«Avvenire» e l’intervista piena di omissioni a Lorenzo Fontana

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7 Giugno 2018

Sabato 2 giugno, «Avvenire» ha pubblicato un’intervista al neoministro della Famiglia e delle Disabilità, Lorenzo Fontana: si tratta di un esempio discutibile di giornalismo, non tanto per le domande poste (tutte imperniate sul tema della denatalità dell’Italia dei bianchi in un mondo in costante crescita demografica), quanto per quelle accuratamente evitate. Ecco qualche breve considerazione inviata al direttore, Marco Tarquinio:

Caro direttore,

ho letto l’intervista al neoministro Fontana pubblicata a p. 6 da Francesco Ognibene, giornalista che ho anche avuto il piacere di conoscere di persona apprezzandone sensibilità e cultura. Tuttavia trovo carente l’impostazione stessa dell’intervista, incentrata sull’unico tema della denatalità. Mancano domande (o articoli di corredo) su altre questioni rilevanti per i cattolici. E questo solo in aggiunta ai giudizi offensivi ribaditi oggi da Fontana sul «Corriere» nei confronti delle persone omosessuali e dei loro figli.

Oltre alla sua nota vicinanza ad ambienti lefebvriani, sono preoccupanti i suoi contatti con l’associazione neofascista “Fortezza Europa” (qualche informazione si trova sul sito dell’Osservatorio Antisemitismo del Cdec). Note sono poi le sue posizioni sui migranti: sul sito «Rossoporpora», Fontana parla di “sotituzione etnica” in atto. Ma a me hanno insegnato che per Cristo i bambini sono tutti uguali, senza distinzione di colore della pelle. Sembra quasi che la preoccupazione per la denatalità sia dovuta a volontà di confronto demografico con altri popoli, secondo un canovaccio che abbiamo già conosciuto in tempi dolorosi per l’Italia (quando si invocavano i “figli per la patria”). E poi: il suo sostegno a Orbán si estende anche alla legge ungherese che, in difesa di una malintesa cristianità, punisce con l’arresto chi offre cibo a un bambino senza documenti?

Don Matteo Zuppi ha ricordato che negli ultimi anni la Chiesa si è occupata più della morale che dell’etica, concentrandosi troppo su alcune «parti del corpo, dalla cintola in giù» («L’Espresso», 21/1/18). Mi pare che, nel cercare risposte al problema della denatalità, ci si sia dimenticati di chiedere conto a Fontana della sua discutibile concezione dell’uomo e della donna, della sua adesione ai valori costituzionali e, da cattolico, al magistero e all’eredità conciliare.

Cordiali saluti

Enrico Palumbo

TAG: Avvenire, Chiesa, Concilio, costituzione, Lorenzo Fontana, Marco Tarquinio, neofascismo
CAT: Famiglia, Religione

6 Commenti

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  1. babaorum 6 anni fa

    bisognerebbe chiedere ai cattolici che hanno votato per lui, a meno che esistano piani di analisi e di critica diversi a seconda dei soggetti

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  2. babaorum 6 anni fa

    bisognerebbe chiedere ai cattolici che hanno votato per lui, a meno che esistano piani di analisi e di critica diversi a seconda dei soggetti

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  3. alding 6 anni fa

    Ma piantatela una buona volta di sparare stupidate! Palumbo in pratica non dice nulla: se è una sua polemica con Avvenire, non venga a raccontarcela; se invece ha qualcosa da dire, lo scriva, altrimenti noi che leggiamo questo scritto non capiamo nulla in più. E poi, ripeto, guardatevi intorno: chi è che da’ risposte e aiuto ai bisognosi di ogni genere, razza, colore della pelle, sesso e tendenza sessuale? Non sono forse in grande maggioranza i cattolici? E allora, piantatela di fare inutili e stizzose polemiche alla Odifreddi. Ne siamo stufi, stufi, stufi!!!!

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  4. enrico.palumbo 6 anni fa

    Guardi, non si capisce nulla del suo commento e c’è da dubitare anche delle sue capacità di comprensione di un testo. Del resto uno che ritiene che criticare Fontana significhi far polemica con la Chiesa non c’è da aspettarsi granché.

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  5. enrico.palumbo 6 anni fa

    Guardi, non si capisce nulla del suo commento e c’è da dubitare anche che abbia capito il testo. Del resto da uno che ritiene che criticare Fontana significhi far polemica con la Chiesa non c’è da aspettarsi granché.

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  6. alding 6 anni fa

    Caro Palumbo, sono io che dubito della sua mente, con la differenza che per lei scrivere è una professione e dunque la mancanza è grave, per me non lo è. Abbia l’umiltà di rileggersi e di rileggermi e forse capirà che lei non contestualizza ciò che scrive.

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