Caso Amri: la polizia ha falsificato un verbale

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19 Maggio 2017

Shakespeare direbbe che c’è del marcio in Germania anziché in Danimarca se dovesse scrivere un’opera sul caso del terrorista tunisino Anis Amri che il 19 novembre 2016 scagliò un camion con rimorchio nella folla del mercatino di Natale della Breitscheidplatz di Berlino causando la morte di 12 persone, delle quali 5 straniere tra cui anche la 31enne Fabrizia Di Lorenzo di Sulmona, ed oltre 60 feriti.

 

Criminali nella polizia criminale

È emerso che il verbale della polizia di Berlino (in copertina la sede del Landeskriminalamt, foto Wikimedia Commons) datato 1° novembre 2016 sulla sorveglianza del tunisino in cui si indicava che il terrorista era stato registrato come piccolo spacciatore -nel documento appare letteralmente: da maggio 2016 ha probabilmente fatto piccolo smercio di sostanze stupefacenti- è stato falsificato. Lo ha scoperto l’investigatore straordinario incaricato dal senato di Berlino di riesaminare tutti gli aspetti del caso, il Procuratore della Repubblica a.d. Bruno Jost. Nel luglio 2016 Amri era stato già coinvolto in un pestaggio tra bande di spacciatori in un caffè di Neukölln e ciò venne indicato nel verbale del 1° novembre. Agli inquirenti era dunque noto già dalla primavera 2016 che Amri spacciasse in modo commerciale ed in una banda e potevano arrestarlo. Non lo fecero però ed il verbale dopo l’attentato sparì per essere sostituito con uno con la nuova versione che riporta che Amri era solo un piccolo spacciatore. Il falso è reso ancora più inquietante dalla circostanza – sottolineata dalla tedesca ARD– che anche in un comunicato stampa della Procura Generale di Berlino del 23 dicembre 2016, si indica che Amri era solo un piccolo spacciatore nella zona del parco Görlitzer, una nota area di spaccio della capitale tedesca. Il responsabile degli interni nel senato di Berlino Andreas Geisel (SPD) ha adesso sporto denuncia contro due funzionari della polizia della capitale tedesca.

 

Il 22 marzo era stato già tratto in arresto il ventisettenne tunisino Mohammed D. che nel luglio 2016 era stato coinvolto nel regolamento di conti tra bande nel locale di Neukölln a fianco di Amri e di altri due uomini. Il complice trentenne libico Mohmad K. è già stato rinviato a giudizio con l’imputazione di avere accoltellato, mettendone a rischio la vita, un uomo nello scontro. Il quarto membro della banda sarebbe invece, secondo quanto ha riferito la Berliner Zeitung, ancora ricercato.

 

Critiche trasversali

La polizia criminale di Berlino era già stata criticata dal Procuratore Generale Ralf Rother -come riporta la ARD– per avere sospeso unilateralmente senza concordarlo con la procura l’osservazione di Amri già a metà luglio 2016; mentre gli stessi funzionari di polizia avevano domandato fosse prolungata ed essa era stata autorizzata giudizialmente fino alla fine di ottobre. Secondo informazioni dell’emittente berlinese rbb gli inquirenti avevano chiesto infatti di proseguire le osservazioni perché già nell’agosto 2016 era apparso che Amri perseguisse un “piano”, “fosse probabile” che stese raccogliendo mezzi finanziari e gli era “riconoscibile un aumento, nella dinamica di gruppo, di un potenziale violento”. La Berliner Zeitung, citando la Bild am Sonntag, il 26 marzo scorso ha riportato che la polizia del Nord Reno-Vestfalia già nel marzo 2016 avrebbe indicato al ministero degli interni del Land, allora diretto da Ralf Jäger (SPD), che Amri avrebbe potuto fare un attentato.
D’altronde nel marzo di quest’anno lo stesso Ministro degli Interni Thomas de Maizière (CDU)  aveva risposto innanzi alla Commissione parlamentare di inchiesta del Nord Reno-Vestfalia sul caso Amri che la pericolosità del tunisino era stata sottovalutata nonostante fosse stato incluso tra i soggetti da tenere sotto osservazione ed al più tardi in ottobre, dopo che la sua identità era stata confermata dalle autorità del suo Paese, avrebbe dovuto essere arrestato.
I Verdi hanno chiesto che adesso sia formata una Commissione di inchiesta parlamentare, anche se a ridosso delle elezioni è improbabile che questa verrà disposta. Tuttavia lo stesso Ministro degli Interni de Maizière ha parlato ai microfoni delle emittenti nazionali di “sospetto di inaudita gravità” dicendo di aspettarsi da tutti i responsabili a Berlino che “sia chiarito fino a fondo e molto apertamente”.

 

Il terrorista è stato coperto come informatore?

Le indagini dovranno chiarire anche se Amri sia stato impiegato come informatore della polizia e come tale le sue malefatte criminali siano state coperte e ridotte per non farlo incappare nelle maglie della giustizia, o per quali altri motivi non si procedette all’arresto per spaccio. Il 24 marzo 2017 la Berliner Zeitung riferendosi a fonti della rbb riportò che dall’inizio del 2016 i servizi segreti del Nord Reno-Vestfalia avrebbero cercato di agganciare Amri per guadagnare informazioni sul predicatore Abu Walaa, alias Ahmad Abdulaziz A., che favoriva l’emigrazione di adepti verso lo Stato Islamico e venne arrestato nel novembre 2016. Amri sarebbe stato in stretto contatto con Walaa al quale in diversi seminari nella moschea del Circolo islamico di lingua tedesca di Hildesheim (DIK), poi chiusa il 14 marzo 2017 dalla polizia, avrebbe chiesto in modo cospirativo consiglio. L’attentatore tunisino avrebbe avuto contatto con ben quattordici persone della cerchia dell’ex predicatore, due di esse, Boban S. e Hasan C., ha riportato il quotidiano berlinese, sono in carcere preventivo.

TAG: Andreas Geisel, Anis Amri, Breitscheidplatz, Bruno Jost, Fabrizia Di Lorenzo, Ralf Rother
CAT: Giustizia, Terrorismo

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