Di libri in estate, a modo mio (III ed ultima parte)

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12 Agosto 2016

Siamo nel pieno della bella stagione e per la rubrica Di libri in estate riprendo a raccontarvi dei libri di narrativa che ho letto in queste ultime settimane.

Ecco qualche titolo:

Dimmi che c’entra la felicità, di Margi De Filpo e Vincenzo Corraro (Ensamble edizioni)

Se siete amanti della buona scrittura (stile, forma, nessuna banalità) non potete perdere Dimmi che c’entra la felicità, una raccolta di racconti di Margi De Filpo e Vincenzo Corraro, due scrittori non esordienti. A puntare su di loro è Edizioni Ensemble, con il placet di Diego De Silva che ha firmato la prefazione. Per quanto diversi nello stile (più beffardo ma anche amaro Corraro, più criptica e poetica la De Filpo), tutti i racconti sono una rappresentazione delle nostre esistenze: sogni bruciati, vite precarie, lavori infami, ossessioni sentimentali, capricci da finti bohémien, amicizie e parentele. Gli uomini e le donne protagonisti di queste storie non sono lontanissimi da noi: ci assomigliano e in loro ci confondiamo, leggendo. Chi conosce, anche poco, le dinamiche editoriali si chiederà come mai una casa editrice abbia deciso di accettare una pubblicazione a quattro mani. La risposta è intuitiva: si tratta di un’antologia pregiata, che prescinde da qualunque moda e previsione di mercato. Ogni singolo racconto è prezioso, ogni racconto è una finestra sull’esistente, sui sentimenti, sui rapporti tra le persone. Gli amanti dei finali aperti troveranno pane per i loro denti, imbattendosi in storie che terminano nell’immaginario personale. Da leggere se ricercate voci notevoli, al di là del best seller di turno.

Al giardino ancora non l’ho detto, di Pia Pera (Ponte alle Grazie)

Qualche settimana fa la scrittrice Pia Pera è morta dopo anni di battaglie contro una malattia poco conosciuta (malattia del motoneurone) che la stava consumando. Al giardino ancora non l’ho detto è il libro non fiction nel quale, come in un diario, l’autrice racconta l’acuirsi del male, i cambiamenti che inevitabilmente si presentano se la vita ti sfugge di mano. Racconta del suo amato giardino fuori città, del suo rapporto con le piante, con il tempo che passa, con le cose non dette, con le cose pensate a torto e poi rimangiate, con una sé impotente, difficile da accettare. A volte tragico altre tremendamente illuminante (“Dopo un ritiro il maestro di meditazione aveva detto: accettate di essere qualcosa d’indefinito. Siamo così attaccati a noi stessi, all’idea di un sé separato con una personalità inconfondibile. Quanto ci diamo da fare per mostrarci unici, costruire un individuo fuori dall’ordinario. Quanta resistenza all’idea di restare invece indefiniti. Confondibili con il resto. Non venire notati, scomparire inosservati. Che paura! Mentre un saggio aveva suggerito: vivi nascosto”), il libro è un vero testamento emotivo. Pia Pera che trascorreva il tempo in giardino o a leggere o a scrivere, ricorre alla parola scritta per comunicare quello che si prova quando l’energia vitale si attenua e nuove consapevolezze risalgono dal fondo dell’anima. Se avete voglia di un libro – traghetto, prendetelo.

Gli uomini della sua vita, di Mary McCarthy (Minimum fax editore)

Ricorda certi personaggi di Dorothy Parker Margaret Sargent, la protagonista dei racconti che compongono Gli uomini della sua vita di Mary McCarthy, scrittrice che ha esordito negli anni Quaranta in America proprio con questa raccolta. Margaret è una donna intelligente, a volte distratta, in fuga dai luoghi comuni e alle prese con amanti occasionali, datori di lavoro impossibili e sedute di psicoanalisi. Ogni racconto è incentrato su un episodio diverso, al centro sempre Margaret. Si dice sia l’alter ego dell’autrice che con Margaret aveva molte affinità. Mary McCarthy collaborava con riviste e giornali e si è occupata anche di critica teatrale. La sua vita, a tratti complicata e non priva di dolori, l’ha raccontata in Ricordi di un’educazione cattolica. Famoso anche il suo Il gruppo, il romanzo dove racconta le vicende di alcune amiche alle prese con le scelte della vita in un’epoca in cui affermare se stesse era complicato almeno quanto oggi.

Gli uomini in generale mi piacciono molto, di Veronique Ovaldè (Minimum fax)

Per molti è la voce più originale della narrativa contemporanea francese. Io non ci giurerei, ma posso dirvi che Gli uomini in generale mi piacciono molto è spassoso quanto tragico. Se l’ironia può celare chiaro scuri e gorghi emozionali, la voce di Lili, protagonista e voce narrante del romanzo, ci conferma che accade. Accade che una donna, apparentemente dalla vita serena, pagina dopo pagina, tiri fuori tragici ricordi e un trascorso familiare non proprio armonioso. Come una specie di sorriso che si infrange nel pianto. È estate quando Lili, osservando per l’ennesima volta le gabbie degli animali allo zoo, rivede una vecchia fiamma. È da questo istante che riaffiora tutto il vissuto, e tornare indietro vorrà dire soffrire, anche se Lili riuscirà, talvolta, a scherzarci sopra.

Londra per famiglie, di Mila Venturini (Nottetempo)

Se le atmosfere estive vi hanno già stufato e siete tra quelli che stanno pregando zitti zitti per l’arrivo dell’inverno, Londra per famiglie è il libro che fa per voi. Vacanze di Natale 2009 e un gruppo di vecchi amici decide di trascorrere insieme le feste nella capitale inglese. Gli ex compagni di scuola hanno superato i trenta ed alcuni  sono anche genitori. Durante il viaggio si fanno largo malinconie e crisi di ogni specie, cosicché le vacanze finiscono col somigliare a una messa in scena teatrale, tra fuori programma e molta ironia. Londra fa da sfondo, con le sue atmosfere romantiche. Ed è alla città che la compagnia rivolge sogni impolverati e nuove aspirazioni.

L’ultimo amore di Baba Dunja, di Alina Bronsky (Keller editore)

L’ultimo amore di Baba Dunja è un romanzo di Alina Bronsky, scrittrice russa, classe 1978, da tempo a Berlino. Baba è la voce narrante e protagonista. Nel 1986 Baba è scappata, sebbene non troppo convinta, dal suo villaggio, a causa del rischio di una contaminazione nucleare. Dopo anni da apolide, Baba torna a casa. La conosciamo a questo punto, tra orti da coltivare, vicine brontolone, atmosfere campestri e ritmi lenti. Keller, casa editrice indipendente e molto valida, dà voce ad un’autrice talentuosa, che ci conduce alla scoperta di destini di cui abbiamo letto da bambini, di esistenze diverse dalle nostre, spesso ingessate e così insopportabilmente problematiche. Da leggere.

Ps: Tra qualche giorno mi godrò il tanto osannato e preziosissimo tempo libero. Di quello che leggerò vi dirò poi, quando l’estate sarà finita e questa rubrica non avrà più ragione d’esistere.

Buone vacanze e buone letture a tutti noi.

Per leggere la prima parte di questa rubrica: QUI

Per leggere la seconda parte di questa rubrica: QUI 

 

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CAT: Letteratura

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