COP 21: Al Gore incontra la società civile.

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5 Dicembre 2015

In occasione di un dibattito avuto luogo alla conferenza sul clima di Parigi, l’ex premio nobel per la pace ha ringraziato il movimento ambientalista per il lavoro svolto in difesa del clima e ribadito la necessità di un urgente cambiamento nei sistemi di produzione e di consumo mondiali.

Quando il confine tra la scelta giusta e quella errata diviene chiaro allora la decisione da prendere si rivela semplice, ed è sempre più evidente che è eticamente sbagliato continuare ad immettere gas ad effetto serra nell’atmosfera”. Questo uno dei tanti messaggi lanciati da Al Gore – ex vicepresidente degli U.S.A. durante l’amministrazione Clinton e figura di riferimento del movimento ambientalista globale – durante un incontro con il mondo delle ONG e della società civile tenutosi ieri, Venerdì 4 Dicembre, alla COP 21 di Parigi.

algore

Nota figura della scena politica Statunitense, Al Gore è diventato nel tempo un eminente portavoce delle istanze ambientaliste a livello mondiale, in particolare per quanto riguarda la problematica del cambiamento climatico. Per il suo impegno in quest’ambito ha anche ricevuto il premio nobel per la pace nel 2007 insieme all’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Nel corso dell’incontro, dopo un breve intervento iniziale che è stato occasione per esprimere la propria gratitudine per il lavoro svolto da tutte quelle realtà no-profit che si battono quotidianamente per un futuro a bassa concentrazione di carbonio, Al Gore ha risposto alle numerose domande rivoltegli da un’affollata sala dove l’emozione era palpabile.

Tanti sono stati gli argomenti toccati all’interno di un’unica tematica generale di riferimento: il fenomeno dei cambiamenti climatici ed i suoi impatti, con un’attenzione particolare verso la conferenza internazionale attualmente in corso. Dalla questione di genere al ruolo dei giovani, dal disinvestimento dalle fonti fossili agli impatti sulle comunità indigene, il dibattito ha spaziato sui molteplici aspetti che compongono il quadro della problematica legata al surriscaldamento globale di origine antropica.

Al Gore ha constatato con soddisfazione come il ruolo della società civile all’interno della COP 21 sia maggiore che in ogni altra precedente Conferenza delle Parti a cui abbia partecipato, e ha espresso la propria fiducia nei giovani – in particolare la cosiddetta Millennial Generation – come attori chiave per affrontare e risolvere la sfida dei cambiamenti climatici. Non solo: l’ex vicepresidente Statunitense ha sottolineato con forza la necessità di aumentare gli investimenti nelle energie rinnovabili e più in generale nelle tecnologie a basso impatto ambientale attraverso il disinvestimento dalle fonti fossili e la facilitazione dell’accesso al credito per sviluppare progetti green, da conseguire mediante l’abbassamento dei tassi di interesse, in particolare per quanto riguarda i Paesi in via di Sviluppo. Una speciale attenzione è stata riservata inoltre alla necessità di vietare lo sviluppo di attività estrattive e trivellazioni nella zona artica e al legame tra cambiamenti climatici e salute, con riferimento in particolare alla salute riproduttiva delle donne.

Nel corso del dibattito, una dei membri della Delegazione Giovanile Italiana promossa da Italian Climate Network in collaborazione con altre associazioni è riuscita a porre una domanda all’ex premio nobel riguardo al legame tra cambiamenti climatici e migrazioni. Tema decisamente sensibile, non solo alla luce delle recenti ondate migratorie che hanno interessato l’Italia e l’Europa ma anche in considerazione delle stime che indicano come il numero di persone costrette a migrare a causa degli impatti dei cambiamenti climatici crescerà esponenzialmente nel corso dei prossimi decenni. La risposta di Al Gore in merito alla questione è stata netta: malgrado lo scetticismo di una parte dell’opinione pubblica, è ormai innegabile come i cambiamenti climatici rappresentino un elemento significativo nel quadro delle cause dei fenomeni migratori.

Al Gore ha apportato come esempio il caso della crisi Siriana, legata a profonde problematiche politiche e socioeconomiche che sono state però esacerbate da un lungo periodo di siccità estrema nei 3 anni precedenti lo scoppio del conflitto imputabile ai mutamenti del clima. Al tempo stesso, l’ex vicepresidente ha sottolineato come la relazione tra cambiamenti climatici e migrazioni non debba venire semplicisticamente inquadrata in un nesso lineare di causa-effetto, ma piuttosto analizzata nel contesto delle complesse interrelazioni con fattori di altra natura.

Nonostante la portata e la problematicità dei cambiamenti climatici, le tante questioni irrisolte e il fatto che le negoziazioni che dovrebbero produrre un nuovo accordo globale stiano incontrando numerosi ostacoli, Al Gore si è rivelato piuttosto ottimista riguardo alla possibilità di trovare una soluzione al problema. “Ogni cambiamento richiede un lungo periodo di tempo prima di manifestarsi pienamente, ma poi avviene più rapidamente di quanto si sarebbe mai potuto immaginare”. La speranza è che le parole del leader ambientalista trovino un puntuale riscontro nella realtà, a cominciare dall’esito della cruciale conferenza sul clima giunta ormai a metà del suo svolgimento.

Riccardo Rossella, responsabile relazioni internazionali Italian Climate Network

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