Caro Jim Messina, se vuoi far vincere Renzi affidati ai venditori del Folletto

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25 Luglio 2016

E così il caro, vecchio, Jim Messina è passato all’azione. Accompagnato da chiara fama – aver condotto Obama alla ri-vittoria «dal basso» del 2012 – oggi si dedica al nostro Referendum in quota Renzi. Il Pd gli ha assegnato una consulenza da 200mila euro, inferiore per “soli” tremila allo stipendio di Francesco Pionati in inoperosa quota Rai. Dunque, in linea puramente teorica un affarone.

Racconta il Corriere, a firma Claudio Bozza, che il nostro avrebbe riunito i mentalisti del premier per illustrare le linee guida della Battaglia Finale. Intorno al tavolo, due sentimenti: quello più politico, a cui davano nobile rappresentanza Maria Elena Boschi e Luca Lotti, e l’altro, immaginifico e cinematografico, nelle persone di Giuliano da Empoli, che definire non è poi così semplice, Filippo Sensi e Simona Ercolani, che invece un mestiere ce l’hanno. Uno racconta il premier, l’altra costruisce suggestioni in cui muoversi agevolmente. Sensi, partito benissimo, si è purtroppo inabissato. Non gli ha dato quel pizzico di dolcezza che era necessario, ha insistito troppo nella velina fotografica, non si è imposto (ammesso che ci si possa imporre con Renzi) quando le circostanze avrebbe meritato una consapevolezza più diretta e reale, non ha sfruttato per nulla il valore Famiglia, quando in realtà la signora Agnese rappresenta un presidio di stabilità (in questo caso, è possibile che abbia incontrato qualche difficoltà). Probabilmente gli vuole troppo bene e si sta “tajanizzando”, evitando l’istituto benefico del confronto o addirittura del dissenso. (Capitava che Antonio Tajani, già portavoce del Cav., nascondesse a Berlusconi le brutte notizie e che quello si incazzasse anche di fronte ai giovani cronisti che eravamo). Simona Ercolani, consulente di Palazzo Chigi, in “chiaro”, cioè utile alla comprensione generale, ha fatto l’ultima Leopolda, in verità un’autentica Caporetto. Non ascrivibile totalmente alla sua regia – erano i giorni bui di Maria Elena Boschi col padre – ma certamente neppure così disgiunta dalle sue responsabilità. Sapendo di una formula ormai sin troppo abusata – una serie infinita di interventi dal palco senza più alcuna carica emotiva – ha cercato di rivitalizzare l’ambiente con un nucleo di filmati/suggestione utili a rilanciare gli argomenti chiave della politica renziana. Niente da fare. La kermesse è stata poi funestata da un’idea semplicemente imbecille, il concorsone pubblico per identificare il titolo più scemo dei giornali. Un’iniziativa anche un filo illiberale. A tutt’oggi, a differenza della convention di Trump e del discorso scopiazzato da Melania, qui da noi il deficiente che ha partorito l’idea non ha avuto il coraggio di alzare la mano.

In questo clima, Jim Messina avrebbe dovuto partire da qui. Da come i mentalisti di Renzi hanno fatto male i loro mestieri, e solo dopo rilanciare l’idea della Battaglia Finale. Che, a leggere le cronache del Corriere, anche questa volta verrà declinata «dal basso», puntando a vincere con il metodo ormai arciriconosciuto del “porta a porta”. Battendo a tappeto un territorio ben delineato, un perimetro assolutamente circoscritto: il perimetro degli “indecisi”. Lasciando al suo destino chi ha già cristallizzato con molti mesi di anticipo la convinzione di votare NO. Un’idea di fondo che ci sentiamo assolutamente di condividere, almeno nella focalizzazione dell’obiettivo della campagna. Per come Renzi ha personalizzato la questione, inutile correre dietro a chi gli voterebbe contro anche con una pistola puntata alla tempia.

Già, ma come si convince un indeciso? Qui il caro Jim ha la sua idea di fondo: bussandogli a casa. Andandolo a cercare, stanandolo, presentandosi con gli strumenti giusti da esporre nel salotto di casa Indeciso. Una questione americana. Molto americana. Ecco, qui il caro Jim commetterebbe uno dei suoi più grandi errori. La campagna «casa per casa» avrebbe effetti esattamente contrari. E per una serie di motivi. Il primo dei quali è che il Pd renziano per questa campagna vuole mettere in campo migliaia di volontari. Una cosa molto vista, che in ogni epoca viene variamente declinata. Berlusconi nel suo tempo, che poi non è un secolo fa, parlava di «missionari» azzurri che dovevano, appunto, battere casa per casa e convincere della bontà della sua politica. La questione non iniziò neppure, se ci furono missionari non si presentarono a casa. Il motivo è semplice, culturalmente evidente e chissà se Giuliano da Empoli su questo ha offerto il suo valente contributo. Nelle case degli italiani si entra molto poco, ormai. È una questione che travalica l’idea di paura, la precede persino, non ha nulla a che vedere con il mondo tormentato che stiamo vivendo. È una nostra diffidenza antica, l’idea della casa è “solo” nostra e questo è dimostrato dal fatto che siamo nel mondo tra quelli che più comprano la propria casa (piu dell’80%). Non desideriamo che altri ci mettano il becco. A meno che.

A meno che non siano professionisti. Ho conosciuto un venditore Folletto, che mi ha spiegato molte cose. È stato per anni il miglior performer del Lazio. Un fuoriclasse del suo mestiere. Non entri in casa degli altri se non sei un professionista. Un volontario, anche armato delle intenzioni e del sorriso migliori, verrà pregato di allontanarsi. Con buone o cattive maniere. Lo rischia già un venditore professionista. Con i “missionari” Renzi non porterebbe a casa un solo voto più. E quindi?

Quindi bisogna lasciar perdere il porta a porta e battere subito un’altra strada. Che ovviamente abbia come obiettivi sempre gli indecisi, che sono comunque il corpo centrale della questione. Bisogna far capire che proprio la loro indecisione è un VALORE. Dare peso a un tormento, attribuire ai dubbi una profondità, far sentire il peso politico di una possibile maturazione. Non bisogna convincerli a votare Sì, bisogna convincerli che loro sono gli elettori migliori, “i migliori”, anche se alla fine magari penderanno per in No. È come un elettore che sta pensando all’astensione. Nei paesi che vengono considerati madre della democrazia, il non voto è tutelato culturalmente, ha un valore altissimo come chi vota. È un valore in sè.

Dunque la strada del caro Jim Messina per adesso non è quella giusta. A meno di non assumere, a spese del Pd, i venditori del Folletto.

TAG: Jim Messina, Matteo Renzi, Pd
CAT: Governo, Media

3 Commenti

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  1. vincesko 8 anni fa

    Effettivamente, la politica avrebbe da imparare dalla tecnica di vendita diretta (cfr. “Comunicazione politica e vendita diretta” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2760961.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/comunicazione-politica-e-vendita-diretta.html), anche il PD del venditore Renzi, che stranamente commette gli stessi errori gravi del PD del profano Bersani (cfr. http://www.glistatigenerali.com/roma/perche-a-roma-lo-sfidante-di-virginia-raggi-ha-perso-cosi-male/ e il mio commento in calce). Renzi (similmente a Berlusconi) applica una tecnica comunicativa mutuata dalla vendita diretta, purtroppo della corrente manipolativa, che è la meno adatta ad un elettorato di sinistra (cfr. “La comunicazione di Matteo Renzi” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2819792.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/07/la-comunicazione-di-matteo-renzi.html).

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  2. eza 8 anni fa

    Caro Fusco propongo a lei un’idea semplice.
    La campagna referendaria attualmente è viziata dall’errore di valutazione molto grave di Renzi.
    Se in astratto le sue dimissioni in caso di esito negativo sono un gesto normale in un paese democratico in Italia hanno dato il via al solito balletto di irresponsabili, nani e ballerine.
    Il problema si risolverebbe se Renzi annunciasse le sue dimissioni anche in caso di vittoria del SI.
    A quel punto si potrebbe veramente parlare della riforma.
    In caso di vittoria del No Renzi a casa e si ritorna alla casella di partenza.
    In caso di vittoria del Si Renzi a casa, nuove elezioni con nuove istituzioni e nuova legge elettorale.
    Vinca il migliore, anche Renzi se del caso.
    Tutti contenti. (quelli che non hanno paura del futuro e un pò meno chi difende interessi personali spacciandoli per generali)

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  3. vincesko 8 anni fa

    ISTAT-CENSIMENTO DELLE ABITAZIONI 2011. Sono 17.666.209 le famiglie che vivono in una casa di proprietà in Italia, pari al 72,1% di quelle censite, contro il 18% che abita in affitto, mentre il 9,9% usufruisce dell’abitazione nella quale risiede a titolo gratuito o come prestazione di servizio. C’è anche una minima parte di cittadini che vive in baracche, roulotte o cantine http://www.istat.it/it/archivio/108392.

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