono atto
Compare il senato senza Manfred Götzl, la presidenza è presa dal giudice Konstantin Kuchenbauer che siede al centro del banco dei giudici, il collega Peter Lang che di solito si siede a destra di Götzl è ora alla sua sinistra.

C’è mormorio, il sistema di telecamere fa le bizze per riaccendersi. Il giudice Kuchenbauer picchietta più volte sul microfono per avere attenzione. All’accendersi del sistema di videocamere gli astanti si zittiscono. Kuchenbauer può iniziare: il giudice Manfred Götzl ha rilasciato una dichiarazione d’ufficio se ne dà lettura e poi si raccoglieranno le posizioni dei presenti, afferma.

L’avvocato Wolfgang Heer però non ci sta, obietta che il giudice a latere Prechsel non dovrebbe esserci e soprattutto non si è mai visto che si proceda con il pubblico. In veste di neo Presidente Kuchenbauer chiarisce che il giudice Prechsel non prenderà parte alla decisione ma è lì con gli altri solo per manovrare l’impianto video; poi dà modo ai presenti di esprimersi sull’obiezione sulla pubblicità dell’audizione. La Procuratrice Annette Greger contra l’avvocato difensore: non è previsto nulla espressamente nel codice e quindi si può ammettere anche il pubblico. L’avvocato di parte civile Eberhard Reinecke argomenta che, come in parallelo per le udienze è prevista la pubblicità perché il controllo del pubblico è considerato di estremo valore, tanto che sarebbe motivo di invalidazione se le udienze non fossero pubbliche, anche nel caso specifico dove non è previsto nulla in contrario il pubblico deve essere ammesso.

Gli avvocati Heer, Stahl e Sturm si consultano, quindi il primo ribadisce la sua richiesta che il pubblico lasci l’aula e richiede una decisione del Senato giudicante.

Nona pausa I giudici si ritirano per cinque minuti. Poco prima della ripresa dell’audizione gli imputati sono fatti rientrare, ma non restano, raccolgono le loro cose e se ne vanno. Il primo a lasciare l’aula, palesemente scocciato, è però l’avvocato Hermann Borchert.

Decimo atto
Al rientro dei magistrati sono rimasti in pochi; ci sono quantomeno i legali delle difese, tranne gli avvocati Hermann Borchert e Pajam Rokni-Yazdi; mentre degli imputati il solo ad esserci ancora è Carsten Schultze (l’unico pentito, per cui nonostante la chiamata a correo nell’avere fornito l’arma per nove delitti la Procura ha chiesto una condanna a soli 3 anni). Il presidente dell’audizione Konstantin Kuchenbauer ad ogni modo afferma che si può procedere anche con una dichiarazione scritta di Manfred Götzl controfirmata da lui e trasmessa a tutte le parti e quindi i giudici faranno così e chiude la procedura orale. Anziché decidere e stabilire un precedente sarà fatto tutto con una serie di fax dando tempo -si saprà poi- fino alle 16,30 per ricevere le reazioni delle parti. L’intento palese è di poter decidere di rigettare la richiesta di ricusazione d’ufficio auspicando di poter svolgere regolarmente l’udienza successiva. Alle parti verrà infatti comunicato già la mattina dopo che l’istanza è stata respinta perché immotivata. Con ciò comunque per tutto il giorno si è detto “andiamo, andiamo”, per restare invece del tutto fermi; ed a caro prezzo stante che ogni udienza brucia circa 150.000 euro.

Intermezzo
Il giorno dopo si inizia a mezzogiorno. In aula anche la moglie di André Eminger, pure ella indagata per avere prestato la sua identità a Beate Zschäpe ed averla visitata coi figli in più occasioni mentre era in latitanza. Sopra nella platea dietro ai giornalisti tre accompagnatori, almeno uno di loro è il pregiudicato neonazista Karl-Heinz Statzberger, poi una donna più anziana, capelli bianchi e neri tinti in modo improbabile, forse la madre dell’imputato.

L’avvocato Sprafke dà la mano a Susann Eminger che gliela stringe con un sorriso, da sotto la maglia a maniche lunghe emergono dei tatuaggi che presumibilmente le riempiono tutte le braccia. Sprafke si siede al suo posto di fianco a lei finché il collega Hedrich non gli fa rimarcare che si deve spostare a destra per lasciare che lì si sieda l’imputato e possa tenere mano nella mano la moglie. Tanto affetto per la consorte, ma odio cieco per gli altri tanto da averne la dichiarazione programmatica tatuata sul ventre: un teschio con le tibie incrociate e la dizione in inglese “muori ebreo muori”, André Eminger è felice di sbaciucchiare la consorte.

L’udienza però non si apre neppure, la cancelliera legge al microfono una disposizione di Manfred Götzl che la espunge insieme a quella successiva, perché fuori udienza in mattinata l’avvocato Sprafke ha presentato due nuove istanze di ricusazione contro tutti i componenti del Senato giudicante. Gli imputati si alzano per uscire, Beate Zschäpe, maglia grigia e chignon, indica all’avvocato Grasel un testo scritto, con aria incavolata; l’altro suo legale, Hermann Borchert è già schizzato via. Ralf Wohllelben poco dietro sorride all’indirizzo degli Eminger che si tengono per mano e sbaciucchiano. Prima che André esca Susann Eminger indica al marito di guardare in alto. Vedendo il picchetto di conoscenti l’imputato agita la mano e si allarga in un largo sorriso entusiasta, come quello di un fanciullo che abbia visto un cono gelato. Susann Eminger fa loro segno che starà col marito, ma si separa da lui e si avvia all’ingresso anteriore impiegato da tutti gli avvocati mentre, dopo i convenevoli, gli imputati arrestati sono portati fuori dall’aula dalla solita uscita sul retro. Fuori dal tribunale però la signora Eminger si unisce solo dopo una buona mezzoretta a Karl-Heinz Statzberger e l’anziana accompagnatrice. Gli imputati evidentemente mangiano in Tribunale e non sono riportati subito in carcere, la giornata è proficua per le visite.

Si è quindi saputo che l’avvocato Sprafke nelle nuove istanze di ricusazione dei giudici  ha anche contro argomentato alle decisioni di non nominarlo difensore d’ufficio e di non concedergli una sospensione del processo per la massima durata possibile, richiedendo che il processo riprendesse solo quando si fosse deciso anche in base ai suoi nuovi argomenti: i giudici non avrebbero considerato adeguatamente le obiezioni dell’imputato, dando credito esclusivo alle spiegazioni dei due attuali difensori d’ufficio; né acclarato adeguatamente il peggioramento di salute dell’avvocato Michael Kaiser e preso coscienza che questi potrebbe non essere in grado di seguire tutto il processo anche se ha assicurato di volerlo fare; così come che egli non sarebbe comunque più attivo in sede di appello. L’avvocato Daniel Sprafke inoltre ha accusato i giudici di aver voluto decidere in fretta della sua prima istanza di ricusazione nei confronti del solo Manfred Götzl, prima della scadenza del termine di mezzogiorno fissato per l’ipotetica apertura della 418ma udienza, e che egli potesse ricusare tutto il collegio -cosa che peraltro poi ha comunque fatto- ed ha richiesto che il processo venisse riportato allo stato anteriore a tale decisione, così da caducarla. Essendo ricusato tutto il collegio, non avrebbe potuto decidere in merito e della questione sarebbe stato investito obbligatoriamente un altro Senato.

Nuova udienza
Il 17 aprile si svolge formalmente la 418ma udienza. Dopo l’ingresso degli imputati alle 9,42 (a parte Holger Gerlach che arriva da solo prima in aula, Carsten Schultze è sotto regime di protezione e gli altri tre coimputati sono agli arresti e vengono trasportati con un lungo convoglio in sirena dal carcere in tribunale) e fatto l’usuale elenco dei presenti, i giudici danno lettura della loro decisione in sei punti con la quale rigettano collegialmente le controdeduzioni dell’avvocato Daniel Sprafke di cui più sopra. Non ci sono però né lo stesso avvocato Sprafke, né l’avvocato Borchert. Tutti assenti giustificati per improrogabili emergenze.

L’avvocato Hedrich chiede una sospensione di 45 minuti per discutere la decisione con il suo assistito. Alle 9,52 Manfed Götzl dispone una pausa fino alle 10,35.

Pausa Gli imputati, ad eccezione di Carsten Schultze, restano in aula. L’avvocato Hedrich spiega al suo cliente André Eminger un passo della decisione, poi ciascuno legge separatamente. Nel mentre gli avvocati Schneiders e Klemke parlano al collega Mathias Grasel e l’imputata Beate Zschäpe, lasciando Ralf Wohlleben da solo. Quest’utimo dopo essere stato un po’ a braccia incrociate si mette a digitare alacremente al pc (tutti gli imputati ne hanno uno in dotazione con gli atti processuali). Beate Zschäpe continua poi ad ingannare il tempo parlando a Mathias Grasel e ridendo. Invece l’avvocato Hedrich consulta il collega Kaiser, lasciando il suo assistito a leggere gli atti, finché quello li raggiunge e si siede tra loro. Dibattono animatamente; è interessante notare che il consulto avviene senza che escano, mentre l’avvocato Daniel Sprafke aveva lamentato nelle sue ultime istanze anche la assenza di spazi idonei per un consulto col cliente senza la vicinanza di poliziotti. Ora non pare che i tre se ne interessino affatto. Il tempo scorre mentre tra gli altri legali ed imputati c’è chi lavora da solo, chi parla, chi telefona. Holger Gerlach si è risvegliato e legge l’I-Pad.

Il sipario si rialza
Rientranti i giudici, chiedono se ci siano nuove prese di posizione dalla difesa. Nessuna replica all’ultima decisione da parte dell’avvocato Hedrich. Col che Manfred Götzl chiude formalmente di nuovo la fase probatoria e dà la parola alla Procura che dichiara di confermare tutte le conclusioni e richieste di pena già formulate; dai banchi delle parti civile nessuno riscontra la necessità di fare integrazioni alle proprie conclusioni.

Quindi Manfred Götzl, constata l’assenza dell’avvocato Borchert si vede impossibilitato nel procedere ad ascoltare le conclusioni della difesa di Beate Zschäpe e si rivolge quindi a quella di Holger Gerlach. L’avvocato Stefan Hachmeister però dichiara di non essere preparato ad esporre le sue conclusioni. Alla richiesta del giudice su come mai -essendo oltre un mese che le difese dovrebbero presentarle- il legale indica che ha dato per scontato che si mantenesse l’ordine previsto da marzo che avrebbe visto prima esporre le difese dell’accusata principale. Manfred Götzl insiste e chiede quanto tempo gli occorrerebbe. Sedando ogni speranza, l’avvocato Hachmeister replica: almeno una settimana, e dalla platea si levano delle risa. Il legale si secca, non capisce cosa ci sia da ridere e spiega infervorato che è razionale che un accusato di ausilio ad un reato si esprima solo dopo l’accusato del reato principale. Le difese di Beate Zschäpe sono chiamate a controbattere sull’accusa di esistenza di un nucleo terroristico, per la legge tedesca per quest’ultimo sono indispensabili almeno tre persone, e Beate Zschäpe nel dibattimento ha contestato di essere compartecipe alle scelte dei complici. È perciò razionale per il suo cliente, sapere gli argomenti che la difesa di Beate Zschäpe presenterà per sostenere che l’associazione terroristica non sia esistita. Manfred Götzl non è contento. SI rivolge obtorto collo anche alla difesa di Ralf Wohlleben. L’avvocato Olaf Klemke più professionalmente indica che sarebbe pronto anche subito, ma si è concordato coi colleghi di esporre solo come secondo in mezzo a loro ed essi debbono ancora procedere a delle modeste integrazioni, per cui il loro terzetto potrebbe procedere solo tra una settimana.

A Manfred Götzl non resta che chiedere a Mathias Grasel di acclarare se il collega Borchert il giorno dopo potrebbe presenziare in aula.
Si fa un’altra breve pausa. Si ripetono le scene di dialoghi incrociati: gli avvocati Wolfgang Heer e Wolfgang Stahl parlano alla collega Nicole Schneiders ed il Procuratore Jochen Weingarten all’avvocato Jacob Hösl (difensore di Carsten Schultze); André Eminger interloquisce a sua volta con l’avvocatessa Nicole Schneiders e ride; dopo trova occasione per ghignare con il co-imputato Wohlleben.

Rientrati i giudici l’avvocato Mathias Grasel li informa che il collega non ha risolto i problemi familiari che lo tengono lontano e non potrà partecipare all’udienza prevista il giorno dopo, cioè il 18 aprile. Manfred Götzl ne prende atto e la cancella. Rimarcato ancora che è assente per una visita medica anche l’avvocato Johannes Pausch (il secondo difensore di Carsten Schultze), ammonisce quindi che però alla nuova udienza prevista per il 24 aprile tutti i difensori dovranno essere pronti per presentare le loro conclusioni indipendentemente da qualsiasi ordine. L’avvocato Hachmeister cerca di ribattere e fare valere che prima dovrebbe comunque presentare le conclusioni l’imputato per il reato principale, pur riconoscendo che nel codice di procedura penale non è statuito sia per forza così. Manfred Götzl replica che come ha rilevato non è statuito alcunché nel codice e la cosa è da regolare caso per caso. Ergo si prepari. L’imputato, soggiunge, poi ha sempre l’ultima parola, sottintendo quindi: se necessario Gerlach potrà sempre ribattere alle difese di Zschäpe. L’avvocato Hachmeister, che non ha dato prova di gran duttilità, ringrazia formalmente per l’avviso. Chiusa l’udienza gli imputati si attardano a parlare coi loro legali, André Eminger alla fine anche con Wolfgang Heer, in piedi sul punto di uscire.

Martedì 24 aprile dovrebbero finalmente iniziare le esposizioni conclusionali delle difese.

 

Immagine di copertina: Pixabay, https://pixabay.com/it/clausola-destra-regolamento-legge-2220818/

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TAG: Avvocato Daniel Sprafke, clandestinità nazionalsocialista, Ministro della Giustizia Katarina Barley (SPD), Presidente sesta sezione penale della Corte d'Appello di Monaco di Baviera Manfred Götzl, Procuratore Generale Herbert Diemer, Procuratore Jochen Weingarten, Procuratrice Annette Greger
CAT: Germania, Giustizia

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