Ti prendo come sei. Elogio dell’imperfezione

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26 Maggio 2017

Se l’ape divora il nettare non riesce a portarlo da un fiore all’altro.
De Mello

È la dinamica stessa della vita a insegnarci che l’altro non può mai diventare nostra proprietà.

Spesso le relazioni si spengono e muoiono perché cerchiamo avidamente di afferrare l’altro. Ma proprio il tentativo di possedere finisce col distruggere, come il Re Mida che non riesce mai a mangiare perché tutto ciò che tocca diventa oro.

Riusciamo a vivere la relazione solo nel momento in cui accettiamo che l’altro è un dono e non una proprietà. L’altro non mi appartiene mai.

È una dinamica certamente faticosa, perché ci chiede di uscire dai nostri deliri di onnipotenza, abbandonando i pensieri magici che ci accompagnano fin dall’infanzia, quando cercavamo di trasformare la realtà con il pensiero.

Proprio perché è una dinamica difficile da accogliere, Gesù educa fin dall’inizio i suoi discepoli a questa libertà: ascendere vuol dire separarsi, senza abbandonare o dimenticare.

Gesù chiede ai suoi discepoli un cuore libero per entrare in un modo più maturo di vivere la relazione. A Maria di Magdala, Gesù chiede di non trattenerlo, di non fermarsi cioè nella sua idea di relazione che è ancora animata dal desiderio del possesso.

Gesù è il dono per eccellenza, colui che, venuto dal Padre, torna al Padre. È la dinamica di ogni dono che caratterizza la nostra vita: continuamente riceviamo la vita con le sue bellezze, con le persone, gli affetti, con gli istanti che uno dopo l’altro ci vengono regalati. Eppure, di tutto questo non possiamo trattenere nulla.

Siamo creati per stare dentro un dono continuo. Siamo immersi nell’amore che non ammette padroni.

Sappiamo bene dalla nostra esperienza che le relazioni si spengono e muoiono quando cerchiamo la perfezione.

Ogni volta che vogliamo fare di una relazione il prodotto dell’idea perfetta che abbiamo in testa, quello è il preludio della crisi.

L’amore è possibile solo nell’imperfezione. Solo la mancanza è generativa. La perfezione diventa stasi: il nostro corpo vive perché è mosso continuamente dal bisogno, cioè dalla mancanza di qualcosa. Il corpo raggiunge l’equilibrio solo quando muore.

Anche il Vangelo si chiude con l’imperfezione che diventa la spinta verso l’amore. Nell’ultimo capitolo del Vangelo troviamo un gruppo imperfetto indicato dal numero Undici! Come un tavolo che ha perso un pezzo, un tavolo sciancato e traballante.

Eravamo stati accompagnati fin dall’inizio dal numero Dodici, il numero che per Israele è pieno di significato, era il raggiungimento di una nuova perfezione, il preludio della gloria. Eppure dopo la morte del Messia, Israele scopre la sua imperfezione.

I discepoli stessi scoprono la loro imperfezione: sono uomini capaci di tradire, uomini imperfetti e deboli. Eppure è a loro, a questo gruppo imperfetto, che Gesù consegna la missione di annunciare l’amore pieno, l’amore trinitario, l’amore cioè che non si esaurisce nel gioco adolescenziale tra me e te, Io e Tu, ma l’amore che sa uscire dalle chiusure intimistiche per donarsi continuamente gli altri.

In questa imperfezione, Matteo compie il suo Vangelo, senza aspettare di avere la puntata finale che rimarrà nella storia.

Questi versetti sono la chiave per capire tutto il Vangelo di Matteo: non importa quello che succederà, non importa quanto saremo imperfetti, non importa se riusciremo ad annunciare il Vangelo così come il Maestro ci ha chiesto, io sarò con voi!

Questo è il compimento, perché Matteo aveva iniziato il suo Vangelo proprio con questa promessa: Emmanuele, Dio con voi. Era questo il nome di Gesù. Egli è la promessa.

Alla fine del suo Vangelo, Matteo ritorna all’inizio. La promessa si compie per sempre. All’inizio e alla fine del suo Vangelo, Matteo ci dice chi è Gesù: colui che è con noi, sempre! In mezzo ci sono tutte le vicende strane, belle o faticose della nostra vita, ma ogni istante della nostra vita è custodito dentro questa grande inclusione: all’inizio e alla fine della nostra vita c’è questa promessa, Dio è con noi ogni giorno, per sempre!

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Testo

Mt 28,16-20

Leggersi dentro

  • Sei capace di accogliere l’imperfezione dell’altro nelle relazioni importanti della tua vita?
  • Vivi la tua vita come un dono ricevuto continuamente o cerchi di trattenere quello che hai?

 

TAG: amore, ascensione, dono
CAT: relazioni, Religione

2 Commenti

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  1. andrea-lenzi 7 anni fa

    elogio dell’imperfezione assolutamente inconciliabile con la religione superstiziosa: dio è il primo che dovrebbe accettare le imperfezioni eppure affoga i propri figli con con il diluvio, dopo avergli dato il libero arbitrio.
    Ogni cristiano famoso ha sottolineato le imperfezioni della donna, seminando il maschilismo che ancora oggi vediamo nei fatti (proprio il vaticano impedisce l’accesso ad una sessualità responsabile e alla pianificazione familiare, impedendo l’educazione sessuale a scuola e criminalizzando la contarccezione).
    Non ultima c’è l’avversione divina e cristiana per i gay. IN SINTESI una divinità come quella cristiana no npuò esistere (meno male!) e la religione non fa qualità di vita; anzi

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  2. andrea-lenzi 7 anni fa

    servono psicoterapia e consapevolezza a partire dalla scuola, non le superstizioni dannose; non foss’altro per il fatto che sono 2000 anni che chi pronuncia queste belle parole, di fatto fa il contrario

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