Ricostruire e ripartire, la sfida di Giorgio Gori e Stefano Parisi

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9 Giugno 2017

Si sono incontrati in un Hotel del centro a Milano in occasione della presentazione di un libro di Giuliano da Empoli “La rabbia e l’algoritmo”.

Gori è pacato. Non va mai su con la voce, ha un atteggiamento conciliante. Renziano. Dai modi sempre gentili, quasi nobili, disponibile con la stampa e sorridente. Sa stare davanti la telecamera ed è un po’ dandy. Elegante ma sportivo. Giacca ma senza cravatta. Camicia aperta. Occhi azzurri. Sorriso da pubblicità. È il nuovo che avanza a sinistra. Fa il sindaco a Bergamo, una delle città più  ricche d’Italia. Stile e concretezza. Diversamente giovane. Uomo Mediaset, tutto comunicazione e immagine. Uomo del verbo “promettere sempre meno di quello che si è certi di poter garantire”. Uomo del fare. Come primo cittadino, si occupa delle cose necessarie. Sul campo, sempre.

Dall’altra parte c’è lui: Stefano Parisi. Romano, di religione ebraica. Congenitamente simpatico. La battuta sempre pronta. Sorridente. Positivo. Anche quando s’incazza la sua bocca ha un’increspatura verso l’alto, il sorriso gli viene spontaneo. Imprenditore, uomo di numeri e di comunicazione. Fastweb, Chili Tv. Affabulatore, gentile con le persone. Sempre attento nei modi. Se ti precede davanti all’ingresso di un Hotel ti tiene la porta aperta. Se nella calca senza volerlo ti sfiora, si scusa. Per noi giornalisti, una manna: se gli chiedi un’intervista è quasi sempre un sì. E quando vuole dirti di no, attacca: “Ma che c’è da dire, oggi? No, dai, oggi no”.

Sorride e si congeda. Sempre con stile. In politica mescola questa gentilezza con il pragmatismo dell’imprenditore. A Beppe Sala, strafavorito lo scorso anno, ha fatto vedere i sorci verdi. Parisi sa comunicare. Mescola la sua intemperanza romana con lo stile sobrio del milanese. Pungola. Ribatte. Attacca. Difende e va in contropiede. È  veloce di pensiero, ed ha una chiarezza espositiva che lo aiuta. Nell’armata Brancaleone del centro destra dello scorso anno, riusciva a distinguersi. E Sala alla fine l’ha battuto per pugno di voti. Dopo essere stato per tre anni tutti i giorni sulle tv e i giornali. Anche per questo è nata Energie per l’Italia. Il civismo in politica, come elemento di cambiamento.

Gori preferirebbe diventare il candidato Pd alle elezioni regionali lombarde attraverso le primarie. “Ce la giochiamo e per un fattore statistico prima o poi toccherà a noi”. Gori non è juventino e non partecipa  alla Champions. Sull’Election day non si esprime, sul referendum sull’autonomia, invece, si:  “Maroni vuole il referendum, non l’autonomia. Gli serve per fare la campagna elettorale. Comunque quel referendum è nostro, e voteremo si”.

Parisi punta “a quei 10 milioni di elettori che abbiamo perso” , “a recuperare un rapporto con gli elettori”. Sul referendum dice “che ha un senso se serve a generare efficienza e riduzione dei costi”. È  più forte di lui: se hai un’azienda parti dal conto economico. Sulla legge elettorale attacca Pd e 5 Stelle ma non risparmia neppure Berlusconi e Salvini: “O si fanno accordi che diano democrazia oppure si fanno inciuci tra quattro partiti: il che è un errore”.

Gori su Primarie e centrosinistra

Gori sul referendum sull’autonomia

 

Stefano Parisi

TAG: Energie per l'Italia, Giorgio Gori, Pd, stefano parisi
CAT: Milano

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