Il dibattito sulle aperture domenicali e il fallimento della terza via

10 Settembre 2018

Si discute molto dell’ultima proposta di Di Maio di porre fine alla liberalizzazione totale delle aperture dei negozi, soprattutto per quanto riguarda le domeniche e i giorni festivi. Questa vicenda, a mio parere, si presta ad essere un case study (studio di caso o caso di studio?) per contribuire a spiegare perché la Terza Via ha fallito.

La Terza Via, o il riformismo come piace ad una certa parte politica italiana, era in semplicissime (e non esaustive) parole la sintesi tra socialismo e liberismo. Implicava il riconoscimento da parte della sinistra del ruolo essenziale del mercato come istituzione e del meccanismo della concorrenza come motore di crescita. Questa la prima parte, che la distingueva dal socialismo, e ci sarebbe dovuta essere una seconda parte, per distinguerla dal liberismo, nella quale lo stato si impegnava a rimanere parte attiva per regolamentare e redistribuire parte di quella ricchezza generata dai mercati resi più concorrenziali.  Non era sbagliata in linea di principio, era anche affascinante.  Sono un’economista e la teoria l’ho studiata.

Poi qualcosa è andato storto, siamo (i paesi) cresciuti molto anche se alcuni settori più di altri ma quando qualcosa si è rotto alcuni gruppi di cittadini ci sono andati di mezzo più di altri e ci siamo accorti che non avevamo messo in piedi, con parte di quella torta che cresceva, un sistema di tutele per tutti.

Ora questi cittadini sono un pochino arrabbiati con chi non li ha tutelati e sembra aver fatto gli interessi degli altri, dove gli altri a torto o a ragione sono i ricchi, i potenti, le banche e le multinazionali e che spesso hanno sottratto la loro fetta di torta al sistema fiscale.  E non ne vogliono più sapere di mezze misure, e compromessi, e ragionevolezza.

Tornando all’esempio in questione, la liberalizzazione degli orari di apertura dei negozi  doveva essere solo la prima parte di una scelta politica da “terza via” la seconda era preoccuparsi (prima) che i lavoratori di quei settori fossero tutelati e che avrebbero beneficiato anche loro della crescita del settore. Invece non si sono posti limiti e oggi sui giornali si trovano esperienze di vario tipo riguardo ai lavoratori della GDO. C’è chi è felice, chi può scegliere, chi è costretto, chi è compensato per l’oggettiva scocciatura, chi racimola solo pochi euro in più e chi può riposare almeno un altro giorno fisso in settimana. Direi che in epoca di populismi sarebbe miope derubricare l’uscita di Di Maio a una stupidaggine perché l’ha giustificata con l’unità della famiglia, piuttosto sarebbe l’occasione per rimettere un po’ d’ordine e preoccuparsi di alcuni lavoratori che appartengono sicuramente alla fasce più deboli.

Io onestamente non lo so quale sarebbe la perdita di fatturato se si arrivasse a limitare le aperture domenicali,  e però mi ha molto colpito l’allarme di molte persone che si definiscono di sinistra e progressiste. Tutti a difendere il diritto a consumare (che è diverso dal diritto alla salute o alla sicurezza), anche a scapito dei diritti dei lavoratori. Di sicuro mi sembra che la Germania o la Svizzera prosperino anche senza le aperture dei negozi 24/7 o non mi sembra che in Gran Bretagna Amazon soffra a causa delle aperture continue.

Credo che governare i processi sia la scelta migliore sebbene più complicata, e che quindi la strada giusta sia la tutela dei lavoratori e non la chiusura forzata. Ma bisognerebbe abbandonare quell’atteggiamento TINA (there is no alternative) e di ineluttabilità di fronte alle forze di mercato.  E ricordarsi che la politica può e deve essere più forte dei mercati, e che a volte davanti ad una critica “ma è antieconomica!” si risponderà “sì, e allora?”.

TAG: aperture domenicali, centri commerciali, dimaio, GDO, liberalizzazioni
CAT: Governo

5 Commenti

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  1. enrico-bonfatti 6 anni fa

    Mi pare che la sinistra abbia anche perso la consapevolezza della differenza tra “possibilità” e “diritto”. Il consumo appartiene sicuramente alla prima categoria, non alla seconda. Che alcuni diritti vengano soddisfatti attraverso atti di consumo non cambia la sostanza del discorso: mettere sullo stesso piano possibilità di consumo e diritti dei lavoratori attraverso la distorsione del linguaggio non è che un aspetto della deriva liberista della sinistra. La cd “terza via” probabilmente non è mai esistita, se non nelle teste fantasiose degli economisti formatisi oltre atlantico, dove da almeno 40 anni si cerca di mettere a tacere le Costituzioni “troppo socialiste” dei paesi europei.

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  2. dionysos41 6 anni fa

    D’accordo. Ma ci sarà un morivo per cui l’interesse si sposta sul giorno di chiusura invece che sulla garanzia del lavoratore. Perch^, se si chiude la domenica, il lavoratore sarebbe più garantito? E’ questo il punto, che mi sembre messo bene in rilievo nell’articolo. Un paese in cui mancano i controlli, in ogni settore, è un paese che non sa governarsi. Anzi, consegnato alle destre più retrive.

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  3. enrico-bonfatti 6 anni fa

    Anche qui: è vero che il problema dello spaventoso arretramento dei diritti del lavoro negli utlimi decenni non si risolve imponendo le chiusure domenicali ai centri commerciali. Ma la possibilità di stare a casa la domenica È una garanzia che oggi per molti non è data. La realtà è che questa banalissima battaglia di retroguardia scavalca a sinistra più o meno tutte le formazioni della cd sinistra che negli ultimi anni non hanno fatto altro che da cinghia di trasmissione di volontà ben lontane da quelle che potrebbero venire espresse dall’elettorato. Avessi sentito UNA volta qualcuno tra i vari Boldrini, Fassina, Vendola e quant’altri proporre qualcosa per limitare le aperture domenicali…

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  4. dionysos41 5 anni fa

    E’ veramente un punto di vista limitato e – senza fare classismo – visto da una prospettiva tipicamente piccoloborghese limitare la discussione agli esercizi commerciali. E ospedali, teatri, istituzioni concertistiche, cinematografi? Gli ospedali riguardano la sanità, certo, un servizio garantito dalla costituzione. Be’, ma per questo infermieri e medici non hanno ditritto al giorno di riposo? Il discorso è volutamente paradossale, perché il riposo è garantito. Ma mette in luce quanto sia distorta la polemica. Il punto è bene colto nell’articolo: non sono stati tutelati i diritti del lavoratore. Quindi il problema non è aprire o chiudere, ma aprire, se si vuole, e tutelare i diritti.

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  5. dionysos41 5 anni fa

    Non vorrei essere catastrofico, ma la limitazione la discussione del problema agli esercizi commerciali potrebbe anche significare che chi lo discute così non va al cinema ai concerti a teatro la domenica. Anche qui, il discorso è volutamente paradossale e polemico.

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