La zia

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2 Dicembre 2017

All’inizio di ogni comune soggiorno nella casa al mare zia Carla Anna era dolcissima.

Diceva che eravamo i bambini più simpatici e intelligenti del mondo.
Poi, poco alla volta, il clima festoso e idilliaco dei primi giorni si traformava in un clima da tregenda e la cosa più leggera che ci veniva detta era “delinquenti” o “mascalzoni”.
Allora non capivamo i motivi di questo progressivo trasformarsi dell’atteggiamento di zia Carla Anna.
Mi è sembrato di venirne a capo solo molto più tardi.
Certo non era una donna dal carattere molto paziente.
Ma non c’era un’evoluzione nel nostro comportamento dal suo arrivo alla sua partenza, in genere un paio di settimane dopo.
Eravamo bambini vivaci, ma non queruli e assillanti.
Probabilmente il suo atteggiamento nei nostri confronti cambiava per il combinato disposto di due cose: l’attenzione che destava l’aitante figura di mio zio nelle altre bagnanti, il rimpianto per la mancata maternità.
Noi non ne andavamo pazzi.
Ci imbarazzavano le smancerie iniziali, ci infastidivano le sfuriate finali.
Un giorno cercai di reagire ad una ingiusta osservazione e incominciai a dirle “Senti, Carla…”
Mi interruppe subito con una frase destinata ad entrare nel lessico familiare:
“Primo mi chiamo Carla Anna, secondo sono tua zia, terzo non ti devi permettere ecc. ( non ricordo il resto, nè il contesto)
Rimasi sbalordito. La chiamavamo sempre Carla, pur sapendo che aveva un doppio nome.
Ma quella mattina, probabilmente era in vena di ringhiose puntualizzazioni.
Il risultato fu che facendo la sintesi delle sue prime argomentazioni ( CARLA ANNA, ZIA) saltò fuori un acronimo (CAZ) che poi ci servì per chiamarla tra noi, ogni volta soffocando risolini e sghignazzate.
Anni dopo, quando già eravamo grandi e la consuetudine dei comuni soggiorni al mare era finita da un pezzo, lo zio ci mandò una foto in cui lui appariva insieme con la zia.
Si trovavano insieme nel salotto della loro casa.
Lui alto e imponente, con un paio di baffoni nuovi di zecca che non gli avevamo mai visto, lei seria e attenta con una mano infilata sotto il braccio di lui, come nelle foto dei nostri nonni.
“Grande Caz!” – dissi ai miei fratelli- ” Non molla la presa!”

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CAT: Letteratura

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