“Il male oscuro”, un romanzo ancora attuale

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23 Ottobre 2017

Può un romanzo descrivere un abisso ed essere al tempo stesso la cura attraverso la quale il suo autore torna a “riveder le stelle”?

È quello che, nel 1964, è accaduto con Il male oscuro, il formidabile romanzo attraverso il quale, dopo anni di difficoltà e di nevrosi, Giuseppe Berto, che nell’immediato dopoguerra era stato uno dei protagonisti della scena letteraria con il suo romanzo d’esordio “Il cielo è rosso”, tradotto in molti paesi del mondo, tornò al successo, dopo anni di nevrosi e di difficoltà di ogni genere.

La trama del romanzo riprende da vicino la vita dello scrittore (mai romanzo è stato forse più autobiografico di questo): un intellettuale di provincia lavora nella Roma della “Dolce Vita”, come sceneggiatore cinematografico, in attesa di riuscire a creare il capolavoro letterario grazie al quale il suo nome passerà alla storia.

La morte del padre scatena in lui tutta una serie di sensi colpa che lo fanno piombare nella depressione e nella nevrosi.

In oltre quattrocento pagine, con uno stile personalissimo (praticamente senza punteggiatura, un vero e proprio stream of consciousness) Berto si racconta con tono amaro e disincantato, ma ricco di autoironia ed umorismo.

Dominano il romanzo la lotta contro la malattia, la storia d’amore con una giovane donna (che per tutto il libro è definita “la ragazzetta”), la nascita della figlia, le aspirazioni artistiche, la sofferenza per l’ostracismo al quale lo condannano le conventicole letterarie per il suo atteggiamento anticonformistico.

La salvezza arriva con la psicoanalisi, che gli consentirà di afferrare il recondito significato della sua “guerra con il padre” e di riconciliarsi alla fine con se stesso. Il tono del libro è continuamente ironico e autoironico, Berto ride e ci fa ridere di sé e delle proprie disgrazie, ma insieme all’ironia c’è l’amarezza.

Cinquant’anni dopo Svevo e il suo “La coscienza di Zeno”, ritroviamo il protagonista di un grande romanzo alle prese con i propri complessi di colpa, le proprie insufficienze e incertezze.

Dirà, a libro finito: “Era come se avessi scoperto il bandolo d’un filo che mi usciva dall’ombelico: io tiravo e il filo veniva fuori, quasi ininterrottamente, e faceva un po’ male, si capisce, ma anche a lasciarlo dentro faceva male”.

“Il male oscuro” è il primo vero romanzo psicoanalitico italiano e, anche se investe della sua ironia la disciplina freudiana,  ha anche il merito di farla conoscere in un’epoca in cui nessuno ne parlava.

“Il male oscuro” è anche il più attuale dei romanzi di Giuseppe Berto.

Mentre per il protagonista del romanzo la salvezza è fisicamente rappresentata dall’acquisto di una casa in Calabria, a Capo Vaticano, che diventa il luogo della serenità, della solitudine e del completo distacco dal mondo, nella vita di Giuseppe Berto la resurrezione e la salvezza arrivarono proprio attraverso lo straordinario successo di questo romanzo, vincitore nel corso della stessa estate del premio Viareggio e del premio Campiello, dopo essersi installato saldamente e per un lunghissimo periodo in testa alle classifiche di vendita.

Andando a ritirare il premio Viareggio con la moglie e la figlia (la notizia lo aveva raggiunto proprio nella casa di Capo Vaticano), non poteva fare a meno di pensare che della giuria di quel premio facevano parte due eminenti letterati che in passato erano stati critici e addirittura ostili nei suoi confronti, Eugenio Montale e Natalino Sapegno. Entrambi avevano dovuto riconoscere la grandezza del libro.

P.S.

Ricordo con piacere questo libro perchè l’ho letto quando ancora frequentavo le medie e portavo, letteralmente, i calzoni corti.

Un giovane magistrato che frequentava la nostra casa, incuriosito dal successo del libro, lo aveva acquistato, arrendendosi dopo le prime due pagine. Mi fu facile quindi averlo da lui in prestito.

Lo divorai in pochi giorni e, appena lo ebbi finito, ricominciai a leggerlo, tra gli ondeggiamenti di testa di mio padre che, avendone letto alcune frasi qua e là, continuava a disapprovare dicendo: “Non è un libro per la tua età”

TAG: Eugenio Montale, Giuseppe Berto, Natalino Sapegno, premio viareggio
CAT: Letteratura

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