A Milano come un “elefante in cristalleria”. Non in quella Sala

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2 Novembre 2015

A Milano, tiferò per gli elefanti.

La scelta del prossimo candidato Sindaco di Milano, sta diventando surreale (1) e mi fa venire in mente che questa massima andrebbe aggiornata, con una riflessione impopolare: perché anche

“con questi militanti, non vinceremo mai”

E’ finita l’era dei grandi partiti di massa, gli iscritti sono diventati una platea di Fedeli, che amministrano il culto minore del partito come se si trovassero in una chiesa sconsacrata. Anni fa l’ideologia indicava una strada, un tempo in dissenso era un tabù: il consenso alla linea del partito era un dogma che però poteva essere (e spesso lo era) violato, producendo importantissimi conflitti di idee.

Un tempo – insomma – dissentire costava, ma era sempre possibile: e assentire era importante, ma non era mai scontato. I partiti rappresentavano quasi in modo scientifico grandi fasce della società italiana, e scalarli era arduo, come raggiungere le vette delle montagne. Adesso, l’impressione è che questo spettro di rappresentanza se sia talmente ridotto, da aver perso la sua aderenza alla società reale.

Molti dei militanti che sentiamo parlare, non sono più né Fedeli né Apostati, e nemmeno rappresentanti autentici dei loro mondi di provenienza: sono come i tifosi di una squadra di calcio che inneggiano senza troppa passione ai colori della loro società, tifosi quasi per statuto. Sono militanti apparentemente sfiduciati, e che proprio per questo, hanno abbandonato il loro standard di qualità: difendono i loro campioni, anche quando non se lo meritano, e finiscono per mettere davanti a tutto una ragione di partito, anche quando non se ne vede più una.

Molti di questi iscritti sono figli di battaglie congressuali combattute a pacchetti di tessere, qualcuno è stato preso dagli elenchi del telefono, molti di quelli che fanno la militanza vera non hanno più la tessera, mentre qualcuno che non l’ha mai fatta invece ce l’ha. Il problema più grande, con l’unica eccezione dell’eroico popolo dei volontari veri, quelli che da mezzo secolo prendono le ferie per fare le feste (ma che ormai sono la parte più anziana della mitica “base”), è questo corpaccione di fedeli che seguono la politica come si va allo stadio: vogliono solo vincere, e in nome di questo sono pronti a giustificare qualsiasi scelta e qualsiasi errore.

E invece – almeno in politica – è proprio la logica dei capo corrente, o dei capo curva, quella che condanna i partiti alla sconfitta certa. Per questo la discussione sulla scelta del prossimo candidato sindaco non è un problema di forma, ma di sostanza. Fate votare tutti gli elettori: sono molto più sani e vitali dei tifosi con la tessera.

Alla luce di questo penso che non voterò candidati (sicuramente capaci), che non vengano dal mondo della Sinistra (2). Non a uomini della Provvidenza. Non voterò Sala (3).

La sinistra di governo non può andare con il centro del partito della nazione, a meno di non tradire se stessa.

C’è chi ha scelto la governabilità a scapito della rappresentanza. Consapevole di perdere un pezzo a sinistra per stare al centro: anzi, più propriamente, in mezzo.

Ora tocca alla politica compiere il passo verso la chiarezza e l’autonomia.

 

Collegamenti esterni:

(1) ” A Milano come un elefante in cristalleria. Non andrò in Sala”. Il contributo del blog In fondo a Sinistra

(2) “Nichi, perchè la Sinistra è diventata cristalleria?”. Il contributo del blog In fondo a Sinistra

(3) Milano, si accelera su Sala candidato: il Pd spera nel nome condiviso, pressing su Fiano (Repubblica, 2 Novembre 2015)

TAG: EXPO 2015, Pd, Possibile, Sala, sel, sindaco di milano
CAT: Governo, Milano, Partiti e politici

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