Il punto centrale della nostra esistenza

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27 Aprile 2016

Antonie Leiris, se la vostra memoria troppo corta non si è già dimenticata di lui, è il padre di Melvil. Ed è anche il compagno di Hélène, una delle persone tragicamente scomparse nella strage del Bataclan. Scrisse a caldo su Facebook agli attentatori, proclamando che non avrebbe avuto tempo, né voglia per l’odio, perché suo figlio di diciassette mesi lo stava aspettando per giocare e per addormentarsi. Ed anche perché quelle “anime morte” non se lo sarebbero meritato. E scrisse anche alla feroce intimità di ognuno di noi, insegnando a tutti quale sia il vero punto centrale della nostra esistenza. Io lessi quello sfogo bellissimo più volte, riuscendo ad entrare, nemmeno tanto in punta di piedi, in casa sua, nella reggia di tutti quei piccoli grandi equilibri che i novelli genitori cercano di porre in essere per garantire ai loro piccoli la migliore delle esistenze possibili. Ed ho capito il dono speciale di essere padre delle mie bambine.

Viviamo in un’epoca strana, sfacciatamente epocale. E perdonatemi il voluto bisticcio di parole. I termini di questa stranezza hanno tanti nomi: terrore, terrorismo, razzismo, xenofobia, chiusura delle frontiere, migrazioni di massa, corruzione, traffici illegali, crisi economica, europexit, brexit, grexit, guerra, bulimia economica, indifferenza, anzi … totale indifferenza. E così sia. Ma vi siete mai veramente chiesti quale sia il punto centrale, il vero punto centrale della nostra esistenza? Antonie ci scrive che è l’amore. Oppure l’assenza d’amore, quindi l’amore negato, violato, esiliato. E lui da quella assenza di amore dovuta alla straziante mancanza della sua Hélène ne trae argomento per provare ad insegnare qualcosa di più al suo Melvil. Perché attorno a loro due, ci dice Antonie, si è intessuta una rete di solidarietà a livello internazionale con persone che mandano di tutto a quel bambino che della mamme potrà sapere qualcosa solo tramite le parole del babbo.

L’amore. Appunto. E come lo definisci l’amore, quando mancano tutte le coordinate necessarie a focalizzarne l’essenza? Antonie ci prova da solo a farlo, a vantaggio del suo piccolo. Ne ha scritto e ne scrive in un libro di prossima uscita, perché provare a spiegarlo potrebbe essere utile a tutti, oltre che a lui stesso. L’amore è anche “resistenza individuale”, perché né lui, né suo figlio, né noi vogliamo cedere all’odio. A questa deriva che i fanatici di oggi vogliono imporci a tutti i costi. Ma il punto centrale della nostra esistenza dipende solo da noi e dai valori che vogliamo preservare. E’ quella gioia di esistere che si innesta nelle relazioni vere, quelle filiali, familiari e amicali e che nessuno potrà mai tirarci via. E qui siamo ad un livello di libertà superiore, praticamente inaccessibile a qualsiasi forma di violenza esteriore. E’ questa la nostra meravigliosa essenza di uomini del XXI secolo, con tutte le indubbie contraddizioni del caso. E che Dio se ne prenda cura!

TAG: Antonie Leiris, Cultura, Famiglia, immigrazione, isis, islam, italia, Melvil, relazioni sociali, terrorismo
CAT: relazioni, Teologia

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