Marine non si libera del padre, e compatta tutti contro di lei

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13 Dicembre 2015

Sette giorni per capovolgere una prospettiva. Passando dal trionfo assoluto alla sconfitta più nera. Il ballottaggio è stato amaro per Marine Le Pen, andando oltre le peggiori aspettative: il “fronte repubblicano”, formato dai socialisti di François Hollande e Les Republicains di Nicolas Sarkozy, alla fine ha fatto muro respingendo l’assalto dell’estrema destra, riportando però una vittoria “per negazione”. Pertanto basata sulla sconfitta del nemico comune.

Insomma, l’operazione di maquillage del Front National ha funzionato fino a un certo punto: al momento di trasformare l’enorme consenso in conquista di ruoli istituzionali, è riapparso il fantasma di Jean-Marie Le Pen con il suo armamentario di ideologia fascista. Il passato resta il vero fardello che grava sulle spalle del partito. Così in molti si sono turati il naso “votando contro” il Fn, sostanzialmente scegliendo il male minore in un clima di difesa dei valori democratici. Un procedimento uguale a quello messo in moto dal ballottaggio per le Presidenziali del 2002, quando Jacques Chirac si presentò al secondo turno proprio contro Le Pen, ottenendo più dell’80% dei voti. Quanto accaduto il 13 dicembre, a un mese esatto dagli attacchi di Parigi, è l’ennesima testimonianza di come nel dna dell’elettorato d’Oltralpe esista comunque un sistema di anticorpi. Almeno per ora ed è difficile che il meccanismo possa sempre reggere.

La sconfitta al ballottaggio, però, ridimensiona solo in parte il fenomeno incarnato da Marine Le Pen. I dati restano quelli di un partito che è il più votato quando c’è il turno unico. Più di tutto sull’esito influisce il sistema elettorale. La preoccupazione era talmente alta che il primo ministro francese, Manuel Valls, aveva alzato i toni parlando di un rischio di “guerra civile” nel caso di un successo del Front National paventando scenari apocalittici. Un’escalation che da un lato ha favorito il ko dell’estrema destra, ma dall’altro ha riconosciuto la reale “minaccia” del Fn. Insomma, non è più una forza residuale che raccatta un (ampio) voto di protesta, bensì è un soggetto capace di competere per la vittoria in numerose regioni. Al di là del giudizio politico, negli ultimi sette giorni non si è parlato d’altro che di Marine Le Pen e della sua capacità di intercettare il malcontento dell’elettorato francese, che va ben oltre le paure post 13 novembre. Perché si basava già sull’economia, sulla gestione dei flussi migratori e perciò gli attentati di Parigi sono stati solo l’apice di una strategia di crescita dell’estrema destra.

I fatti, insomma, dicono che il Front National non riesce a parlare ancora alla maggioranza assoluta degli elettori. Ma ci riescono con una relativa, laddove c’è un solo turno elettorale. Un sintomo che i suoi avversari non sono messi così bene: i socialisti escono ugualmente a pezzi dalla competizione, Les Republicains hanno riportato più di qualche ammaccatura. In questo contesto se Marine riuscirà a cancellare del tutto i legami con la tradizionale legata al padre Jean-Marie, allora l’operazione sarà completata. E potrebbe non bastare alcun fronte repubblicano a fermarla senza una vera risposta politica.

TAG: elezioni francia, Front National, marine le pen
CAT: Parigi

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