Le due battaglie di Zuckerberg per non soccombere dopo ‘The Ugly’

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31 Marzo 2018

«Connettiamo le persone. Ecco perché tutto il lavoro che facciamo per la crescita è giustificato. Forse a qualcuno costa la vita perché si espone ai bulli, forse qualcuno muore in un attacco terroristico coordinato sulla nostra piattaforma. Ma connettere le persone è il nostro imperativo. La parte brutta della faccenda è che crediamo così profondamente nel collegare le persone che qualunque cosa ci permetta di connetterne di più e più spesso è sostanzialmente positivo».

Queste sono le parole di Andrew Bosworth, vice presidente di Facebook nel memo ‘The Ugly’ del 18.06.16 che Buzzfeed ha scovato e divulgato (qui gli sviluppi su The Verge). Tuttavia, alla fine della fiera, sembra che nessuno condivida il contenuto del memo, nemmeno il suo autore, il quale su Twitter ha ritenuto opportuno giustificarsi dicendo che sollevava quel tipo di questioni solo per migliorare gli strumenti a disposizione della piattaforma. In questo caso, tuttavia, visto quanto emerge in queste settimane per il caso Cambridge Analytica, sarebbe opportuno vedere cosa non è andato per il verso giusto. Sempre ammesso che lo si voglia fare. Non condivide nemmeno Zuckerberg secondo il quale non è vero che il fine giustifichi i mezzi, in realtà Boz è talentuoso ma dice molte cose provocatorie.

In realtà le giustificazioni non potevano essere molto diverse da queste parole di circostanza, in quanto quello che pare evidente è che Zuckerberg è concentrato su due fronti molto complessi e collegati tra di loro: il primo, quello della carta stampata, che in queste settimane sta cavalcando l’onda degli scandali. Il secondo, quello degli investitori, che potrebbero decidere di ritirare i propri investimenti, causando danni economici che potrebbero rivelarsi fatali per le casse di Menlo Park.

Inevitabilmente i due aspetti sono collegati più di quanto appaia a prima vista: più lo scandalo è sulle prime pagine dei giornali, più aumenta il rischio che gli investitori si stanchino di essere associati a Facebook. Il vero pericolo da scongiurare per Menlo Park è questo: infatti, non è un caso che Zuckerberg si sia scusato acquistando alcune pagine di giornali (tre quotidiani americani e sei britannici). Una richiesta di tregua in piena regola inviata, a pagamento sulle pagine dei giornali invece che gratis dal proprio account Facebook, principalmente agli editori dei quotidiani. Segno evidente della tensione che si vive da quelle parti (chiedere anche a Scott Rosenberg che un paio di giorni fa ne ha scritto su Axios).

Quando i quotidiani troveranno una notizia più appetibile da rilanciare, dando effettivamente tregua a Facebook, a Menlo Park comincerà la conta dei danni. In questo senso non sarà tanto importante contare gli utenti persi, questione fondamentale fino a un certo punto perché gli utenti possono ritornare oppure possono essere recuperati tramite ulteriori acquisizioni, quanto contare gli investitori persi con relativo volume d’affari: recuperare investitori, e quindi soldi, è molto più complicato e potrebbe comportare danni irreparabili.

TAG: Cambridge Analytica, Facebook, facebook giornalismo, Mark Zuckerberg
CAT: Internet, Media

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