Quando il passero non vola più. A chi interessa la mia vita?

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23 Giugno 2017

«A chi parlerò oggi?». «Forse l’infelicità comincia proprio nei paraggi di quei deserti dove non si trova risposta a questa domanda».
Galimberti

Ma quanto vale la mia vita? A chi interessa? Sono le domande che ci affliggono nel tempo della delusione, quando ci sentiamo sconfitti e incompresi. La vita è inevitabilmente una lotta e non possiamo fare a meno di prendere posizione. La nostra vita dice inevitabilmente da che parte stiamo. Perfino Gesù, per quanto abbia desiderato portare la pace, ha suscitato tensioni e conflitti con il suo messaggio. Ma è altrettanto vero che proprio nel momento più acuto del processo contro di lui, Gesù ha rinunciato alla spada.

Senza alcun idealismo e senza cedere alle illusioni, Gesù parla ai suoi discepoli con chiarezza, preannunciando i contrasti dentro cui si ritroveranno: questo brano del Vangelo di Matteo è un passaggio del discorso con il quale Gesù invia i discepoli in missione. Potrebbe essere la parola con cui quotidianamente siamo inviati nella vita. Ogni giorno ci troviamo davanti a contrasti e opposizioni, ogni giorno siamo chiamati a scegliere da che parte vogliamo stare.

Non a caso, dunque, Gesù elenca una serie di opposizioni attraverso cui i discepoli dovranno passare: alcuni infatti pensano di nascondersi, credono che sia possibile tenere nascosto nel cuore quello che pensano veramente, sono coloro che si rifugiano nelle tenebre illudendosi di non essere visti.

A questi, Gesù preannuncia la luce, perché non c’è nulla di nascosto che non debba essere rivelato. Il discepolo di Gesù deve vivere in modo tale da non temere la luce. Nelle regole per il discernimento, Ignazio di Loyola traduce questa parola di Gesù in un consiglio pratico, evidentemente molto utile ai suoi tempi:

Tredicesima regola. Così pure il demonio si comporta come un frivolo corteggiatore che vuole rimanere nascosto e non essere scoperto. Infatti un uomo frivolo, che con discorsi maliziosi circuisce la figlia di un buon padre o la moglie di un buon marito, vuole che le sue parole e le sue lusinghe rimangano nascoste; è invece molto contrariato quando la figlia rivela le sue parole licenziose e il suo disegno perverso al padre, o la moglie al marito, perché capisce facilmente che non potrà riuscire nell’impresa iniziata. Allo stesso modo, quando il nemico della natura umana presenta a una persona retta le sue astuzie e le sue lusinghe, vuole e desidera che queste siano accolte e mantenute segrete; ma quando essa le manifesta a un buon confessore o ad altra persona spirituale che conosca gli inganni e le malizie del demonio, questi ne è molto indispettito; infatti capisce che non potrà riuscire nella malizia iniziata, dato che i suoi evidenti inganni sono stati scoperti. [EE 326]

Il discepolo che attraversa i conflitti quotidiani della vita non può non restare ferito e infangato, come chi non può attraversare un bosco di rovi senza rimanere graffiato. Eppure c’è un nucleo più profondo che rimane intoccabile. Se il corpo riporta visibilmente i danni della lotta, c’è un nucleo più intimo che rimane inviolabile e che appartiene solo a Dio. Gesù contrappone perciò l’esteriorità del corpo all’intimità dell’anima.

È così, dice ancora Ignazio, che si raggiunge veramente l’umiltà: non con lo sforzo di essere falsamente umili, perché lo sforzo della volontà per essere umili accresce solo la nostra vanagloria; l’umiltà si raggiunge accettando le umiliazioni, accettando cioè di non essere gratificati e riconosciuti là dove ne avremmo avuto tutto il diritto:

voglio e scelgo […] le umiliazioni con Cristo umiliato piuttosto che gli onori; inoltre desidero di più essere considerato stolto e pazzo per Cristo, che per primo fu ritenuto tale, piuttosto che saggio e accorto secondo il giudizio del mondo. [EE 167]

Eppure, nonostante la cura amorosa di Dio, l’uccellino cade a terra e il discepolo è messo a morte. È lì che ti chiedi quanto valga la tua vita e se a Dio interessi. Forse però non è la sconfitta o il fallimento a decidere il valore della vita, ma quanto sarò stato capace di rimanere fedele a Cristo accogliendo l’impotenza. Anche lì, nell’impotenza e nella sconfitta, Gesù ci ripropone una nuova opposizione: si può riconoscere Cristo o rinnegarlo, si può restare o fuggire. Maria è rimasta sotto la croce, ferma, pur nell’impotenza.

Molte volte è solo questo che la vita ci chiede: restare nell’impotenza, perché è proprio quello il momento in cui è possibile riconoscere non solo con la testa, ma anche con il cuore, che anche il più piccolo passero è nelle mani di Dio. Rimanere nell’impotenza è certamente il più grande atto di fede.

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Testo

Mt 10,26-33

Leggersi dentro

  • Se oggi il tuo cuore fosse rivelato pubblicamente, avresti qualcosa da temere?
  • Come reagisci quando, pur cercando di fare il bene, non sei compreso?

 

TAG: ESERCIZI SPIRITUALI, IGNAZIO DI LOYOLA, PASSERO, SENSO DELLA VITA, TENEBRE, XII DOMENICA
CAT: Religione, Teologia

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