Resistenza

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25 Aprile 2018

Sì, restano e sono impresse nella memoria la storia, le lotte partigiane, il ricordo saldo di chi ha ha combattuto, il coraggio netto, forte di chi conosceva bene l’arte del dissenso. Eppure, parlare di “Liberazione” oggi sembra un paradosso.

Si è liberi quando si è in grado di progettare il proprio futuro, ma i giovani italiani oggi non possono, per loro il futuro è quasi una minaccia, ha perso il fascino delle promesse. Dovranno ancora “resistere”.

Si è liberi quando ci si può permettere il lusso di vivere, ma i lavoratori italiani (almeno quelli che un lavoro ce l’hanno), precari, sommersi dall’incertezza, sfruttati e sottopagati, sono condannati a sopravvivere. Dovranno ancora “resistere”.

Si è liberi se la storia consente di immaginare mondi migliori: quando invece si è costretti ad accettare il male minore, si è già schiavi. Bisognerà ancora “resistere”.

Si è liberi quando la cultura rende gli intellettuali forti del loro diritto alla critica, non mere fanfare del sistema. Sarà necessario organizzare ancora una “Resistenza”.

Si è liberi quando l’ipocrisia del politically correct non reprime l’autenticità della parola, mascherando quasi ogni verità. La parola, allora, avrà il dovere di “resistere” sempre, per chiamare le cose con il loro nome.

Si è liberi quando la politica è davvero la dimensione dei “molti” e non, invece, la perpetuazione dei privilegi di pochi. Per questo toccherà a tutti “resistere”ancora e sempre.

Gramsci scriveva: perché si provveda adeguatamente ai bisogni degli uomini di una città, di una regione, di una nazione, è necessario sentire questi bisogni; è necessario potersi rappresentare concretamente nella fantasia questi uomini in quanto vivono, in quanto operano quotidianamente, rappresentarsi le loro sofferenze, i loro dolori, le tristezze della vita che sono costretti a vivere. Se non si possiede questa forza di drammatizzazione della vita, non si possono intuire i provvedimenti generali. (…) Un uomo politico è grande in misura della sua forza di previsione. (…) In Italia i partiti di governo non possono disporre di nessuno di tali uomini: nessuno che sia grande, nessuno che sia almeno mediocre. (…) Non hanno sentito la sofferenza: hanno creato il caos. (A. Gramsci, Odio gli indifferenti)

Certo, c’è stata la “Liberazione”. Ma bisogna ancora “Resistere”.

 

 

 

TAG: politica
CAT: Partiti e politici, Storia

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