Ti regalo la mia morte, Veronika

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20 Marzo 2016

C’è una donna sul palco, seduta su dei seggiolini da cinema. Ci interroga, ci chiede se abbiamo preso il programma, letto le note di regia… Beccata, non l’ho fatto. Poi un attore seduto tra il pubblico comincia una a descrivere una corsa di cavalla. La donna segue frastornata, la telecronaca la riguarda; ma non del tutto. Lei è Veronika Voss (Monica Piseddu), e sì, morirà. Abbiamo due ore per ripercorrere la sua storia. Ci sono sei “scimmioni” bianchi, che potrebbero ricordare il coro di una tragedia greca. Un coro pop, che la accompagna, la incita a ricordare e la aiuta, trasformandosi volta in volta nei personaggi della tragedia che ha vissuto. E diventando anche la metafora della dipendenza dalla morfina.

Veronika è stata un’attrice di grande successo durante il nazismo, non è dato sapere quanto fosse consapevole di quello che faceva. Commuovere è il mio mestiere, diceva. Ora tutto è cambiato, non sappiamo cosa sia successo. Veronika si innamora di Robert Krohn (Annibale Pavone), un giornalista che si occupa di corse di ippica: sono entrambi sposati, e sembrano sentire fin dall’inizio che finirà male.

 

Foto di Brunella Giolivo

Foto di Brunella Giolivo

 

Ecco che la prima scimmia diventa Henriette, moglie di Robert. È lei a rispondere al telefono e a passare Veronika al marito. Poi incontriamo l’Ebreo, un reduce dei campi di sterminio, in cura come Veronika dalla dottoressa Katz. In seguito, la caporedattrice di Robert, che cerca di avvertirlo, ma vorrebbe anche una bella storia da raccontare. E infine la dottoressa Katz e la sua aiutante. C’è poi un personaggio che mi manca a rapporto, e che di solito canta.

Per assistere a questo spettacolo serve, credo, la capacità di lasciarsi guidare dagli interrogativi, dalle domande senza risposte, fidandosi della bravura di attori e regista.

Si tratta di un continuo rimando alla realtà, al film di Fassbinder – le cui iniziali vengono citate più volte, come piccoli cammei – alla scena. Può sembrare difficile stare dietro a tutto quanto, ma in realtà si è quasi ipnotizzati.
Probabilmente si tratta di uno dei migliori esempi di straniamento cui abbia assistito: è palesemente dichiarato che stiamo assistendo a una finzione, ma questo non ci rende più distanti dal dramma che si sta consumando davanti ai nostri occhi.

Veronika riprova a stare sul set, anche con una piccola parte da madre. Ma non ce la fa…Non riesce più a piangere, a commuoversi a comando. È come un cavallo da corsa a fine carriera.

La cinica dottoressa Katz ha in pugno sia l’ebreo, sia Veronika: è curioso il fatto che, sebbene siano stati da parti opposte durante il nazismo, entrambi siano disperati perché non trovano più un posto nella società.
Robert chiede a Henriette di aiutarlo a salvare Veronika, e lei lo ascolta. Un’altra vittima.

Ma la piéce non si conclude con la morte dell’eroina: appare un albero, e gli attori ridono perché sembra di trovarsi in un dramma di Cechov. Dove siamo? Chi siamo?
Anche Cechov, in effetti, dipingeva spesso personaggi non più – non ancora – adatti a un mondo in cambiamento.

Lasciatevi guidare in questo viaggio. Non sempre le risposte sono più importanti delle domande.

 

 

traduzione e adattamento di Antonio Latella e Federico Bellini

regia Antonio Latella

assistente alla regia Brunella Giolivo

scene Giuseppe Stellato

costumi Graziella Pepe

ombre Altretracce

musiche Franco Visioli

con Monica Piseddu
e in o.a.: Valentina Acca, Massimo Arbarello, Fabio Bellitti, Caterina Carpio, Sebastiano Di Bella, Nicole Kehrberger, Estelle Franco, Fabio Pasquini, Annibale Pavone, Maurizio Rippa

luci Simone de Angelis

produzione Emilia Romagna Teatro Fondazione nell’ambito di Progetto Prospero

Utilizzo della sceneggiatura Die Sehnsucht der Veronika Voss di Peter Märthesheimer e Pea Fröhlich, da una bozza di Rainer Werner Fassbinder, per gentile concessione della Fondazione Rainer Werner Fassbinder – Berlino e di Verlag der Autoren – Francoforte sul Meno / Germania.” “Per gentile concessione di Arcadia & Ricono Srl a socio unico, via dei Fienaroli, 40 – 00153 Roma – Italy”

 

Tutte le foto in questo articolo sono di Brunella Giolivo, prese da http://www.elfo.org/stagioni/20152016/tiregalolamiamorteveronika.html

TAG: antonio latella, fassbinder, straniamento, teatro
CAT: Teatro

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