Fine pena mai, ma le loro anime sono libere

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13 Aprile 2017

Giuseppe Castaldi, ergastolo.

Giovan Battista della Chiave, 30 anni di pena

Alessandro Crisafulli, fine pena mai.

Roberto Cannavò, ergastolo.

Tutti e quattro sono detenuti presso il Carcere di massima sicurezza di Opera. A parte Della Chiave, che ha avuto una pena di 30 anni per omicidio, tutti gli altri sono reclusi da oltre 20 anni e tutti sono in carcere per reati associativi legati alla criminalità  organizzata. Camorra (Castaldi) ‘ndrangheta (Crisafulli) Cosa nostra(Cannavò)

Eppure tutti e quattro sono uomini restituiti alla vita.

Parlare con loro ti dà la misura di come un carcere che funziona sia in grado di restituire coscienza e dignità  alle persone, anche a quelle che hanno commesso reati terribili. Qui non è in discussione il dolore che è  stato cagionato. Nessuno potrà  restituire alle famiglie le persone assassinate da questi uomini. Ma come mi dice Alessandro Crisafulli “il dolore è il faro della vita” di queste persone. È il prologo della loro redenzione e non l’epilogo. È la forza a partire dal quale è stato ed è possibile compiere un percorso di riabilitazione personale, morale, sociale tale da poter trasformare questi uomini da membri dell’antistato a esseri umani che sono ricchezza dello stesso Stato. Basta ascoltare i loro racconti. Sono i primi a non fare sconti a sé stessi. Proprio questa consapevolezza li rende esseri umani che hanno saputo scavare dentro se stessi per scoprire le radici del male da cui erano stati pervasi e da lì, ricominciare.

Li incontro a Limbiate per l’ultimo spettacolo de “Il figliol Prodigo” piece teatrale organizzata dalla compagnia che da dieci anni Isabella Biffi ha allestito dentro il carcere. Un percorso volto non solo a “redimere” ma a restituire “coscienza” e senso dello Stato a chi dell’idea di amore non ha conosciuto quasi nulla. È uno dei percorsi voluti e seguiti da Giacinto Siciliano, Direttore del Carcere di Opera che nella rieducazione e nel reinserimento del detenuto ha sempre creduto. “Ogni volta che togliamo uno di loro alla mafia, creiamo una voragine dentro le associazioni criminali. Ogni uomo recuperato allo Stato, ha la forza di quelle lenzuola bianche che Giovanni Falcone chiedeva venissero esposte sui balconi delle città“.

Il mio viaggio alla scoperta della coscienza di questi uomini, parte da qui. Ascoltateli e giudicate voi. Sono veri. Autentici. Un patrimonio di coscienza. La parte migliore di uno Stato che quando vuole, fa delle cose straordinarie. Grazie a persone straordinarie come Giacinto Siciliano. Uomini dello Stato. Sempre. Anche quando a volte il vento spira contro. Anche quando rimanere soli, è un attimo. Ma che hanno fede. Fede nell’uomo. E nelle sue capacità di poter cambiare attaverso il viaggio nel dolore.  La forza del teatro ha contribuito molto. La parabola del figliol prodigo racconta da vicino la storia di questi ragazzi, oggi uomini, che hanno vinto la battaglia più  importante. Liberare la loro anima dal male. Ascoltateli.

Giuseppe Castaldi

 

Giovanni della Chiave

Alessandro Crisafulli

Roberto Cannavò

Un momento della performance sul palco: detenuti e le ragazze della compagnia nell’ultima scena

 

Le parole di Giacinto Siciliano al termine dello spettacolo al Teatro Comunale di Limbiate

TAG: Alessandro Crisafulli, Carcere di Opera, Giacinto Siciiano, Giovan Battista della Chiave, Giuseppe Castaldi, Roberto Cannavò
CAT: Milano

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