Il treno di deportati dal lager nazista liberato dai civili

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25 Gennaio 2018

Il 28 aprile 1945 un convoglio con 4.000 prigionieri fu fatto partire da Litoměřice, Leitmeritz in tedesco, uno dei 90 campi esterni facenti parte del complesso del lager di Flossenburg che era già stato liberato dalle truppe americane il 23 aprile 1945. Si era verso la fine della guerra e le truppe tedesche erano allo sbando. I prigionieri furono stipati in 77 vagoni per il carbone scoperti che dovevano attraversare quasi tutto il protettorato di Boemia e Moravia, destinazione Mauthausen. Il trasporto fu però fermato ed i prigionieri liberati dalla popolazione civile. La vicenda emersa dal ritrovamento di materiale originale filmato da cittadini della ex Cecoslovacchia è stata ricostruita, con anni spesi alla ricerca di testimonianze dirette, in un documentario di Thomas Muggenthaler e Andrea Mocellin del Bayerischer Rundfunk. Il filmato, intitolato “Todeszug in die Freiheit” (Treno della morte verso la libertà), sarà trasmesso lunedì 29 gennaio 2018 dalla ARD, come purtroppo spesso capita, in tardissima serata alle 23,30, anche se poi nel corso dell’anno l’emittente produttrice ha preannunciato di volerlo riproporre nei suoi canali.

Gli autori hanno ricostruito come, dopo esserne stata segnalata la partenza da Litoměřice, alla stazione di Roztoky la popolazione civile riuscì ad avvicinarsi al convoglio, portando alimenti e medicine ai prigionieri ed anche farne scappare alcuni. Una ex internata intervistata ha ricordato come un gruppo di donne la fecero scappare narrando, tra le lacrime, il semplice gesto di umanità con il quale a lei ed altre tre prigioniere misero il loro foulard in testa. Nelle immagini si vedono bene anche le SS e si ricostruisce come esse tennero atteggiamenti contrastanti, mentre alcune lasciarono che ai prigionieri fosse data dell’acqua, un testimone riporta invece l’episodio di un ufficiale che vedendo un prigioniero scappato dal convoglio lo inseguì e lo uccise.

Durante tutto il tragitto il trasporto fece diverse soste finché il treno n° 94803, dopo 14 giorni di marcia, non venne fermato e interamente liberato l’8 maggio 1945 presso Velešin. D’altronde Mauthausen era stata liberata il 5 maggio 1945 ed il convoglio non avrebbe più avuto una meta. Si potrebbe credere che la popolazione aiutò i prigionieri perché molti di loro erano russi o slavi e non avrebbe mostrato tanta generosità se fossero stati tutti ebrei, ma si farebbe torto all’umanità del suo intervento, un gesto corale privo di parole per capire le origini dei singoli deportati. Il documentario lascia tuttavia aperta la domanda: come mai azioni simili, quando ormai la Germania era allo sbando, non furono intraprese anche altrove?

La ricostruzione filmata si affida, oltre che alle riprese autentiche degli eventi, alternando interviste ai testimoni, sia ex prigionieri che ex soccorritori, e alla lettura di narrazioni scritte lasciate dagli ex internati. I due giornalisti si sono contemperati nella loro rispettiva esperienza radiofonica e televisiva, e per evitare la forzata staticità delle immagini sono ricorsi allo stratagemma scenico di riprendere durante la recitazione dei brani, di un convoglio in movimento, analogo a quello dell’epoca, per riprodurre quanto gli occhi dei trasportati potessero avere visto. Questo stratagemma scenico potrebbe sollevare critiche, ma non disturba la visione è non distoglie l’attenzione dalla voce narrante. Le interviste a camera fissa, svolte attraverso interprete, sono poi state girate lasciando trasparire l’umanità dei protagonisti.

Il documentario che ha già vinto dei premi, è stato presentato in anteprima rispetto alla programmazione, alla stampa a nel foyer del Museo ebraico di Monaco alla presenza di autorità diplomatiche, del Ministro della cultura bavarese Ludwig Spaenle (CSU) che peraltro dopo un discorso ha lasciato la sala dopo una ventina di minuti dall’avvio della proiezione, del sopravvissuto israeliano alla Shoà Abba Naor e della Presidentessa della Comunità Ebraica di Monaco Charlotte Knobloch. Stonatura che l’evento sia stato concluso dalla levità, alla quale solo i più stoici hanno saputo sottrarsi, di un buon rinfresco.

L’episodio narrato nel documentario è anche ricostruito in una mostra congiunta del dello Vojenský historický ústav Praha e del memoriale dell’ex lager di Flossenburg aperta fino al 28 febbraio nella sede museale di quest’ultimo.

 

 

Immagine di copertina: https://pixabay.com/it/strada-treno-panorama-tempesta-163518/

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TAG: Andrea Mocellin, Flossenburg, Litoměřice, Mauthausen, Melitta Burger, Roztoky, Thomas Muggenthaler, Todeszug in die Freiheit (Treno della morte verso la libertà), Velešin, Vojenský historický ústav Praha
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