Renzi democristiano? Appunti dal match con De Mita: scontro fra due Italie

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29 Ottobre 2016

Il gigante e il ragazzino. Il maestro e l’allievo. Il barone e il velocista. Un match, quello tra Ciriaco De Mita e Matteo Renzi, che ha forse sfatato – con l’abissale distanza tra due mondi, due generazioni, due concezioni della politica – il mito di un Renzi categoricamente democristiano. Trascorsi giovanili a parte e al netto di facili ironie.
Verbosità intellettualistica, chiaroscuri, avvitamenti fumosi, ironia appuntita e continui riferimenti al valore del passato per l’illustre novantenne; e poi il consociativismo, il mito del proporzionale, il potere come monumento e come élite (l’ipotesi di un “Senato dei notabili” è stata esemplare), l’idea di un grande centro instabile ma imperituro, eterogeneo, esteso e tentacolare: la rappresentazione di una Prima Repubblica che quasi non esiste più, ma che l’inconscio (o la convenienza) di tanti vorrebbe ancora prolungare. Un’Italia di cui si rimpiangono certo quella profondità di pensiero e quella preparazione politica, ma anche quella resistenza di ideali, oggi in larga parte perdute in cambio di un populismo mediocre e di un’approssimazione sgangherata.

Matteo Renzi

Matteo Renzi

Dall’altro lato, incarnato nella figura di un rampante leader quarantenne, c’è un mondo veloce, concreto, scandito da obiettivi chiari e votato all’efficacia comunicativa. Tutto orientato al futuro e alla sua retorica vittoriosa. Con qualche slogan di troppo, ma sempre nell’ottica di una semplificazione necessaria. Qualcosa che riporta più a un modello di impresa, che non all’immagine di un pantheon dorato. Un mondo che pensa il potere come possibilità di azione e come strumento forte (ma transitorio) di governo: oltre il mito della monumentalità e dello status sociale. Parole chiave: rapidità, snellezza, sburocratizzazione, nettezza dei timbri, dei poli, delle scelte.
Torna alla mente quella frase di Zagrebelsky, venuta fuori durante il dibattito con Renzi su La7: la Democrazia Cristiana ha avuto il merito di tenere insieme, per decenni, le molte anime del Paese. Tutto torna.
Lo scontro allora è fra questi due universi: il No che preserva e il Si che spinge avanti, la conservazione e il bisogno di innovazione. Con tutti margini d’errore, i dubbi e le imprecisioni, che ogni sfida per il cambiamento porta con sé, inevitabilmente.

Ciriaco De Mita ad un evento di partito - foto Wikipedia

Ciriaco De Mita ad un evento di partito negli Anni Ottanta – foto Wikipedia

Per il resto, sorprendente l’arroganza del più anziano, immobile sul suo trono (memore delle infinite poltrone), lucido, arguto e iper suscettibile, capace di scagliare pesanti giudizi personali contro l’avversario. Più light e scaltramente contenuta (ma non senza colpi bassi) la proverbiale arroganza del Premier, che ha messo a segno le sue stilettate usando più la cronaca politica che non il giudizio morale: la mancata candidatura nel 2008 da parte di Veltroni e la conseguente uscita di De Mita dal Pd, l’inconcludenza di tre bicamerali, il poltronismo, l’arco costituzionale, le responsabilità di una certa gestione delle cose negli anni ‘80/’90.
E al margine di questo scontro – tutt’altro che soporifero, come qualcuno paventava – c’è forse una riflessione ben più larga sui destini del PD e del centrosinistra in generale. In tal senso la data del 4 dicembre potrebbe essere cruciale. Che all’indomani della più grande partita di Renzi, qualunque sia l’esito alle urne, non possa nascere un contenitore forte e nuovo, definito davvero dai concetti di progressismo e riformismo? Una sintesi sì, ma lontana dalla classica fusione a freddo tra DC e PCI. L’opposizione della vecchia dirigenza democratica – da D’Alema a Bersani, sconfitti e non disposti ad affiancare le nuove generazioni – è in tal senso significativa.
Una sintesi lontana anche da quell’equivoco e retorico Partito della Nazione, percepito come un pastiche indistinto e privo di visione, un asso pigliatutto in cui destra e sinistra convivono nel nome delle poltrone. La valenza politica del Referendum, in tal senso, è straordinaria.
In chiusura, un voto sullo show: avvincente, istruttivo, gradevolissimo. Un’altra bella intuizione di Enrico Mentana. Un fuoriclasse dell’informazione, tra due politici di razza. Così vicini, così lontani.

TAG: ciriaco de mita, enrico mentana, Matteo Renzi, referendum, Referendum costituzionale
CAT: Partiti e politici

7 Commenti

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  1. evoque 7 anni fa

    Digiamo, alla De Mita, che non c’era modo migliore per rappresentare efficacemente il significato del Sì e del No. Un quarantenne forse arrogante, forse strafottente, forse EGOcentrico all’ennesima potenza ma che fa , si muove (e non può avere sbagliato tutto come certi media, quello di Mentana per esempio, vogliono far credere), e un novantenne abbarbicato al potere a quel potere che lo ha reso ricco (11 milioni, mi pare siano gli euro chiesti dal signore per la vendita un suo appartamento in centro a Roma…) e che, pur di non lasciarlo, si “abbassa” a fare il sindaco di un paesello. Il suo.

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  2. giancarlo-anselmi 7 anni fa

    Se un elettore indeciso dovesse votare dopo avere assistito al dibattito Renzi-De Mita, senza conoscere nulla sul quesito referendario, nonostante l’arroganza del Presidente del Consiglio, che tuttavia, come afferma l’autrice dell’articolo, mette in campo “rapidità, snellezza, sburocratizzazione, nettezza dei timbri, dei poli, delle scelte”, contro la verbosa e arzigololata difesa di un non sempre lodevole passato, questo elettore non avrebbe dubbi, voterebbe SI, come voto SI io, ottantenne “rincoglionito”, come sostiene il campione dell’arroganza D’Alema, Non sarà una riforma perfetta, ma sono disposto a correre il rischio che ogni innovazione comporta “con tutti i margini d’errore, i dubbi e le imprecisioni, che ogni sfida per il cambiamento porta con sé, inevitabilmente”. Si poteva fare di più e meglio sostengono gli oppositori del SI. Perché non l’hanno fatto loro il “di più e il meglio”. Il tempo lo hanno avuto.

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    1. evoque 7 anni fa

      Semplicemente, come è anche scritto nell’articolo, gli oppositori del Sì, in realtà, si oppongono a Renzi Ahiloro, ma soprattutto ahinoi, questi non sano fare altro che chiacchiere. D’Alema, for instance.

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  3. mabau-smart 7 anni fa

    DeMita: inascoltabile e pachidermico.
    Renzi: inaffidabile e poco credibile. Punteggio del match 0 – 0. Perdono tutti, perde l’Italia.
    Possibilità? Renzi è giovane e ha carattere. Se riesce a ricostruirsi la sua credibilità, avrebbe le carte in regola per il cambiamento. Il SE è grande e dovrebbe passare da una vittoria del NO. Renzi non perdere l’occasione che il destino ti ha offerto… Ne discutiamo ancora?

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  4. luciano 7 anni fa

    C’è una caratteristica che accomuna i commenti dopo il confronto Renzi-De Mita a quelli dopo il confronto Renzi-Zagrebelsky: potevano essere scritti tutti anche prima di guardarli. Si sapeva prima che Zagrebelsky è un fine teorico del tutto incapace di gestire i tempi televisivi, così come si sapeva prima che De Mita è un dinosauro della vecchia DC molto involuto e con un pesante accento irpino. Sembra quella pubblicità “ti piace vincere facile ?”. Stimo Mentana e non voglio pensare a dietrologie, però così è troppo comodo. La prossima volta organizzi un confronto vero, non con altre – magari nobilissime – macchiette da mettere alla berlina come emblemi del passato. Poi vediamo come va a finire.

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    1. mabau-smart 7 anni fa

      Luciano, sono d’accordo assolutamente… Ma Mentana è spesso allineato con i momenti di potere… ;-) . La partita infatti l’ha condotta lui in un confronto dove il dinamismo di Renzi, attuale momento di cui sopra, non poteva che fare a gioco suo… Attenzione, sono convinto che servano politici dinamici. Spero che Renzi infatti diventi + credibile. Aveva detto che avrebbe eliminato il senato, semplificando alla R A D I C E , per poi uscire con questa riforma, attaccante dal sistema che lui giustamente voleva rottamare. No Renzi, c’è qualcosa da rivedere. Voto No, non ti boccio, ma sii più credibile. Senz’altro ora ti considero “rivedibile” .

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      1. mabau-smart 7 anni fa

        …devo togliere il correttore automatico… “Attaccante” sul mio testo voleva essere “attaccabile” , da quel sistema che Renzi giustamente voleva “rottamare” … Scusate l’incisom

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