In mezzo al guado, tra l’urgenza di decidere e il rischio di annegare

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20 Febbraio 2016

La mappa non è il territorio. Possiamo avere in mente delle decisioni da prendere, ma fino a quando non le mettiamo in pratica restano solo delle possibilità. Possiamo immaginare di esplorare una città, possiamo farcene una mappa mentale, ma la città la visitiamo solo se partiamo realmente. A volte, molte nostre decisioni sono solo film mentali, piacevoli o coraggiosi desideri in cui rifugiarci, senza mai provare a realizzarle veramente.

La decisione è sempre un viaggio che ci impone di uscire dalle nostre sicurezze. La decisione ci porta fuori dalla nostra mente, ci costringe a confrontarci con il mondo reale. La decisione implica anche la possibilità di fallire, di sbagliare. In altre parole, per decidere bisogna compromettersi.

Il Vangelo di Luca ritrae Gesù in mezzo al guado della decisione: si tratta ora di decidere se andare fino in fondo o tornare indietro. Forse non a caso ritroviamo in questi versetti quell’invito del Padre ad ascoltare il Figlio che aveva segnato l’evento del Battesimo («Tu sei il mio Figlio, l’amato…»), evento che costituiva una sorta di investitura da parte del Padre e di accoglienza della missione da parte di Gesù. Nel momento della ri-decisione, Gesù ritorna al fondamento della sua missione ovvero l’obbedienza all’amore del Padre.

Dopo questo tempo di confronto con la realtà (dal cap. 3 al cap. 9 di Luca), la domanda però ritorna. Gesù rimane sempre pienamente libero davanti alla sua missione. Gesù non è obbligato. La sua libertà è il luogo dell’obbedienza al Padre.

 

Siamo dunque in un guado, tra il Battesimo e Gerusalemme, tra l’inizio e la meta del viaggio. È fondamentale perciò leggere questo brano in relazione agli ultimi versetti di questo capitolo nove di Luca: «Egli prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme» (9,51).

Davanti a questa risolutezza di Gesù, emergono forse le nostre vite, quelle che passiamo dentro un guado, senza mai uscirne! Rimuginiamo e torniamo sulle nostre scelte che non abbiamo mai realizzato, temporeggiamo nelle nostre responsabilità senza assumerle mai veramente fino in fondo, viaggiamo nella nostra mente senza prendere mai il treno della realtà.

 

Il brano di Luca è costruito proprio su questa opposizione tra movimento e stabilità, tra uscita e chiusura: Gesù parla con Mosè ed Elia del suo esodo, del suo viaggio, della sua uscita dalle sicurezze, Pietro, al contrario, parla di capanne in cui rimanere, chiede di fermarsi, di accontentarsi di quello che c’è.

Nel tempo della ri-decisione della vita, mentre è nel guado, Gesù si confronta con la Scrittura: Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, secondo quella locuzione che ritroviamo spesso nel Vangelo e che indica l’intera Scrittura.

Il tempo del guado è anche il tempo dell’oscurità, il tempo in cui non si vede con chiarezza la direzione da seguire, è il tempo in cui ci si sente avvolti da una nube che fa paura, ma al contempo, sembra dire il testo, la nube che avvolge è anche quella dentro cui Dio parla, invitandoci ad ascoltare il Figlio, ma forse siamo troppo impegnati a guardarci i nostri magnifici film mentali!

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In copertina, Paul Gauguin, Il guado (1901)

Testo
Lc 9, 28-36

Leggersi dentro
Hai anche tu l’impressione di essere nel guado e di non riuscire a decidere?
Che cos’è che ti fa più paura e ti costringe a rimanere nella capanna?

TAG:
CAT: Psicologia

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