Franco A. aveva nel mirino alte cariche dello Stato tedesco, oggi terzo arresto

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9 Maggio 2017

La Procura Generale tedesca ha annunciato di avere fatto arrestare oggi il 27enne tedesco Maximilian T., pure lui un militare, imputandogli di aver pianificato con l’ex commilitone e finto rifugiato Franco A. ed il loro amico Mathias A. un attentato alla vita di un’alta personalità tedesca e far quindi ricadere la colpa sui rifugiati. Il piano sarebbe scaturito dalla radicata ideologia razzista di estrema destra dei tre fermati che avrebbero voluto colpire il mondo politico tedesco per le scelte di accoglienza verso gli stranieri.

 

Gli inquirenti hanno ricostruito che Franco A. poteva ritirare i contributi come finto rifugiato grazie al fatto che Maximilian T. ne giustificava almeno in parte le assenze in caserma di fronte ai superiori. I tre sospetti avevano elencato le possibili vittime in una lista divisa in diverse categorie. Nella raccolta figuravano, tra gli altri, l’ex Presidente tedesco Joachim Gauck, l’attuale Ministro della Giustizia Heiko Maas (SPD), ed il governatore della Turingia Bodo Ramelow (Linke). In preparazione dell’attentato gli accusati si procurarono in Austria una pistola di marca Manufacture d’Armes des Pyrenees Francaise modello 17 calibro 7,65 mm browning che misero da parte. A metà gennaio Franco A. prese la rivoltella e la nascose in una nicchia in una toilette per handicappati dell’aeroporto di Vienna dove venne poco dopo rinvenuta da funzionari della polizia austriaca. Da Vienna venne avvisata Berlino ed entrarono in gioco i servizi segreti militari tedeschi (MAD) che il 4 febbraio 2017 informarono il comandante del 291° battaglione aereo franco tedesco di Illkirch in Francia dove Franco A. era stazionato. La Polizia criminale federale tedesca individuò la seconda identità di Franco A. come rifugiato siriano e lo interrogò. Questi peraltro dopo avrebbe potuto ancora dirigere un’esercitazione di tiro ed in tale occasione probabilmente sottrarre delle munizioni. Le indagini hanno infatti fatto emergere che Franco A. aveva messo da parte ed affidato a Mathias A. 1.000 munizioni di diverso calibro, compresi proiettili accecanti e per formare nebbie mimetiche, facendoli risultare come esplosi nelle esercitazioni. Questo portò poi all’arresto dei due sospetti il 26 aprile per ordine della Procura di Francoforte sul Meno. L’intento di far ricadere l’omicidio nella responsabilità di un fuggiasco siriano avrebbe alimentato il senso di insicurezza e minaccia della popolazione tedesca verso i rifugiati, potendo anche influenzare gli esiti elettorali. Anche per questo la Procura Generale ha subito avocato a sé le indagini intravvedendo l’obbligo di tutela dello Stato.

 
I media tedeschi hanno riferito che gli inquirenti starebbero ancora esaminando la posizione di alti tre soldati, tre ufficiali in servizio ed uno in riserva risiedente in Austria.

 
La scoperta del piano ha investito con forti polemiche il Ministro della difesa Ursula von der Leyen (CDU), accusata di non avere saputo incidere sulle tendenze estremiste di destra nell’esercito tedesco. È emerso infatti che Franco A. avrebbe dovuto essere espulso prima dall’esercito: quando studiava all’accademia militare Saint-Cyr il generale francese Antoine Windeck responsabile dell’istituto nel gennaio 2014 rigettò il suo lavoro di promozione perché conteneva teorie razziste, avvisando i colleghi tedeschi che se fosse stato un militare francese sarebbe stato espulso. L’esercito tedesco avviò indagini preliminari contro Franco A. ma dopo averlo ascoltato si limitò ad un’ammonizione orale e non trasmise gli atti al servizio segreto militare. Casi di reclute con visioni di estrema destra non sono peraltro una novità assoluta nell’esercito, tanto più dopo che è venuto meno l’obbligo di leva. Attualmente i servizi segreti militari starebbero verificando tra 275 e 280 altri casi di sospetti estremisti, risalenti fino al 2011, ha riportato il quotidiano Süddeutsche Zeitung. Tra il 2012 ed il 2016 sarebbero stati allontanati 18 militari per il loro estremismo di destra. Solo nel 2016 sarebbero emersi 63 casi legati all’estremismo politico nelle truppe, per lo più di estrema destra. Dal 2017 i servizi segreti militari hanno l’onere di esaminare preventivamente tutti i candidati per una carriera nelle armi; mentre prima avveniva solo dopo l’arruolamento.

 
AI tempi dell’esercito di leva era più raro che si addivenisse ad un’espulsione. È diventato tristemente celebre il caso dell’ex terrorista dello NSU Uwe Mundlos che non fu allontanato dall’esercito negli anni ’90 nonostante fossero emersi i suoi orientamenti politici virulenti. Fu trovato in possesso di un’immagine del sostituto di Hitler Rudolf Heß (la cui memoria è venerata dai neonazisti perché avrebbe voluto fare una pace separata con l’Inghilterra preservando il regime nazista al potere), di biglietti da visita personali col capo di Hitler, musica di destra e volantini del partito neonazista NPD. Il suo superiore suggerì 7 giorni di arresti disciplinari, ma Mundlos non dovette scontarli e fu anzi promosso e finì il periodo di leva con un attestato dignitoso.

 
È altresì emerso che nella caserma di Illkirch in Francia, dove era di stanza Franco A., il 7 novembre 2012 fu dipinta una svastica di 4 metri sul pavimento. L’episodio non è legato al 28enne ex militare arrestato che vi fu assegnato solo nel febbraio 2016, ma evidenzia che il fenomeno delle derive neonaziste era già compresente nello suo stesso battaglione. L’occasione allora sarebbe stata una partita di Champions League tra Bayern Monaco e la OSC Lille e l’incidente portò all’interrogatorio di venti soldati di cui tre furono multati ed esonerati dal servizio. Nella caserma del 291° battaglione aereo franco-tedesco sono stati trovati ancora adesso appesi certificati e foto di soldati della Wehrmacht ed una riproduzione di una delle mitragliatrici più usate nella seconda guerra mondiale dall’esercito nazista. Tanto da indurre il Ministro von der Leyen a dover sottolineare che la Bundeswehr non è l’erede della Wehrmacht. Il Der Spiegel, ripreso da diversi media nazionali, nei giorni scorsi aveva rincarato la dose indicando di aver individuato la presenza di devozionali alla Wehrmacht in una caserma a Donaueschingen nel Baden Württemberg, dove in una vetrinetta ci sarebbero stati tra l’altro elmetti della seconda guerra mondiale con la notazione satirica “denazificato”.

 

In questo clima l’ispettore generale delle forze armate Volker Wieker ha quindi ordinato alla fine della settimana scorsa la perquisizione di tutte le caserme perché vi vengano rimossi tutti i simboli che celebrino la Wehrmacht che vi dovessero essere trovati. Il compito degli ispettori tuttavia non sarà facile perché un decreto sulla tutela delle tradizioni risalente al 1982 ammette esplicitamente che cimeli di portata documentaria possano essere conservati ed esposti se servono ad illustrare la storia e ciò che è stato, purché siano per questo accompagnati da una nota esplicativa. Non è peraltro specificato quanto essa debba essere lunga. Diverse caserme d’altronde risalgono ai tempi della Wehrmacht, ne sono state rimosse o coperte le svastiche, ma rimangono a capeggiarvi ancora le aquile del Terzo Reich scolpite. L’emittente tedesca ARD cita il caso della caserma di Bad Reichenall (in Baviera) che fino al 2012 portava ancora anche il nome del Generale nazista e fanatico antisemita Rudolf Konrad, o di quella ancor oggi intitolata al feldmaresciallo nazista Rommel ad Augustdorf (in Renania Settentrionale-Vestfalia). Christian Thiels per dell’emittente tedesca SWR denuncia che la norma del 1982 vieta che l’esercito abbia contatti di servizio con organizzazioni che si richiamano all’eredità delle Waffen-SS, ma in effetti quantomeno fino agli anni ’90 ci sarebbero state manifestazioni in cui vecchi soldati della Wehmacht furono invitati nelle caserme ed in qualche caso prendessero parte a gare di tiro con i militari (Thiels però non specifica quando e dove). Nel campo stesso dell’addestramento teorico, cita Thiels, fino a pochi anni fa i manuali della fanteria della Bundeswehr riferivano esplicitamente esperienze tratte dagli ingaggi della Wehrmacht. Cancellati dai manuali tedeschi, riferimenti consimili permarrebbero sempre -indica il corrispondente tedesco- nella manualistica di altri eserciti. Negli USA ad esempio si citerebbe ancora oggi la tattica con i carri armati elaborata dal generale hitleriano Heinz Guderian.

TAG: Antoine Windeck, Bodo Ramelow, Franco A., Heiko Maas, Illkirch, Joachim Gauck, Mathias A., Maximilan T., Ursula Von Der Leyen, Uwe Mundlos, Volker WIecker
CAT: Terrorismo

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