All’inizio era il profumo

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20 Giugno 2017

“All’inizio era il profumo” (ed.Skira) di Aldo Nove è un libro decisamente insolito e originale.
Un libro che ruota intorno al nostro senso più potente e meno considerato : l’odorato.
Qualche tempo fa, a chi gli chiedeva il motivo del suo interesse per questo tema, Aldo Nove rispondeva che, dei 5 sensi, l’odorato è quello che in qualche misura ci “allarma” di più, anche perché è il meno controllabile di tutti.

“Un profumo, o un odore forte, letteralmente ci travolgono. Lo stesso vale per la verticalità della sua esperienza rispetto al ricordo: è il più potente di tutti, ci obbliga a ricordi anche ancestrali e spesso confusi.”

Il libro affronta il tema da due punti di vista, quello delle esperienze personali dell’autore ( qualcuno lo ha definito un libro di “formazione olfattiva”) e quello, altrettanto interessante e per certi versi sorprendente, della storia del profumo.

Ecco un esempio del primo registro : l’autore, che è un bambino che frequenta le elementari, un giorno va a trovare un compagno di scuola, Luca, “un secchione, uno spilungone dai capelli rossi che sapeva tutto”.
Luca offre ad Aldo una tazzina di caffè. Ed ecco cosa succede:

“Luca mi ha preparato il caffè, mi ha offerto la tazzina e prima che lo bevessi mi ha detto:
“Stop!Prima di berlo devi fare una cosa.”
“Cosa?”
“Ti devi tappare il naso!”, disse con un sorriso malizioso e con la sua solita aria di quella che la sa molto più lunga di te.
“Perché?”
“Perché sì. Perché prima mi hai chiesto che ti parlassi dell’olfatto e questo è un efficacissimo esperimento fisico.”
Ho obbedito. Mi sono tappato il naso, ho bevuto il caffè e il caffè non sapeva praticamente di niente.
“Stop ancora!” mi ha detto dopo il primo sorso Luca. “Non finire il caffè. Riapriti il naso e bevi il resto.”
L’ho fatto. E a quel punto, il caffè sapeva di caffè

Ovviamente questo è solo uno dei tanti capitoli del versante autobiografico del libro : ci sono l’odore del fieno e quello del letame nei campi, quello della pelle dei cavalli, del legno, delle botti, del vino, del fango. C’è l’odore della acqua di colonia e della brillantina che il nonno usava ogni domenica,  c’è l’odore delle auto e della benzina quello delle stringhe di liquirizia. C’è l’odore delle tendine di plastica dei bar e l’odore delle carte da gioco consunte.

Ed ecco, invece, un brano del versante “storico” del libro:

Anche Giulio Cesare amava mischiare profumi e cibo: condiva gli asparagi, suo cibo preferito, con unguento aromatico.
Nelle spedizioni di guerra, le vele delle barche venivano profumate.
Romana è anche la tradizione di trascrivere le formule dei profumi più in voga. Il più prezioso era forse l’unguento regale, creato per il re dei Parti, popolo iranico. Era composto di 26 sostanze dai sentori esotici tra cui zafferano, cardamomo, opobalsamo, malabatro, ladano, henna, giunco, calamo aromatico, nardo.
L’unguento regale è stato “ricostruito” recentemente all’Osmothèque di Versailles, la “biblioteca olfattiva” più grande del mondo, dove sono custoditi oltre 3000 profumi storici conservati in boccette di vetro scuro alla temperatura costante di 12°, per non corromperne l’essenza.
Proprio a Versailles ho provato personalmente l’unguento regale. È fortissimo, corposo, esagerato. Certo improbabile per i nostri gusti moderni ma incredibilmente affascinante e certo molto sensuale.

Il libro, oltre ad essere godibile e ricco di informazioni e curiosità, è un esplicito invito ad utilizzare al meglio il senso dell’odorato. Perché, come ha detto l’autore, farlo può essere una esperienza bellissima, fonte di piacere e stimolo per la riflessione.

TAG: Aldo Nove
CAT: Letteratura

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