La bellezza di essere “obiettivi” e riflessivi

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9 Ottobre 2015

Non ho tifato ne festeggiato per la caduta di Marino. Rifletto con imparzialità, senza essere un tifoso da bar come qualcuno fa in queste ore (come scrivevo qui, cliccate).

In generale, sono tra quelli che dicono che esser puliti non basta per essere dei buoni amministratori. Questa dovrebbe essere la condizione basilare, in assenza della quale non si dovrebbe poter accedere a cariche pubbliche.

La tesi “ma era meglio di Alemanno” vale per il 99,8% delle persone che conosco e non per questo le stesse sarebbero in grado di governare Roma, e di farlo bene, nella sua complessità. L’unico elemento utile alla discussione è che con buona probabilità i romani non avranno grande nostalgia di Marino. Questo a prescindere dal fatto che sia una brava persona, che sia un buon chirurgo, anche questi elementi accessori nel giudizio specifico.

Chi parla di complotto renziano o di vendetta del PD romano (con tutti i limiti noti di quest’ultimo) secondo me ha seguito poco la vicenda.

Vorrei andare oltre il tifo di quelli che urlano in difesa o contro Marino. Al netto delle tante difficoltà che ha incontrato il Sindaco di Roma sarebbe stato bello sentire, una volta assodata una cocente sconfitta, la semplice frase “abbiamo perso ed è colpa mia, del nostro programma, dei toni che abbiamo usato.”

Invece in Italia i leader politici non si prendono mai la responsabilità della sconfitta. La colpa è sempre degli elettori.

E ha ragione Alfonso Sabella. Ha fatto bene a dimettersi Marino perché “non è in grado di dimostrare la sua innocenza”.  Ha ragione da vendere perché qui non si tratta di ammettere o smentire, confessare o negare di aver portato la famiglia a cena; ma di riuscire a dimostrare che il commissariamento di Roma é una risposta rinunciataria e fallimentare. Perché è un’ammissione di colpa (in attesa di verificare i fatti reali).

Ecco appunto:

L’indulgere diffuso al tifo più dogmatico e fazioso, da entrambe le parti, proprio di fronte a un evento che per la sua complessità, per il suo intrico di torti e ragioni, dovrebbe invece indurci alla riflessione, al dubbio, all’analisi non prevenuta e allo sforzo di liberarci di simpatie o antipatie. Per non parlare di meccanismi sommamente sciocchi tipo “sono contro Marino perché l’ha eletto il Pd e il Pd fa schifo” oppure “sono per Marino perché oggi la Meloni esulta”.
Mai come in questo pasticcio, se posso, sarebbe invece utile provare a spogliarsi di ogni bandiera e guardare le persone, i dati di realtà, gli errori di ciascuno: in una storia dove peraltro non vedo nessuno senza peccato, nessuno con tutta la ragione dalla sua parte (Alessandro Gilioli).

Poi andiamo al punto politico. Qualche aspetto su cui riflettere in vista delle prossime elezioni amministrative. Da una parte il PD e dall’altra Sinistra Ecologia e Libertà (come scrivevo qui, cliccate).

Sempre la stessa solfa: da una parte il PD, partito che governa grazie a Verdini e a saltuari soccorsi azzurri. Governo che mette in campo riforme sostenute da esponenti di tutti i passati Governi Berlusconi.

Quello che accetta di militare in un Partito che sta modificando la Costituzione di Pertini con i voti di Verdini.

Dall’altra la “confusione” in SEL che è ancora in cerca di identità. Da tempo – come più volte hanno detto e proposto molti compagni – serviva una grande consultazione del mondo della sinistra romana (dentro e fuori le coalizioni, dentro e fuori i partiti) per decidere – fuori dalle stanze – una strategia diversa dal galleggiamento in cui si sta da troppo tempo. Mantenere una linea di mezzo, e far cadere Marino da subalterni al PD sugli scontrini invece di dar battaglia su politiche urbanistiche e sociali è davvero un errore.

Aggiungo. Va bene incazzarsi con il PD perché hanno gestito questa vicenda in modo scandaloso ma di Sinistra Ecologia Libertà​ ne vogliamo parlare?
Qui la questione è una sola: c’è chi ha scelto la governabilità a scapito della rappresentanza. Consapevole di perdere un pezzo a sinistra per stare al centro: anzi, più propriamente, in mezzo.

Cosa ha dimostrato questa vicenda.

Che si è persa la bussola dei valore, della Sinistra. I suoi programmi naturali, i suoi valori, i suoi ideali.

Vincere per vincere non ha più senso, se alla fine le riforme del PD non si discostano di molto da quelle dei precedenti Governi Berlusconi.

Ormai la scelta è tra il Centro e la Destra.

Dire che preferite Marchini o vi trovate a braccetto con CasaPound o Fratelli d’Italia è una visione semplicistica. Conta il resto: nessuno vuole far perdere nessuno. E a questo punto le vicende nazionali non possono essere dimenticate in vista delle elezioni amministrative.

Dispiace per Marino e per le sue incertezze, ma spero che questo episodio apra gli occhi a molte persone sullo stato reale delle cose, come scrive Pippo Civati.

Il disastro politico del Pd romano, prima e dopo, non ci deve più nemmeno interessare. Pensiamo al futuro e a una politica diversa. Forse adesso se ne coglie l’esigenza.

Qui si tratta di quale Italia vogliamo. E l’Italia dei nostri, dei miei sogni, è ormai alternativa a quella che circola in queste ore.

 

TAG: Ignazio Marino, orfini, Pd, sel
CAT: Partiti e politici, Roma

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