Aspettando San Valentino. In Israele

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11 Febbraio 2018

From: susan dabbous

To: fiammetta martegani 

Cara Fiammetta,

permettimi, in occasione di San Valentino che bussa alle porte, di farti una domanda complicata: conosci coppie miste israelo-palestinesi?

Te lo chiedo perché qui a Gerusalemme le coppie di diverse religioni non hanno vita semplice.

La nostra baby sitter Hana, per esempio, ragazza cristiana che vive in città vecchia, vicino al Santo Sepolcro, ha avuto il suo ragazzo musulmano, Saleh, che dopo due anni insieme, filati d’amore d’accordo, da un momento all’altro le ha detto che è giunto per lui il momento di trovarsi una moglie musulmana. O meglio, questo momento è giunto per sua madre, che nel frattempo stava cercando una ragazza musulamana per lui. Hana non aveva idea che la famiglia di Saleh fosse così chiusa, perché ovviamente non tutti i musulmani ragionano allo stesso modo. Lei non aveva mai conosciuto il padre di Saleh, che si è scoperto essere regolarmente poligamo, nel suo villaggio palestinese di origine. Saleh, che lavora in un albergo a Gerusalemme, va in palestra, porta snikers ai piedi e gel sui capelli, ha praticamente accettato, in modo passivo, che la madre gli stia selezionando una ragazza carina e semplice, senza “grilli per la testa”.

A parte loro, le uniche coppie miste che conosco sono all’asilo di mia figlia, dove ci sono israeliani e palestinesi fuori dal comune che perseguono un progetto di convivenza. In questo contesto specifico è possibile (ma non frequente) conoscere donne ebree sposate con dei musulmani. Mentre non mi è mai capitato finora di conoscere delle donne musulmane sposate con degli ebrei. Ad ogni modo, so che fuori dai confini della Città Santa la vita è diversa: a Tel Aviv, ma soprattutto ad Haifa, che ha il più alto numero di famiglie miste arabo-israeliane.

Fiammetta cara, raccontami tu qualche storia positiva, che ravvivino la speranza.

From: fiammetta martegani

To: susan dabbous

Mia cara Susan, purtroppo in tutti questi anni di coppie miste ne ho conosciute ben poche, a dire il vero solo tre, di cui una sola andata a buon fine.

Ovviamente utlilizzerò nomi fittizi nel raccontarti questo piccolo spaccato di Romei e Giuliette del Medio Oriente, dove la metafora calza a pennello visto che quasi sempre, come nel tuo caso, le coppie sono saltate a causa delle famiglie e, molto spesso, soprattutto a causa delle famiglie musulamane.

Cominciamo dalla Giulietta ebrea e il Romeo musulamno: lei attivista, CEO di una ONG che si occupa di dirritti umani a Gaza e lui maestro di arabo che si incontrano proprio per il desiderio di lei di imaparare una lingua così vicina e così lontana.

Si innamorano a prima vista e da dieci anni a questa parte non fanno che lasciarsi e rimettersi assieme a ogni luna piena a causa, come ti dicevo, specialmente della famiglia di lui che, per quanto negli anni si sia affezionata anche molto a lei, la vede comunque come una donna troppo emancipata (non dimentichiamoci che nel suo settore è una CEO) e, soprattutto, che non sarà mai disposta a convertirsi.

La seconda coppia sono un Romeo ebreo e una Giulietta musulmana: lui è un mio carissimo amico, conosciuto durante gli anni del dottorato, che si è innamorato di questa ragazza che, per essere musulmaana, è decisamente emancipata, infatti, non soltanto è ingeniere informatico e lavora in una startup ma anche dal punto di vista dell’orientamento sessuale, si dichiara bisessuale. Ciò nonostante, un paio di anni fa si innamora follemente di lui e lui di lei ma nessuno dei due, per anni, trova il coraggio di presentare l’altro alla propria famiglia per timore che non sarebbe mai stato accettato. Timore talmente fondato che lei non ha nemmeno rivelato alla sua di famiglia l’esistenza del suo amato, cosa che alla fine ha portato, proprio lui, a decidere di chiudere la tormentata storia d’amore.

Tuttavia, poiché mi hai chiesto di infonderti un po’ di speranza, almeno un lieto fine ce l’ho: si tratta del mio fisioterapista, musulmano, che è sposato con una donna ebrea con la quale hanno due figli a cui fanno celebrare tutte le festività, incluse quelle cristiane perchè, come dice lui, “non c’è  niente come l’albero di Natale!”

Ma dimmi, invece, tu che sei frutto dell’amore di una coppia mista, come se la sono cavata i tuoi genitori e come è stato per te crescere in un contesto come questo?

From: susan dabbous

To: fiammetta martegani 

Capisco quel che dici sulla tua amica in carriera. Anche Hana per i gusti della madre di Saleh ne ha troppi “di grilli”: parla fluentemente tre lingue, va all’università e esce la sera con gli amici. Però non credo che sia un problema solo di conservatorismo musulmano.

Da quando sono a Gerusalemme ne ho sentite tante di storie simili, anche al contrario. Un ragazzo cristiano innamoratissimo di una ragazza musulmana si è sentito dire da sua madre, devota della chiesa ortodossa, che non avrebbe mai acconsentito al matrimonio e piuttosto lo avrebbe obbligato a trasferirsi dallo zio che vive in Svezia. Conoscendo la signora, un’amabile cinquantenne che ha viaggiato e vissuto all’estero, sono rimasta stupita davanti a tanta rigidità e le ho chiesto quale fosse il problema. Mi ha risposto banalmente che “le arance sono arance e le banane sono banane. Per quanto ci si possa sforzare, un’arancia non diventerà mai una banana”. Compresa la metafora fruttifera, anche se le avrei voluto rispondere che a me personalmente piace la macedonia, le ho chiesto se aveva paura che suo figlio si convertisse all’islam. E la questione vera era quella.

Per quanto riguarda la mia famiglia, nessuno ha mai tentato di convertire l’altro, la religione è sempre stata vissuta con intimità e rispetto: la mia nonna materna portava me e mia sorella in chiesa nelle grandi occasioni tipo battesimi, matrimoni, veglie pasquali e mio padre ci portava in moschea per la festa dell’Eid, a fine Ramadan, una giornata in cui qualsiasi bambino del mondo vorrebbe essere musulmano per la quantità di caramelle che circola nei ginecei delle moschee.

E tu come reagiresti se un domani Enrico ti portasse a casa una fidanzata musulmana, sapendo che da questi parti cerecherebbero di convincerlo a convertirsi?

From: fiammetta martegani

To: susan dabbous

Che domanda interessante, soprattutto pensando che ora Enrico ha solo un anno e nove mesi ed è completamente innamorato della sua maestra: non fa che ripetere “Orly” tutto il giorno quando non è all’asilo.

Allora, immaginandomi il mio pargolo adulto, laureato (come vedi sono già apprensiva con circa venti anni di anticipo) ma soprattutto saggio, l’unica cosa che mi auguro è che sappia scegliere la sua compagna con saggezza e che pure lei, a prescindere da quale appartenenza religiosa, sia altrettanto lungimirante in modo che ognuno rispetti il credo altrui e che, come nel tuo ma anche nel mio caso (sono 50-50 pure io, anche se non ci avevo pensato fino ad ora),  riescano a trasmettere ai propri figli entrambe i credi.

Anzi, nel caso di Enrico, qualora si innamorasse di una donna (o di un uomo) musulmano, i credi sarebbero quattro perché la sottoscritta, oltre a essere mezza ebrea e mezza cristiana, ha anche una forte dedizione per il buddismo Zen che Enrico si mangia a merenda con pane e Ikebana.

A proposito di Ikebana, questo San Valentino io lo festeggio facendo un corso di Ikebana per single, così ognuno si potrà regalare una composizione di fiori per se stesso, che poi è uno dei principi base non solo dell’Ikebana ma di tutto il buddismo Zen: l’amore verso se stessi, prima di tutto.

 

TAG: amore, Famiglia, medio oriente, religione, San Valentino
CAT: Medio Oriente

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